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Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso

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Ad Aspromonte, con Garibal<strong>di</strong><br />

bruttarmi <strong>di</strong> sangue fraterno! Tale scrupolo, non ebbero certamente<br />

i soldati della monarchia, o, <strong>di</strong>rò meglio, i capi che comandavano<br />

quei soldati. Che contassero sul mio orrore per la guerra civile?<br />

Anche ciò è probabile, e realmente, essi marciavano su <strong>di</strong> noi con<br />

una fiducia che lo faceva supporre. Io or<strong>di</strong>nai che non si facesse fuoco,<br />

e tale or<strong>di</strong>ne fu ubbi<strong>di</strong>to, meno da poca gioventù bollente alla<br />

nostra destra, agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Menotti, che vedendosi caricati un po’<br />

sfacciatamente, caricarono e respinsero. <strong>La</strong> posizione nostra nell’alto,<br />

colle spalle alla selva, era <strong>di</strong> quella da poter tenere <strong>di</strong>eci contro<br />

cento. Ma che serve, non <strong>di</strong>fendendoci, era certo che gli assalitori<br />

dovevano presto raggiungerci. E siccome succede sempre, esser fiero<br />

chi assale, in ragion <strong>di</strong>retta della poca resistenza dell’avverso, i bersaglieri<br />

che ci marciavano sopra, spesseggiavano maledettamente i<br />

loro tiri, ed io che mi trovavo tra le due linee, per risparmiare la<br />

strage, fui regalato con due palle <strong>di</strong> carabina, l’una all’anca sinistra,<br />

e l’altra al maleolo interno del piede destro. Anche Menotti fu ferito<br />

nello stesso tempo. Coll’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> non sparare, quasi tutta la gente<br />

nostra ritirossi nella foresta, rimanendo presso <strong>di</strong> me tutti i miei<br />

pro<strong>di</strong> ufficiali, fra cui i tre egregi chirurghi nostri Ripari, Basile ed<br />

Albanese, alla cura gentile dei quali io devo certamente la vita. 25<br />

<strong>Ciotti</strong> e gli altri ufficiali accorsero intorno all’albero al cui<br />

tronco era appoggiato Garibal<strong>di</strong> con in bocca il suo eterno mezzo<br />

toscano. Cessato il fuoco soldati regi e volontari garibal<strong>di</strong>ni<br />

fraternizzarono alle grida <strong>di</strong> Viva l’Italia e Vittorio Emanuele in<br />

Campidoglio! e Viva Garibal<strong>di</strong>! Il tenente Rotondo sopraggiunse<br />

a cavallo e, senza salutare, intimò a Garibal<strong>di</strong> la resa. Il Generale<br />

gli rivolse parole <strong>di</strong> rimprovero per il comportamento<br />

scorretto ed offensivo e lo fece <strong>di</strong>sarmare. Per sua fortuna intervenne<br />

il colonnello Pallavicini che, toltosi il cappello, chiese a<br />

Garibal<strong>di</strong> <strong>di</strong> arrendersi, parlandogli all’orecchio e con la massima<br />

cortesia.<br />

Il Generale, adagiato su una barella <strong>di</strong> fortuna, fu trasportato<br />

a braccia in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Scilla. Il corteo giunse a tarda sera alla<br />

capanna del pastore Vincenzo che aveva già aiutato Garibal<strong>di</strong> nel<br />

1860. L’illustre prigioniero ferito, dopo aver bevuto un po’ <strong>di</strong><br />

brodo <strong>di</strong> capra, passò il resto della notte su un letto improvvisato<br />

<strong>di</strong> cappotti offerti generosamente dagli ufficiali del suo Stato<br />

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