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Discussioni del Parlamento europeo - Europa

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

sviluppare la propria lingua, cultura, fede e tradizioni, e devono sentirsi sicuri che il loro<br />

benessere e i loro valori non saranno messi in pericolo. Se le nazioni esistenti all’interno<br />

degli stati si sentono a proprio agio nei loro paesi, vi sarà minor paura attorno a un afflusso<br />

di immigrati e il processo di allargamento nel complesso verrà visto in una luce positiva.<br />

Dobbiamo ascoltare i cittadini, e dobbiamo sviluppare un dialogo. Sono a favore di vari<br />

tipi di cooperazione con potenziali Stati membri. Ciò avrebbe come conseguenza non solo<br />

un atteggiamento più onesto verso la capacità di integrazione <strong>del</strong>l’Unione europea, ben<br />

definita nella relazione, ma anche una chiara guida per i nostri partner. Grazie.<br />

Doris Pack (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea<br />

non può svolgere la propria funzione di partner globale affidabile e stabile se non rimane<br />

in grado di agire e se non persegue una strategia ben definita che risponda ai bisogni specifici<br />

di diversi paesi. Non possiamo accettare tutti i nostri vicini come membri e quindi siamo<br />

obbligati, se non altro nel loro interesse, ad offrire loro un’alternativa attraente e proficua.<br />

Dobbiamo progettare una politica di vicinato efficiente, degna di tale nome. L’apertura dei<br />

nostri programmi per l’educazione, la cultura e i giovani e l’istituzione di un’area economica<br />

speciale sono esempi di un atteggiamento <strong>del</strong> genere. Le opportunità elencate nell’eccellente<br />

relazione Brok devono quindi essere sviluppate appieno e arricchite il più presto possibile.<br />

Questo è l’unico modo per promuovere stabilità, pace, rispetto dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e le<br />

riforme economiche nei paesi nostri vicini.<br />

La situazione tuttavia è diversa nei paesi dei Balcani occidentali, che da qualche tempo<br />

hanno una chiara prospettiva di adesione. Basta uno sguardo alla cartina geografica per<br />

vedere che essi sono nel cuore <strong>del</strong>l’Unione europea, e con ciò intendo dire che sono<br />

circondati da Stati membri. La nostra politica lì si basa su passaggi logici. Un paese sta già<br />

negoziando la propria adesione all’UE, mentre altri hanno siglato accordi di stabilizzazione<br />

e di associazione con l’UE – tutti eccetto il Kosovo in realtà. La nostra azione politica lì è<br />

la prova <strong>del</strong>la nostra credibilità in materia di politica estera e la garanzia di una pace duratura<br />

e di stabilità nell’UE.<br />

Non gradisco quando Turchia e Croazia vengono citate assieme indistintamente. Le<br />

condizioni e lo sfondo sono <strong>del</strong> tutto diversi, e tutti dovrebbero esserne consapevoli. La<br />

Croazia è il primo dei paesi dei Balcani i cui negoziati di adesione potrebbero completarsi<br />

nel 2009. L’UE dovrebbe accelerare l’adesione <strong>del</strong>la Croazia, mandando così un segnale a<br />

Macedonia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Kosovo con il quale si<br />

affermi che le riforme sociali, giuridiche ed economiche essenziali e spesso dolorose valgono<br />

lo sforzo.<br />

La responsabilità per la futura adesione di questi paesi, tuttavia, resterà principalmente dei<br />

loro politici, che devono rispondere all’elettorato dei rispettivi paesi.<br />

Libor Rouček (PSE). – (CS) Onorevoli colleghi, è opinione <strong>del</strong> relatore, <strong>del</strong> Consiglio e<br />

<strong>del</strong>la Commissione che i passati allargamenti sono stati generalmente un grande successo.<br />

Io concordo pienamente con questa opinione. Un esempio di ciò è il mio paese, la<br />

Repubblica Ceca. Sta traendo enormi vantaggi dalla sua appartenenza all’Unione e si sta<br />

quasi per mettere in pari con i paesi più avanzati economicamente. Nonostante ciò, ci sono<br />

persone nel mio paese, compreso il Presidente Klaus, che esprimono costantemente i loro<br />

dubbi sull’appartenenza all’UE, nonché dubbi sul motivo <strong>del</strong>l’esistenza stessa <strong>del</strong>l’UE. Nel<br />

paese vicino, l’Austria, si esprimono opinioni simili. Sebbene siano stati creati 150 000 posti<br />

di lavoro in questo paese di otto milioni di persone grazie all’allargamento, solo il 28 per<br />

cento degli austriaci vede positivamente la propria appartenenza all’Unione europea. Vorrei<br />

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