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Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso

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216 MARZIANO CIOTTI<br />

Avvertiamo questo scoramento nel sonetto che <strong>Marziano</strong> scrive<br />

in occasione del matrimonio della cugina Maria. Vi si intravede<br />

un presagio <strong>di</strong> morte che incombe, una partecipazione passiva,<br />

quasi <strong>di</strong>staccata alla lieta ricorrenza. I giorni felici sono per<br />

<strong>Marziano</strong> quelli passati “passaro quegli anni”; quelli dei ricor<strong>di</strong><br />

“i <strong>di</strong> che furo”. Ormai per la cugina ma anche per lui stesso non<br />

è più tempo <strong>di</strong> “premere col piè l’erba nascente”, è arrivato il tempo<br />

<strong>di</strong> pronunciar “il giuro”. L’ad<strong>di</strong>o con cui si chiude l’ultima terzina<br />

non ha bisogno <strong>di</strong> alcuna interpretazione.<br />

Luigi Gentile e Maria <strong>Ciotti</strong><br />

Sonetto<br />

Oggi, cugina, mi ritorna in mente<br />

Quando fanciulla ti stringevo al petto;<br />

Tu mi baciavi allora e sorridente<br />

M’accarezzavi con figliale affetto.<br />

Le farfallette, i fior eran l’obietto<br />

D’ogni tuo sogno in quell’età ridente:<br />

Tu sol pensavi al giovanil <strong>di</strong>letto<br />

Di premere col piè l’erba nascente.<br />

Ma passaro quegli anni! Ed oggi all’ara<br />

Lieta ti veggo pronunciare il giuro<br />

Che mille gioie al tuo avvenir prepara.<br />

Ad<strong>di</strong>o cugina, e se talor tu puoi<br />

Rivolgere il pensiero ai <strong>di</strong> che furo,<br />

Me pur ricorda fra gli amici tuoi.<br />

L’affezionatissimo cugino<br />

<strong>Marziano</strong> <strong>Ciotti</strong><br />

Pordenone 1878 – Tipografia Gatti<br />

Copia del componimento è stata donata dal figlio Attilio Gentile<br />

al dott. Ettore Patuna 87

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