Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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92 MARZIANO CIOTTI<br />
...tutti poterono vedere che la cerimonia <strong>di</strong> Navarons fu non ora<br />
serena <strong>di</strong> italianità ma ora grigia <strong>di</strong> socio – massonica cospirazione.<br />
Vi intervenne Battistig, venerabile della massoneria u<strong>di</strong>nese, che<br />
parlò e ripetutamente. Si portarono in giro le ceneri tra l’inno <strong>di</strong><br />
Garibal<strong>di</strong>, dei lavoratori o che so io, come fosse una scampagnata <strong>di</strong><br />
1º maggio. Tutto fu pagano in quel trasporto, anzi tutto anticristiano<br />
e perciò tutto antiitaliano. 30<br />
<strong>La</strong> volontà <strong>di</strong> sminuire e svilire il movimento friulano è ben<br />
riassunta nelle critiche <strong>di</strong> Ernesto D’Agostini, che attirarono la<br />
vibrata protesta <strong>di</strong> <strong>Marziano</strong> <strong>Ciotti</strong>, manifestata nella pubblicazione<br />
dell’opuscolo “Alcuni cenni sul Moto del Friuli del 1864”.<br />
D’Agostini giu<strong>di</strong>cò inopportuna l’azione, sia per la stagione<br />
avanzata che pel poco legame delle singole regioni, sia perché le popolazioni<br />
non essendo state convenientemente preparate, avrebbero<br />
ridotto come avvenne i pochi animosi all’isolamento.<br />
Secondo la sua opinione i cospiratori agirono con scarsi mezzi<br />
e poche possibilità <strong>di</strong> successo illudendo quei venuti dal <strong>di</strong>fuori<br />
[Cella, Tolazzi, <strong>Ciotti</strong>] che nel loro intenso desiderio <strong>di</strong> combattere<br />
per la libertà (...) credettero che tutto fosse stato pre<strong>di</strong>sposto.<br />
E grave fu la responsabilità che le bande si assunsero, <strong>di</strong> compromettere<br />
cioè con sì scarsi mezzi e sì poche probabilità <strong>di</strong> successo una<br />
intera regione...<br />
L’Italia nel 1864 avea già dato troppe vittime ed illuminati con<br />
abbastanza incendj i truci trionfi degli oppressori – perché fosse bisogno<br />
<strong>di</strong> ripetere quei dolorosi spettacoli davanti un popolo che conoscendo<br />
il numero e la potenza de’ suoi nemici, non credette al<br />
successo <strong>di</strong> quel manipolo <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>, e sconfortato assistè alla lotta<br />
ineguale. 31<br />
Con quest’ultima frase D’Agostini, senza rendersene conto, in<strong>di</strong>ca<br />
il motivo principale per cui il Moto fallì militarmente, motivo<br />
ribattuto ampiamente da Andreuzzi e <strong>Ciotti</strong> nelle loro narrazioni:<br />
cioè la mancata partecipazione <strong>di</strong> quanti avevano a cuore le<br />
sorti della loro terra. Questa specie <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento dovette bruciare<br />
parecchio a coloro che lo avevano perpetrato che fecero <strong>di</strong> tutto<br />
per <strong>di</strong>menticare i fatti e così insabbiare i loro sensi <strong>di</strong> colpa.<br />
Emblematico è il comportamento <strong>di</strong> Mattia Zuzzi che osteggiò<br />
Andreuzzi durante i preparativi del Moto, ma che nel 1866, quan-