Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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136 MARZIANO CIOTTI<br />
dova. Vi presenziava spessissimo anche Cesare Parenzo fin da poco<br />
tempo Deputato <strong>di</strong> Adria, sempre nostro.<br />
Il moto doveva avvenire per bande naturalmente composte e comandate<br />
da uomini del paese conoscitori del terreno su cui dovevano manovrare.<br />
Primeggiavano fra i militi i due fratelli Michielini ed il bravo Zacchè<br />
<strong>di</strong> Navarons, Giacomo Giordani <strong>di</strong> Medun, Chiap <strong>di</strong> Forni, Davide<br />
Beltrame <strong>di</strong> Frisanco. Mazzini aveva mandato le ultime istruzioni accompagnate<br />
dal suo intelligente opuscolo sulla guerra per bande. Il piano<br />
in poche parole era il seguente: attaccare un grosso appostamento <strong>di</strong><br />
truppa austriaca, <strong>di</strong>sarmare qualche posto <strong>di</strong> gendarmeria, cacciarsi<br />
quin<strong>di</strong> fra i monti, comparire oggi qui, per ricomparire domani altrove,<br />
infine tener possibilmente <strong>di</strong>stratto il grosso delle forze nemiche, onde<br />
lasciar agio alle città <strong>di</strong> fare serie ed eloquenti <strong>di</strong>mostrazioni ed iniziare<br />
in tal guisa una energica e potente rivoluzione. Mi perdoni l’Avvocato<br />
d’Agostini e i gentili lettori <strong>di</strong> questo povero scritto, se li occupo <strong>di</strong><br />
tanti e si fasti<strong>di</strong>osi dettagli – ma abbiano pazienza – mi sono creduto in<br />
dovere <strong>di</strong> far comprendere a quel signore come le bande non si assunsero<br />
a casaccio la grave responsabilità <strong>di</strong> questo movimento, e come questo<br />
– che fece temere fosse andata perduta la serietà <strong>di</strong> propositi che avea reso<br />
fortunato il 1859 – fosse stato ispirato, preparato, <strong>di</strong>retto dalle in<strong>di</strong>vidualità<br />
più spiccate del partito d’azione – amenochè Garibal<strong>di</strong>, Mazzini,<br />
Cairoli, Guerzoni, Andreuzzi ed altri non fossero affetti dal riscaldo <strong>di</strong><br />
gioventù illusa, ed inspirassero un sentimento <strong>di</strong> sconforto sugli Italiani e<br />
particolarmente sui Veneti.<br />
Che la maggioranza <strong>di</strong> quest’ultimi – sempre in virtù del narcotico<br />
somministrato loro da quella brava gente dei Comitati <strong>La</strong>fariniani – attendesse<br />
con paziente rassegnazione la libertà dal solo governo italiano<br />
– gerente responsabile in allora della volontà autoritaria <strong>di</strong> Napoleone<br />
III – è un fatto positivo ed in<strong>di</strong>scutibile; ma che d’altro canto il moto<br />
del Friuli abbia servito almeno a far capire alla <strong>di</strong>plomazia europea<br />
ch’era tempo si pensasse con un po’ più <strong>di</strong> buon volere alla con<strong>di</strong>zione<br />
del povero Veneto, l’Avvocato d’Agostini sarà tanto generoso d’accordarcelo.<br />
Vede che siamo modesti, esigiamo ben poco!<br />
Il male che incolse il movimento del Friuli fin dal suo nascere fu la stagione<br />
troppo inoltrata e – <strong>di</strong>ciamolo pure – il suo isolamento. Dirò brevemente<br />
le cause. Ai primi <strong>di</strong> settembre fuvvi grande riunione a Padova,<br />
alla quale convennero i rappresentanti <strong>di</strong> tutti i Comitati interni e Guerzoni<br />
venuto da Milano, onde concertare il giorno della prossima mossa<br />
e ricevere le definitive istruzioni. I Trentini, i Bellunesi ed i Friulani avevano<br />
tutto preparato.