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Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso

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In Friuli con Antonio Andreuzzi<br />

che il Procuratore <strong>di</strong> Stato presentava in data del 2 <strong>di</strong>cembre 1865 all’Inclito<br />

I. R. Tribunale provinciale, sezione penale, in Venezia. Per verità<br />

è una ben curiosa maniera <strong>di</strong> scrivere la storia <strong>di</strong> un paese, quella <strong>di</strong><br />

ricorrere semplicemente agli atti delle Polizie – come è la più pazza cosa<br />

del mondo parlare <strong>di</strong> fatti politici e insurrezionali sulla scorta eloquente<br />

dell’istruttoria dei processi relativi. Ma la colpa non è tutta sua,<br />

poiché – come <strong>di</strong>ceva un mio amico – nessuno parlò mai <strong>di</strong> quel Moto.<br />

Quelli che l’avevan compiuto per ragion <strong>di</strong> modestia, e gli altri per ragione<br />

<strong>di</strong> viltà.<br />

Tutto il male però non viene per nuocere. Forse prima del processo per<br />

<strong>di</strong>ffamazione intentato dall’onorevole Nicotera alla Gazzetta d’Italia,<br />

pochi in paese conoscevano il fatto audace <strong>di</strong> Sapri; così l’opuscolo dell’Avvocato<br />

D’Agostini ha procurato, se non altro, l’opportunità <strong>di</strong> togliermi<br />

dall’oblio e dal silenzio per fargli conoscere il vero <strong>di</strong> quel movimento,<br />

al quale – con tutto il rispetto per le opinioni del chiaro Avvocato<br />

– ci tengo molto d’aver appartenuto, tanto – guar<strong>di</strong> stranezza –<br />

quanto alla fortuna <strong>di</strong> aver fatto parte della spe<strong>di</strong>zione dei Mille e <strong>di</strong><br />

aver combattuto un certo numero <strong>di</strong> patrie battaglie.<br />

E <strong>di</strong>nanzi alla – siamo benigni – piuttosto arrischiata sentenza dell’autore,<br />

che cioè il Moto del 1864 fu sorgente <strong>di</strong> molti mali e <strong>di</strong> scarsissimi benefici,<br />

io non avrei che da noverargli la serie gloriosa dei tentativi insurrezionali<br />

– delle audaci cospirazioni – degli ar<strong>di</strong>ti fatti d’armi che dal<br />

1821 al 1870 tennero desta la grande scintilla del patrio fuoco, e benchè<br />

– secondo la classica teoria del succitato autore – portarono lo scarso beneficio<br />

e il molto male <strong>di</strong> popolare le carceri dei migliori patrioti – <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseminare<br />

i cadaveri della più balda gioventù in ogni campo d’Italia –<br />

pure io – non educato alla scuola del moderno positivismo – mi mantengo<br />

nella vecchia opinione che senza tali fatti non saremmo quello che<br />

siamo oggidì, ne avrei giammai pensato <strong>di</strong> contender loro il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

compromettere per temerità l’intera Italia, esponendola ai duri rigori delle<br />

repressioni austriache, borboniche, papali, ducali e via <strong>di</strong> seguito.<br />

Ma è tempo che io entri in argomento. E <strong>di</strong>rò qualmente dopo la tragica<br />

impresa d’Aspromonte la democrazia italiana rivolgesse la sua attenzione<br />

al Veneto col concetto ben ponderato <strong>di</strong> organizzarvi un<br />

gran movimento insurrezionale che prendesse le mosse contemporaneamente<br />

da tre punti principali: il Trentino, il Cadore ed il Friuli. Si<br />

organizzarono Comitati d’azione sotto la presidenza del Generale Garibal<strong>di</strong><br />

e sotto l’imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Benedetto Cairoli oggi – in<br />

virtù del sangue <strong>di</strong> Cornelia che scorre nelle sue vene – Presidente del<br />

Consiglio dei Ministri.<br />

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