la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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Fig. 149. Bacili bronzei con attacco a triplice spirale e rettango<strong>la</strong>re<br />
con decorazione a treccia, dal<strong>la</strong> grotta Su<br />
Benticheddu, Oliena (NU)<br />
me bovino, ovino, suino, oltre che da cortile,<br />
come fanno vedere le numeroe figurine di<br />
bronzo. Agricoltura e allevamento, brado e<br />
domestico, costituivano settori primari per<br />
l’alimentazione e il supporto economico per<br />
il decollo d’una primitiva industrializzazione.<br />
Si intuisce una società pluralistica, dialettica,<br />
entro un sistema di potere accentrato e<br />
gerarchico. In vetta al<strong>la</strong> piramide sta il principe<br />
che esce dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse oligarchica dei<br />
militari, in mezzo sono le specificazioni dei<br />
produttori e delle arti e mestieri al<strong>la</strong> base<br />
vegeta il ceto servile.<br />
All’interno delle stesse c<strong>la</strong>ssi, non mancano<br />
le differenziazioni, come tra gli artigiani<br />
nei quali si riconoscono, dai diversi linguaggi<br />
delle opere (bronzistica, statuaria in<br />
pietra, corop<strong>la</strong>stica), gruppi autonomi inclini<br />
a creazioni libere di gusto popo<strong>la</strong>resco, e<br />
gruppi organizzati e ligi ai canoni aulici delle<br />
corti e dei santuari, che si esprimono con<br />
contenuti ostentatori di potenza e in uno stile<br />
di grande distacco aristocratico.<br />
A garantire <strong>la</strong> massima sicurezza di questo<br />
sistema di governo politico e di organizzazione<br />
socio-economica, bastava ancora,<br />
nel<strong>la</strong> Fase IV, <strong>la</strong> rete di nuraghi plurimi del<strong>la</strong><br />
Fase precedente, ramificati razionalmente nei<br />
diversi cantoni-stato e a copertura dell’unità<br />
etnico-morale nazionale. Concepite für ewig<br />
e costruite a masse solide come roccia, quelle<br />
moli che non temono il consumo dei secoli<br />
e ancor oggi resistono in gran numero in<br />
condizioni migliori d’interno di certi edifizi<br />
moderni, rappresentavano un inestimabile<br />
patrimonio edilizio stabilmente acquisito e<br />
del tutto funzionale, a cui non occorrevano<br />
ulteriori incrementi quantitativi.<br />
Si può ritenere cioè che, salvo limitate<br />
accessioni, di nuovi nuraghi sostanzialmente<br />
non se ne fabbricassero più. Soltanto taluni,<br />
tra i più monumentali e rilevanti dal punto di<br />
vista militare, destabilizzati in tutto o parte<br />
del corpo murario da cedimenti statici o da<br />
attacchi di guerra, vengono ristrutturati e<br />
ampliati, con vasti e radicali interventi<br />
restauratori. Basta citare il nuraghe di<br />
Barùmini, che, intorno al IX sec. a.C., vede il<br />
bastione del<strong>la</strong> Fase III chiuso da un fasciame<br />
murario, di 3 m. di spessore, a fi<strong>la</strong>ri di pietre<br />
subquadrate più grandi il quadruplo di quelle<br />
del paramento interiore poliedrico (mc. 0,57,<br />
peso q. 17). Nel rifascio, coronato da bal<strong>la</strong>toio-piombatoio<br />
sospeso su mensole e occludente<br />
<strong>la</strong> porta d’ingresso a for di suolo e le<br />
feritoie delle torri perimetrali, si apre un<br />
nuovo ingresso sopraelevato nel<strong>la</strong> cortina più<br />
nascosta. Contemporaneamente, si costruisce<br />
un antemurale più esteso, che include le torri<br />
del primitivo, aggiungendone altre a file di<br />
massi subquadrati come nel<strong>la</strong> fasciatura del<br />
bastione.<br />
E’ notevole il fatto che alcuni e non irrilevanti<br />
nuraghi subiscano parziali demolizioni<br />
già all’inizio del<strong>la</strong> Fase IV, e altri vengano<br />
trasformati nell’uso, diventando principalmente<br />
luoghi o ricettacoli di oggetti del<br />
culto.<br />
L’antemurale del nuraghe trilobato Genna<br />
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