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la civiltà nuragica - Sardegna Cultura

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torno a un’idea totalizzante, ma appare essere<br />

differenziato, dinamico e dialettico. Esso è<br />

variegato formalmente e ideologicamente,<br />

con stilismi che gli vengono da persistenze<br />

del mondo neolitico e con tematiche corrispondenti<br />

a svolte culturali e a cambiamenti<br />

qualitativi politici e sociali che si verificano<br />

specialmente nel<strong>la</strong> Fase IV. L’arte, che è<br />

insieme opzione estetica, tributo religioso e<br />

apporto sociale, lievita e cammina artico<strong>la</strong>ndosi,<br />

allo stesso modo in cui procede verso<br />

direzioni diverse il ventaglio di vie culturali<br />

seguite dai popoli nuragici pur legati da in<br />

comune fondo morale « nazionalitario ».<br />

Al movimento storico nuovo si adegua<br />

tutto il fenomeno artistico e ne offre significativo<br />

esempio <strong>la</strong> scultura che ora<br />

esaminiamo nei prodotti di varia materia. Lo<br />

indica già <strong>la</strong> scultura in pietra nell’esprimere<br />

l’evoluto segno di potere nelle sfere religiosa<br />

e civile.<br />

Appunto <strong>la</strong> sede principesca, un nuraghe<br />

quadrilobato con torrione centrale, è scolpito<br />

nel modello in arenaria (Iigg. 210, 213),<br />

ritrovato forse sul<strong>la</strong> tomba d’un arislos a Su<br />

stradoni de Déxiniu-San Sperate (alt. residua<br />

cm. 33). Lo schema tetragono del<strong>la</strong> solida<br />

composizione monolitica si artico<strong>la</strong> con simmetria<br />

geometrica e senso prospettico. La<br />

tersa superficie di sfondo è riquadrata e chiaroscurata<br />

dai lisci volumi lineari delle torricelle<br />

sormontate da balconcini e dal minore<br />

sporto del parapetto delle cortine. Nel rispetto<br />

del<strong>la</strong> realtà architettonica non manca <strong>la</strong><br />

ricerca estetica, non solo nei bi<strong>la</strong>nciato ordine<br />

cornpositivo ma anche nei gusto dell’illustrazione<br />

che dello spartito funzionale delle<br />

mensole fa un modulo decorativo a due registri<br />

sovrapposti. Questo intercambio tra<br />

architettura e ornato, nel<strong>la</strong> diffusa rappresentazione<br />

dello schema quadrilobato, appare<br />

anche nei consimili modellini votivi in bronzo<br />

di Ittireddu e 01medo (fig. 212), e su bottoni<br />

(coli. Dessi di Sassari, Abini, Serri,<br />

Palmavera) e colonnine-alberi di navicelle<br />

(del Duce, Furtei), nonché su una pintaeleralevigatoio<br />

in steatite di nuraghe S. Antine<br />

(fig. 211): elementi nei quali il motivo decorativo<br />

si chiude nell’astratto simbolismo.<br />

L’associazione architettura-simbolo si ripete<br />

nel doppio betilo di Serri, già esaminato,<br />

e in un cippo di arenaria, forse funerario<br />

come il modello di S. Sperate, da Cann’e<br />

Fadosu, nel Sinis di Cabras (alt. cm. 87). Vi<br />

è scolpita una costruzione reale (sembrerebbe<br />

un nuraghe trilobato col terrazzo<br />

sospeso su mensole), trasportata in una composizione<br />

architettonica con fregio a doppio<br />

ordine di riquadri e stretti incavi con una<br />

cornice modanata da triplice l stello. Nel<br />

campo spicca una figura umana<br />

in altorilievo, rappresentata di scorcio, pruvvista<br />

di casco e d’un corto gonnellino, forse<br />

con bandoliera di trasverso al corpo. 11 personaggio<br />

solleva entrambe le mani come se<br />

intendesse aggrapparsi al<strong>la</strong> parete perraggiungere<br />

l’orlo del terrazzo, o, raggiun tub,<br />

ne stia cadendo perché colpito dai difensori.<br />

La figura umana si potrebbe interpretare<br />

come quel<strong>la</strong> del defunto, immaginato non<br />

con <strong>la</strong> riproduzione di fattezze peculiari,<br />

individuali e concrete, ma reso nel<strong>la</strong> sua personalità<br />

attraverso un atto del<strong>la</strong> sua vita di<br />

guerriero: <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>ta del<strong>la</strong> fortezza. 11 cippo<br />

si stringe ai precedenti, ma con un salto totale<br />

nel figurativo e nell’antropomorfismo,<br />

anche se resta il distacco dal<strong>la</strong> tradi7ione<br />

idealistica.<br />

Nel tempo di questi rilievi p<strong>la</strong>stici, di<br />

circa l’Vili secolo aC., nasce <strong>la</strong> scultura a<br />

tutto tondo e si sviluppa sino al livello del<strong>la</strong><br />

grande statuaria con soggetti animali e<br />

umani. Tra le immagini zoomorfe ci è capitato<br />

già di citare <strong>la</strong> testa taurina da Serri e di<br />

darne diverse interpretazioni. Qui notiamo il<br />

valore estetico, cubistico, col leggero tocco<br />

geometrico dell’occhio inciso a tondino con<br />

punto centrale. Permane l’immagine astratta,<br />

senza fisicità. Ma <strong>la</strong> forza viva del<strong>la</strong> natura<br />

divina taurina prorompe lo stesso, con<br />

immediatezza, dal blocco compatto di pietra<br />

e traspare, anche nel modulo stilistico, l’efficace<br />

funzionalità dello specifico simbolo<br />

ideologico.<br />

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