Discussioni del Parlamento europeo - Europa
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09-07-2008<br />
IT<br />
<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />
Pechino e a Shanghai e vidi la solidarietà di quelle persone, i cinesi, che si sono identificati<br />
con le vittime <strong>del</strong>la tragedia.<br />
Cogliendo il vantaggio di questa opportunità, mi piacerebbe esprimere la mia ammirazione<br />
per quelle migliaia di addetti al salvataggio e di volontari dal mondo intero, da Taiwan, dal<br />
Giappone, dall’Australia e, soprattutto, dalla Cina, la solidarietà e l’impegno dei quali, in<br />
queste tragiche circostanze, ha meritato un elogio speciale. Vanno allo stesso modo<br />
riconosciute le azioni intraprese dall’Unione europea. Il governo cinese, con il supporto<br />
<strong>del</strong>le autorità locali, ha messo a disposizione la somma di 10 miliardi di euro per le vittime<br />
<strong>del</strong> disastro. Il supporto straniero complessivo ricevuto da Pechino è di 5 miliardi di euro.<br />
La maggior parte di questi fondi proviene dagli emigrati cinesi che vivono nelle diverse<br />
parti <strong>del</strong> mondo.<br />
Credo che le attività dirette alla specifica assistenza umanitaria siano più utili e che il dialogo<br />
abbia maggior successo degli slogan e degli appelli per il boicottaggio e le proteste.<br />
Nirj Deva (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, questa Camera deve promuovere la scienza<br />
politica, cosa che tristemente oggi non sta facendo.<br />
Dieci milioni di senzatetto è un enorme disastro, il peggiore <strong>del</strong> mondo. Abbiamo visto in<br />
azione un governo e una guida cinese concentrata e incentrata sulla popolazione in un’area<br />
a grande densità, che include più di un milione di tibetani. Diversamente dalla Birmania,<br />
dove i governanti non si curavano e non si curano <strong>del</strong>la popolazione, il governo cinese in<br />
modo evidente si cura <strong>del</strong> proprio popolo. Questo è evidente di per sé per chiunque abbia<br />
visto gli sforzi per i soccorsi.<br />
I diritti umani in Cina non possono essere determinati da altri paesi, poteri, organizzazioni<br />
o persone <strong>del</strong> resto <strong>del</strong> mondo. Possono essere determinati solamente dagli 1,3 miliardi<br />
di cinesi per loro stessi. Sappiamo bene che questo popolo può essere eloquente, che può<br />
esibire e mostrare la propria rabbia e questo succede in situazioni difficili.<br />
La situazione dei diritti umani in Cina sta migliorando e può migliorare ulteriormente.<br />
Non fa alcuna differenza che il <strong>Parlamento</strong> e i miei colleghi alzino la voce in merito a ciò<br />
che non va. Ci stiamo, come al solito, ingannando su quanto importanti siamo. Sarà il<br />
popolo cinese che, emergendo dalla povertà, chiederà per sé una maggiore espressione<br />
democratica. Quattrocento milioni di persone sono emerse dalla povertà, un considerevole<br />
risultato. Ma la popolazione cinese è spaventata. Voltando loro le spalle come abbiamo<br />
fatto con la torcia olimpica, possiamo solo esasperare il popolo cinese, non il suo governo.<br />
Questa distinzione è importante e dovrebbe essere ricordata.<br />
Marianne Mikko (PSE). - (ET) Onorevoli colleghi, negli anni il movimento olimpico si<br />
è battuto per un mondo migliore. Il grande evento che sta per ricominciare a Pechino ha<br />
attirato l’attenzione sul Tibet e sui diritti umani. Il dialogo tra Pechino e il Dalai Lama può<br />
continuare definitivamente. Dando alla Cina l’opportunità di ospitare questo evento sportivo<br />
mondiale, il Comitato olimpico internazionale ha imposto molto chiaramente la condizione<br />
che entro il 2008 la Cina dovesse rispettare i diritti umani. Sappiamo che questo non è<br />
successo.<br />
Le Olimpiadi non sono mai state solo sport. I principi dei Giochi olimpici echeggiano<br />
quelle <strong>del</strong>l’UE al massimo grado, mi riferisco ai basilari diritti umani dei cittadini, per i quali<br />
non è ammesso alcun compromesso. La Carta asserisce che il paese ospitante debba<br />
sostenere la dignità umana e non opprimere i cittadini sulla base <strong>del</strong>la nazionalità o <strong>del</strong><br />
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