Discussioni del Parlamento europeo - Europa
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09-07-2008<br />
IT<br />
<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />
Le indennità <strong>del</strong>l’assicurazione sociale non sono comparabili ai profitti degli uomini d’affari<br />
o dei dividendi bancari. I richiedenti sono persone in difficoltà per le quali l’indennità è<br />
generalmente l’unica risorsa di reddito. Faccio dunque appello a voi per appoggiare i<br />
provvedimenti per il versamento <strong>del</strong>le indennità in un periodo di sei mesi. Al fine di<br />
assicurare l’esercizio e la protezione dei diritti dei cittadini il periodo di chiarimento tra le<br />
istituzioni competenti degli Stati membri deve essere lo stesso, cioè sei mesi, in particolare<br />
in vista <strong>del</strong> fatto che potrebbe essere usata una procedura elettronica. Un periodo di 18<br />
mesi per l’elaborazione <strong>del</strong>le indennità non è appropriato nel XXI secolo.<br />
Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). - (PL) Signora Presidente, creare un sistema di<br />
sicurezza sociale coordinato è un compito molto difficile. Per questa ragione vorremmo<br />
offrire le nostre congratulazioni al relatore. Avrei piacere, tuttavia, a questo punto, di<br />
spostare l’attenzione sull’argomento <strong>del</strong>le indennità pagate alle famiglie di immigrati che<br />
arrivano da paesi esterni all’<strong>Europa</strong>. Di certo un sostegno deve essere fornito a quelli che<br />
arrivano nel paese legalmente e aiuti umanitari dovrebbero essere rivolti agli immigrati<br />
illegali, ma il provvedimento illimitato in merito alle indennità sociali per le famiglie per<br />
le quali queste diventano la loro permanente e unica risorsa di reddito è un malinteso.<br />
Attualmente ci sono molte famiglie che stanno godendo di un’ampia gamma di benefici<br />
e non hanno intenzione di lavorare, in quanto considerano che il loro tenore di vita sia<br />
abbastanza soddisfacente. Questo è molto demoralizzante per l’economia come per le<br />
tradizioni e la cultura <strong>del</strong> lavoro in <strong>Europa</strong>. Questo si combina con il fatto che queste<br />
famiglie vivono in un modo che non si integra con le culture e le tradizioni <strong>del</strong> paese nel<br />
quale risiedono.<br />
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, consideriamo positiva<br />
da un punto di vista tecnico la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Lambert, perché compie progressi<br />
in merito al coordinamento per i sistemi di sicurezza sociale. Questo autorizza i cittadini<br />
<strong>del</strong>l’UE a sommare i periodi durante i quali hanno vissuto o lavorato in un altro Stato<br />
membro, sotto il sistema di sicurezza sociale di quel tempo, al fine di calcolare le pensioni<br />
dallo stato o di stabilire altri diritti. Si contribuisce in questo modo ad un più facile e<br />
scorrevole movimento dei cittadini all’interno <strong>del</strong>l’Unione.<br />
Devo sottolineare, tuttavia, che non dobbiamo trascurare il fatto che, nonostante alcune<br />
obiezioni sollevate nella relazione, ci sarà uno scambio elettronico di informazioni e dati<br />
personali e non concordiamo pienamente al riguardo.<br />
Ciò che vorrei mettere in rilievo ora è un altro bisogno, che attualmente tendiamo a<br />
trascurare nell’Unione europea. L’argomento cruciale non è prendere misure per facilitare<br />
il movimento solo e semplicemente per il gusto di prenderle. Questa non è la priorità per<br />
i lavoratori dipendenti; quello che cercano e richiedono è il rispetto dei loro diritti<br />
fondamentali. L’emigrazione da un paese all’altro a causa <strong>del</strong>la disoccupazione o di<br />
condizioni di lavoro povere nel paese di origine di una persona non è un bisogno sociale.<br />
Il bisogno sociale è assicurare con certezza e sicurezza l’impiego e, di conseguenza, la vita<br />
familiare dei cittadini. L’emigrazione per ragioni finanziarie e sociali non dovrebbe essere<br />
l’obiettivo; siamo lontani da ciò.<br />
Il percorso che l’Unione europea sta oggi decidendo – dando più importanza al libero<br />
movimento dei capitali che agli evidenti diritti per l’impiego, come può essere visto in un<br />
numero di casi esaminati dalla Corte di giustizia <strong>del</strong>le Comunità europee – propone che<br />
non possiamo soddisfare solo noi stessi attraverso il diritto di trasferire i nostri diritti alla<br />
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