la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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Fig. 110. Luogosanto, loc. Ba<strong>la</strong>iana: veduta del<strong>la</strong> fronte, piante e sezione di tomba a tafone (da Ferrarese Ceruti)<br />
fuseruo<strong>la</strong>, o, forse meglio, grano di col<strong>la</strong>na.<br />
E’ da notare che i pochi elementi del corredo<br />
ceramico dei defunti nel<strong>la</strong> camera pavimentata<br />
con cura, erano deposti ritualmente<br />
« rovesciati », come vasi delle grotte<br />
funerarie neo-calcolitiche di S. Bartolomeo-<br />
Cagliari, S. Michele-Ozieri e Sa Ucca e su<br />
Tintirriolu-Mara, secondo l’ideologia del<br />
«capovolto» applicata al mondo degli inferi<br />
e agli spiriti dei morti ritenuti camminare<br />
con <strong>la</strong> testa all’ingiù in contrapposto al<br />
mondo all’insù dei vivi. I vasi e le salme<br />
(tutte andate in consunzione) non riposavano<br />
direttamente sul <strong>la</strong>stricato pavimentale,<br />
ma soira un letto di ciottoli fluviali di 5/IO<br />
cm. di spessore. Si tratta d’un costume<br />
ovviamente rituale, che allude al viaggio dei<br />
trapassati sul fiume, e trova il simile nel<strong>la</strong><br />
«nau» di Es Tudons-Ciudade<strong>la</strong> (Minorca).<br />
Come in sepolcri galluresi, nel<strong>la</strong> tomba di<br />
Bidistili <strong>la</strong> quantità maggiore dei resti presentati<br />
ai defunti, soprattutto ceramiche,<br />
stava davanti al portello e nel<strong>la</strong> zona a destra<br />
guardando <strong>la</strong> fronte dell’esedra, mentre<br />
nel<strong>la</strong> parte sinistra i materiali diminuivano.<br />
A Bidistili i partico<strong>la</strong>re si può spiegare con<br />
<strong>la</strong> presenza, sul<strong>la</strong> diritta, d’un piccolo<br />
menhir betilico in granito, presso il quale<br />
dovevano moltiplicarsi le cerimonie propiziatrici<br />
con i re<strong>la</strong>tivi numerosi doni. Ma non<br />
si esclude una pratica rituale connessa con<br />
una scelta ideologica del<strong>la</strong> posizione.<br />
Sempre a Bidistili, al<strong>la</strong> base del muro<br />
ricurvo dell’esedra corre una banchina di<br />
conci ben tagliati. In essa sedevano visitatori<br />
e vi deponevano piatti col cibo e ciotole e<br />
olle con <strong>la</strong> bevanda dei morti. Possiamo<br />
immaginarvi anche piccoli vasi (taluni dei<br />
c.d. tegami o le ciotoline), fungenti da <strong>la</strong>mpade,<br />
con crocette di fieno e uno stoppino di<br />
lino acceso galleggianti nell’olio di lentischio<br />
(come le «<strong>la</strong>ntias» dell’attuale mondo<br />
etnografico sardo). Infine, nel<strong>la</strong> nostra<br />
sepoltura ccme in tutte le tombe di giganti di<br />
ogni epoca, nello spazio cultuale dell’esedra<br />
si levavano le preghiere, le <strong>la</strong>mentazioni,<br />
for..e si attuavano riti di « frammentazione’><br />
di vasi e di altro affinché fosse conces al vivo<br />
di liberarsi completamente e definitivamente<br />
delle “sue” cose in favore del defunto.<br />
Non ultima né infrequente doveva essere<br />
<strong>la</strong> pratica magica-religiosa dell’incubazione,<br />
allo scopo di avere sogni rive<strong>la</strong>tori e guarigione<br />
dalle ossessioni e da mali fisici, per il<br />
trasferimento nel morto (concepito come antenato-eroe)<br />
di miracolose virtù divine.<br />
In qualche parte del<strong>la</strong> <strong>Sardegna</strong>, come n<br />
Gallura, accanto al costume di seppellire in<br />
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