Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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In Friuli con Antonio Andreuzzi<br />
quattro bande simili in quel circondario, che cosa ne sarebbe successo?<br />
Che la numerosa truppa, stanca, sfinita, sarebbe stata battuta e demoralizzata<br />
e <strong>di</strong>spersa tra quelle rupi.<br />
Se la sinistra del Tagliamento avesse fatto altrettanto, se altrettanto fosse<br />
successo in tutta la catena delle Alpi, dal Friuli al Cadore e via via sino<br />
al Tirolo; che cosa ne sarebbe successo? Che battute e stanche le<br />
truppe austriache, le città Venete sarebbero insorte; avrebbero così dato<br />
opportunità a Garibal<strong>di</strong> prima, all’esercito poi <strong>di</strong> venire in nostro<br />
soccorso; e noi Veneti avremmo avuto l’onore <strong>di</strong> una coraggiosa iniziativa,<br />
e la fortuna che seppe meritarsi la Sicilia, e l’orgoglio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: ci siamo<br />
battuti per cacciare lo straniero dalla nostra terra; i nostri fratelli<br />
dell’oltre Mincio ci hanno aiutato, e le parole del Re Galantuomo, sopra<br />
le quali riposavano le speranze della nostra iniziativa, avrebbero<br />
avuto pieno adempimento.<br />
Ecco come suonano le parole del Re, nel suo famoso in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> Ancona<br />
nel 1860:<br />
“Un prode guerriero salpava in aiuto della Sicilia; erano fratelli italiani<br />
che correvano in soccorso <strong>di</strong> altri fratelli italiani; io non poteva, non<br />
doveva trattenerli”.<br />
Qui il principio cristiano proclamato dai nostro Re! Eccoci ad<strong>di</strong>tata la<br />
via dell’emancipazione dai ceppi austriaci, riba<strong>di</strong>ta a Villafranca; cosa<br />
volete <strong>di</strong> più o italiani, o miserabili Veneti vittime dei vostri stessi signori<br />
ed oziosi, pagati perché pre<strong>di</strong>chino e scrivano: lasciar fare a chi<br />
tocca, che è quanto <strong>di</strong>re la vigliaccheria e l’inerzia?<br />
Ripensando sopra questa terribile verità verrebbe la tentazione <strong>di</strong> rinnegarsi<br />
come Veneti. Ma spero che tante colpe verranno ammenciate,<br />
che l’errore verrà conosciuto, i vili smascherati, lavate le macchie; e<br />
che i Veneti insorgeranno e non tra molto tempo, unanimi per non<br />
deporre le armi che dopo la vittoria, e ricorderanno il motto romano<br />
dei nostri antichi padri: servitus postremum malorum omnium non<br />
modo ferro sed morte etiam repellendum, * e metteranno in pratica applicazione<br />
le parole del decesso grande Diplomatico, ** scritte nel famoso<br />
Memorandum ai rappresentanti all’estero nell’ottobre 1860, al-<br />
* <strong>La</strong> schiavitù, il peggiore <strong>di</strong> tutti i mali, è da respingere non solo con la spada<br />
ma anche con la morte.<br />
** Cavour.<br />
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