Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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80 MARZIANO CIOTTI<br />
Garibal<strong>di</strong> proseguiva la sua marcia verso Reggio inseguito da<br />
un battaglione del 5º reggimento fanteria, mandato a fermarlo dal<br />
Gen. Cial<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>ventato, negli ultimi tempi, ostile al Nizzardo.<br />
Gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> erano <strong>di</strong> non rispondere al fuoco e alle<br />
provocazioni delle truppe regolari e, per evitare lo scontro <strong>di</strong>retto<br />
e per non spargere sangue fraterno, avendo saputo che i regolari<br />
avanzavano da Reggio, si <strong>di</strong>resse con i suoi verso l’Aspromonte<br />
dove giunse all’alba del 29 agosto.<br />
Al pomeriggio del giorno stesso i regi, comandati dal colonnello<br />
Pallavicini, assalirono i volontari. Questi avrebbero potuto fare<br />
lunga resistenza, ma il Generale, or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> sospendere il fuoco.<br />
Purtroppo però il sangue fraterno fu versato: i regi ebbero 7<br />
morti e 24 feriti, i garibal<strong>di</strong>ni 5 morti e 20 feriti; fra questi ultimi<br />
Garibal<strong>di</strong> stesso, che fu colpito lievemente alla coscia sinistra da<br />
una palla <strong>di</strong> rimbalzo e da una seconda pallottola, ben più maligna,<br />
al collo del piede destro. <strong>Ciotti</strong>, in qualità <strong>di</strong> Aiutante Maggiore<br />
nel secondo battaglione bersaglieri garibal<strong>di</strong>ni, è presente<br />
al ferimento del Generale e gli presta le prime cure. Accorre subito<br />
il suo ufficiale d’or<strong>di</strong>nanza Francesco Rizzani <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne che<br />
insieme ad Enrico Cairoli trasportano Garibal<strong>di</strong> al piede dell’albero<br />
storico, aiutati da Placido Fabris <strong>di</strong> Treviso che lo teneva per<br />
le gambe. Tra i feriti nelle fila garibal<strong>di</strong>ne c’è anche Silvio Andreuzzi,<br />
figlio del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Navarons Antonio.<br />
L’Aspromonte fu, suo malgrado, palcoscenico <strong>di</strong> un tragico<br />
episo<strong>di</strong>o che vide protagonisti le truppe regolari dell’Esercito<br />
Italiano e i volontari <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>: uno scontro che fu l’avvenimento<br />
più doloroso della storia del Risorgimento Italiano.<br />
Lo stesso Garibal<strong>di</strong>, moralmente depresso a causa dello scontro<br />
fratricida, nelle sue Memorie descrive così quei momenti:<br />
Tali certamente erano gli or<strong>di</strong>ni si trattava d’esterminio, e siccome<br />
tra i figli della stessa madre potevasi temere titubanza, cotesti or<strong>di</strong>ni<br />
furono, senza dubbio, <strong>di</strong> non dar tempo nemmeno alla riflessione.<br />
Giunto a lungo tiro <strong>di</strong> fucile, il corpo Pallavicini formò le sue catene,<br />
avanzò risolutamente su <strong>di</strong> noi, e cominciò il solito “ fuoco avanzando”,<br />
sistema adottato anche dai borbonici, e che ho già descritto<br />
<strong>di</strong>fettoso. Noi non rispondemmo. Terribile fu per me quel momento!<br />
Gettato nell’alternativa <strong>di</strong> deporre le armi come pecore, o <strong>di</strong>