Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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– È quello, ma non lo <strong>di</strong>re; perché se lo sapesse se ne avrebbe a<br />
male.<br />
– Perché?<br />
– Perché è fatto così!<br />
Guardai quel giovane che ha vent’anni, e, alla barba nera e piena,<br />
pare <strong>di</strong> trenta. Stentava a credere che con quella fisionomia severa fosse<br />
stato lui a cantare, ma i versi del canto non erano indegni <strong>di</strong> lui.<br />
Che tesori <strong>di</strong> giovani in quella settima compagnia!<br />
* 13<br />
Con i Mille<br />
In una lettera ai genitori, Riccardo Luzzatto racconta in modo<br />
fresco e vivace gli avvenimenti successivi a Calatafimi:<br />
(…) Ci portammo poi ad Alcamo, a Partinico, poi sotto Monreale,<br />
infine al Parco. Alla Piana dei Greci andammo ad incontrare i<br />
Napoletani i quali fatte pocche fucilate si ritirarono. Da Piana dei<br />
Greci ci recammo a Marineo ed a Misilmeri e da Misilmeri <strong>di</strong> notte<br />
tempo qui in Palermo ove entrammo combattendo. Il nemico che<br />
credevamo sorprendere fù avvertito e si <strong>di</strong>fese bene, però fummo<br />
vincitori in tutti i punti e cacciato il nemico da quasi tutta la Città,<br />
la lasciammo e continuammo a batterci. Garibal<strong>di</strong> fece un <strong>di</strong>scorso<br />
alla nostra compagnia, e ci <strong>di</strong>sse che il nostro nome era sinonimo <strong>di</strong><br />
Valorosi, che ci vorrebbe bacciare ad uno ad uno e mille altre cose.<br />
Il nemico domanda continuamente armistizio, propose ai Siciliani<br />
la costituzione perchè noi partissimo ed essi facessero atti <strong>di</strong> omaggio<br />
al Re. L’ultimo nostro fatto d’arme fù a porta Montalto dove prendemmo<br />
un Bastione <strong>di</strong> un Monastero a<strong>di</strong>acente al Palazzo Reale.<br />
Noi <strong>di</strong>fettiamo <strong>di</strong> armi per armare i paesani, abbiamo vari cannoni.<br />
A Calatafimi una palla mi forò il Vestito ed una i calzoni.<br />
Gli amici Friulani sono tutti vivi e sani. 14<br />
* Abba de<strong>di</strong>ca la sua opera Arrigo “alla illibata memoria dell’ingegnere pordenonese<br />
Giovanni Battista Bertossi (Pordenone 1840 – Varazze, Savona 1875)<br />
che, quando nel novembre 1860 l’Esercito Meri<strong>di</strong>onale fu sciolto, tra i primi<br />
abbandonava grado ed onori. Anima generosa e severa più della sua non poteva<br />
trovarsi; e in tanta tristizia d’uomini e <strong>di</strong> tempi, per chi lo conobbe era un<br />
conforto pensare alla <strong>di</strong> lui tempra spar<strong>tana</strong>. Oggi sul suo sepolcro è concesso<br />
il <strong>di</strong>rlo: la nostra patria sarà grande davvero, quando gli uomini come Bertossi<br />
vi nasceranno men rari, e vivranno meno ignorati”.<br />
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