Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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In Friuli con Antonio Andreuzzi<br />
zia – ci allestirono sicuri asili. E qui – giacché mi si offre l’occasione –<br />
sciolgo un debito <strong>di</strong> riconoscenza tarda ma sincera all’amico Federico<br />
Farra – al quale particolarmente venne dagli amici affidata la nostra custo<strong>di</strong>a,<br />
la nostra sicurezza, la nostra vita. Ed egli con affetto fraterno<br />
con ammirabile previdenza seppe condurci <strong>di</strong> asilo in asilo, e finalmente<br />
– quando venne il momento <strong>di</strong> partire e <strong>di</strong> ricoverarci in terra italiana<br />
– ci accompagnò fino a Padova, lasciandoci solo quando ci vedeva in<br />
mani sicure come le sue. Dopo <strong>di</strong> noi egli pose in salvo il giovane Andreuzzi<br />
e Michielini, e alcun tempo dopo accompagnò fino al confine<br />
il venerando Andreuzzi miracolosamente sfuggito all’occhio vigile delle<br />
scolte austriache, ai rigori del freddo, alla fame, alle fatiche.<br />
L’entusiastica e splen<strong>di</strong>da accoglienza ricevuta a Torino – specialmente<br />
dagli uomini che sono oggi onnipotenti, e che usufruirono dei nostri<br />
sacrifici, dei nostri pericoli, del nostro sangue per salire i dorati gra<strong>di</strong>ni<br />
del potere – ci convinsero quale effetto avesse fatto il nostro audace<br />
movimento. Là soltanto seppimo che Egisto Bezzi s’era messo alla testa<br />
<strong>di</strong> una colonna <strong>di</strong> volontari che doveva passare il confine nella provincia<br />
<strong>di</strong> Brescia, ma arrestata in val Trompia dal governo del Re d’Italia<br />
dovette deporre le armi. Garibal<strong>di</strong> era sulle mosse per venire sul continente.<br />
Ed infine ricordo la bella <strong>di</strong>mostrazione fattaci l’otto <strong>di</strong>cembre<br />
al Teatro Nazionale <strong>di</strong> Torino, dove il venerando Tecchio presentandoci<br />
all’assemblea <strong>di</strong>sse queste parole: che il patriottismo ed il coraggio<br />
non si <strong>di</strong>scutono, e che non si arrestano a considerazioni <strong>di</strong> opportunità.<br />
Sembrava quasi che il nobile uomo prevedesse come dei botoli ringhiosi<br />
ci sarebbero venuti fra le gambe, e dopo aver trascorso vari anni nella<br />
cospirazione codarda del silenzio contro quel moto, un giorno sorgerebbero<br />
a calunniarlo, vilipenderlo, deriderlo. Ed hanno ragione. Non sempre<br />
la fortuna fu propizia ai valorosi – <strong>di</strong>ce un mio amico – e la magnanima<br />
impresa del Friuli restò un semplice tentativo come quelli delle<br />
Romagne, della Savoia, della Spezia, dei fratelli Ban<strong>di</strong>era e <strong>di</strong> Sapri. Se<br />
non che – mentre tutti questi fatti furono celebrati dalla storia – quello<br />
solo del 1864 venne posto in <strong>di</strong>menticanza. Nessuno mai parlò <strong>di</strong> esso.<br />
E solo oggi – dopo 16 lunghi anni – un avvocatuccio qualunque – sotto<br />
il peso degli allori raccolti sul banco delle sue brillanti <strong>di</strong>fese penali<br />
– atteggiandosi a tattico – scrive un libercolo sulle Campagne <strong>di</strong> guerra<br />
in Friuli – per de<strong>di</strong>carlo alla sua Ifigenia – e vi insinua maliziosamente<br />
degli erronei giu<strong>di</strong>zi sui Moti del 1864, sotto la dettatura dell’Imperiale<br />
e Regio atto d’accusa presentato dall’Imperiale e Regio Procuratore <strong>di</strong><br />
Stato All’Imperiale e Regio Tribunale <strong>di</strong> Venezia.<br />
Ne lo spinse a ciò – io credo – il vedere gli autori <strong>di</strong> quel movimento ca-<br />
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