Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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248 MARZIANO CIOTTI<br />
Sono <strong>di</strong> quegli anni l’erezione della colonna con il Leone <strong>di</strong> S.<br />
Marco (21 aprile 1924) in piazza, il cambiamento della toponomastica:<br />
via M. <strong>Ciotti</strong>, via A. Bergamas, via Dante, via Petrarca,<br />
via C. Battisti, via della Serenissima, via G. Garibal<strong>di</strong>, viale Regina<br />
Elena, piazza Unità ; la costituzione della sezione gra<strong>di</strong>scana<br />
dell’istituto fascista <strong>di</strong> cultura, il monumento a Leonardo da<br />
Vinci, il bassorilievo del leone <strong>di</strong> S. Marco sul Torrione della<br />
Campana, l’istituzione del <strong>La</strong>pidario e del Museo citta<strong>di</strong>no “…<br />
che esalterà nel tempo l’in<strong>di</strong>struttibile romanità <strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>sca<br />
d’Isonzo”.<br />
In questo contesto si inserisce l’innalzamento dell’erma a <strong>Marziano</strong><br />
<strong>Ciotti</strong>.<br />
<strong>La</strong> vasta risonanza data all’iniziativa garibal<strong>di</strong>na non poteva<br />
corrispondere al ricordo, all’affetto, alla partecipazione cosciente<br />
dei concitta<strong>di</strong>ni. <strong>Ciotti</strong> lasciò Gra<strong>di</strong>sca ancora bambino, si formò<br />
culturalmente e politicamente in altra area friulana ed è lecito<br />
pensare che la famiglia, il padre, gli stu<strong>di</strong> abbiano influito sulla<br />
sua coscienza patriottica più dei natali gra<strong>di</strong>scani.<br />
Del complesso processo storico che portò alla formazione dello<br />
stato unitario italiano (da cui la nostra area resta esclusa fino al<br />
1918) arrivarono sicuramente gli echi in città, ma Gra<strong>di</strong>sca “nel<br />
suo complesso è austriaca e cresce nel clima <strong>di</strong> relativo benessere<br />
e industrializzazione che investe tutti gli stati austriaci”.<br />
Nelle carceri citta<strong>di</strong>ne scontarono dure condanne alcuni cospiratori<br />
italiani per azioni compiute contro il governo austriaco<br />
e la loro presenza può aver sensibilizzato alcuni ai fatti <strong>di</strong> oltre<br />
confine. Per due anni (1849-1850) si stampò a Gra<strong>di</strong>sca “L’Eco<br />
dell’Isonzo”, giornale che fu presto soppresso dalle autorità austriache.<br />
Il responsabile del foglio era Carlo Favetti, goriziano, e<br />
l’unico collaboratore gra<strong>di</strong>scano <strong>di</strong> cui troviamo traccia fu Federico<br />
de Comelli, costretto all’espatrio dopo il 1850. Per quanto<br />
superficiale possa sembrare questa rapida analisi, non si in<strong>di</strong>viduano<br />
oltre a questi episo<strong>di</strong>, altri momenti <strong>di</strong> acceso attivismo<br />
antiaustriaco organizzato.<br />
Ma gli echi del Risorgimento italiano in queste province meri<strong>di</strong>onali<br />
dell’Impero meritano una trattazione ben più approfon<strong>di</strong>ta<br />
e attenta.