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Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso

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196 MARZIANO CIOTTI<br />

rese sicuri che la nostra avanguar<strong>di</strong>a era alle prese cogli avamposti<br />

dell’inimico. Il nostro superiore [<strong>Ciotti</strong>] ci <strong>di</strong>ede l’or<strong>di</strong>ne che ad ogni<br />

scarica, ci buttassimo nei fossi che fiancheggiavano la strada; questi<br />

erano pieni d’acqua, e allorchè il lampo annunziatore delle palle vicine<br />

si faceva vedere in quel buio, noi prendevamo dei bagni, nè<br />

troppo como<strong>di</strong> in quella stagione, nè troppo puliti. Però <strong>di</strong> tratto in<br />

tratto ci si avanzava, tra quel <strong>di</strong>avoleto: le nostre trombe suonavano<br />

avanti; avanti, gridavano gli ufficiali; avanti si gridava noi tutti, e come<br />

un sol uomo, ci spingevamo, ci accalcavamo, per quella strada<br />

che poco dopo doveva essere ingombra da mucchi <strong>di</strong> deformati cadaveri.<br />

Già qualche ferito emetteva grida strazianti, già l’aria s’impregnava<br />

<strong>di</strong> quel simpatico odore <strong>di</strong> polvere che suole accompagnare i<br />

combattimenti, già il lontano rullo del tamburo, il subito guizzo che<br />

pari a lingua <strong>di</strong> fuoco si ripercuoteva per tutta quella estensione, e il<br />

fischio non interrotto mai delle mici<strong>di</strong>alissime palle nemiche, ci rendeva<br />

sicuri che assistevamo ad un’imponente battaglia.<br />

Le scariche dei Prussiani <strong>di</strong> minuto in minuto crescevano d’intensità,<br />

eppure noi fedeli ai nostri or<strong>di</strong>ni non ci azzardavamo a far<br />

uso delle nostre armi, quando quei vili delle guar<strong>di</strong>e mobili cominciarono<br />

a scappare e a tirar fucilate all’in<strong>di</strong>etro, fucilate che colpivano<br />

noi, non i Prussiani. L’impresa a quel momento si poteva chiamare<br />

fallita; un uomo prudente, uno che va col successo si sarebbe<br />

ritirato, ma Garibal<strong>di</strong> era là in prima fila, ma noi si vedeva fuggire<br />

i Francesi e volevamo far vedere quanto più <strong>di</strong> loro valessero i calunniati<br />

Italiani, epperciò con l’entusiasmo <strong>di</strong> chi sa <strong>di</strong> sacrificarsi per<br />

una idea generosa si stava fermi, al nostro posto. E lì morì il povero<br />

tenente Anzillotti; lì morì il bravo Del Pino, uno dei ragazzi più<br />

buoni e più coraggiosi che io m’abbia conosciuto, e certo uno dei migliori<br />

della mia compagnia. Non vi sto a <strong>di</strong>re il numero dei feriti, i<br />

Carabinieri Genovesi furono decimati (…) gli Italiani si battevano<br />

e si battevano da Eroi.<br />

I figli <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> si <strong>di</strong>mostrarono degni del loro genitore, e la<br />

Francia ha da serbar eterna memoria del loro coraggio, della loro<br />

abnegazione, dalla loro bravura. Le bombe solcavano l’aria, già impregnata<br />

<strong>di</strong> fumo: il sibilo delle palle non avea tregua alcuna; i carabinieri<br />

Genovesi, i cacciatori <strong>di</strong> Marsala, (tutta la quinta brigata)<br />

sdraiati pei campi o nelle vicine praterie non facevano uso alcuno

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