la civiltÃ nuragica - Sardegna Cultura

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Fig. 236. REcinti nuragici: 1. Baddadolzu, Bonorva; 2. S’Eligheddu, Bonorva; 3. Muras Cariasas, Bonorva; 4. Mura Cariasas, Bonorva; 5. Tilipera, Bonorva (SS); 6. Aeddo, Bonorva co, la gente locale fu piuttosto oggetto di acculturazione che non protagonista di una cosciente integrazione culturale nel progressivo processo di punicizzazione. Soggetti ad emarginazione di classe, esclusi da uffici e privilegi, assegnati a lavori servili nelle miniere, nei campi, nell’edilizia e in ogni umile fatica, gli eredi dei costruttori di nuraghi nella vasta regione di conquista, furono profondamente trasformati nelle cose e nello spirito, sino a subire una completa deculturazione. Diversa fu invece la situazione degli indigeni nell’interno della Sardegna. In quell’ampio spazio montanino di pastori, resistenziale e ribelle nella lunga storia, la vita nuragica continuò a manifestarsi, con forme proprie, ancora dopo la conquista. Sull’altopiano basaltico della Campeda di Bonorva, in varie località (Baddadolzu, Mura Cariàsas, S’Eligheddu, Aeddo, o Sa Mura e su Cau), si osservano molti resti di vasti recinti, in muratura grezza di blocchi del peso medio di 12,4 q. e del volume di 0,4 mc. Presentano pianta tondeggiante (metri 68,50 x 52,25 di diametro medio) o trapezoidale (m. 72,75 x 51,25), conservati per l’altezza massima di m. 2,30 e spessi medialmente m. 218
2,30. Vi si entra per una porta architravata, di luce rettangolare, esposta variamente da NE a S, di m. 1/0,75 di larghezza e 1,60/1,18 d’altezza sul riempiticcio. All’interno, per via della colmata, non si vede traccia alcuna di tramezzi o adattamenti a tettoia che vi poterono essere, anche di frasche. Il carattere militare dei recinti, veri e propri «castra », è confermato da proiettili di fionda del peso medio di 460 gr. I recinti (muras in lingua sarda) costituivano degli avamposti fissi di truppe nuragiche contro la fortificazione cartaginese di S. Simeone, distante poco meno di due chilometri, costruita nel V secolo a.C. La prossimità ai recinti di Mura Cariasas di tombe megalitiche di tipo arcaico indica che gli antichi seppellimenti, adoperati dai militari, non erano andati in desuetudine, sebbene non se ne facessero più di nuovi. Anche i nuraghi continuavano ad essere usati nella difesa se Livio parla di « castra » per le guerre tra Roma e gli Ilienses (popoli della Barbagia) e altri autori classici di « spelonche » e « abitazioni sotterranee » nelle quali si nascondevano i « guerriglieri » indigeni per farne poi improvvise sortite. Vi si riconoscono caverne naturali ma pure nuraghi interrati a causa di rovina. Tra le montagne del centro selvaggio e inaccessibile duravano forme di religione remotissime, come il culto dei menhirs: se ne contano 125 nella Provincia di Nuoro e 53 nella sola Barbagia di Ollolai. Per altro verso, il territorio più interno, salvo eccezionali e superficiali presenze al margine, è vuoto di tracce archeologiche di civiltà fenicio-punica. Il che significa persistenza della cultura nuragica, o comunque locale. Purtroppo, la ricerca nelle zone interne dell’isola, specie in quelle di montagna isolate e conservative, non è stata condotta ancora al punto di raccogliere dati positivi per dimostrare, più estesamente nei fatti, la continuità, ovvia in teoria e suggerita dalle fonti letterarie, della civiltà nuragica in pieno dominio cartaginese del resto della Sardegna. Non possiamo non immaginare che forme di vita materiale di questa civiltà, a parte psicologia, morale e consuetudini vive in Barbàgia ancor oggi e resistenti alla civiltà industriale, abbiano a lungo durato, più o meno inalterate, penetrando largamente in età storica. Resta dunque il problema di colmare con contenuti oggettivi, più validi dei pochi posseduti, il periodo di più di 400 anni passati tra l’esplicarsi delle attività delle popolazioni nuragiche montane attraverso segni esteriori caratteristici e datati e la conquista romana della zona di loro residenza. Il problema si estende alla ricostruzione storico-culturale delle comunità « barbaricine nell’insieme, per il medesimo periodo, perché un vuoto di vita è evidentemente impensabile. Si capisce che ricerche e studi devono interessare anche tutta la dimensione, nello spazio e nel tempo, della civiltà nuragica, le sue specificità e relazioni, la lunga tradizione e le trasformazioni. Al riguardo, qualcosa si è fatto, e queste pagine lo dimostrano. Ma il più resta da fare. Il presente lavoro più che a conclusione (chè sarebbe arroganza scientifica e intellettuale) serva di stimolo per ulteriori necessari approfondimenti di un’epoca ancora piena di segreti. 219
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SARDEGNA ARCHEOLOGICA Reprints e st
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La civiltà nuragica ha sempre cost
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genea e dinamica di una civiltà ch
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tempi più remoti e alla civiltà n
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Età del Bronzo Fase 1: 1800-1500 a
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Fig. 3. Pianta dello «pseudonuragh
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neo-calcolitiche, ma anche con appo
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La trasposizione architettonica, da
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Fig. 10. Ceramiche di cultura Bonna
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«allée», contemporanea o di poco
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alternatamente lisci e tratteggiati
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acuta e drammatica, in queste popol
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venzione di tecniche operatorie che
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Fig. 23. Planimetrie di nuraghi sem
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Fig. 26. Interno della tomba di Cam
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Montiferru); la linea d’inclinazi
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scala di corridoio), a 1,45 di Sant
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no lo svolgimento nel tempo del sem
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« lotofagi » anziché di guerrier
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eale, confortevole e igienica pur n
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Fig. 42. Ingresso visto dall’inte
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dei quali, a differenza dei primiti
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nufatto aperto in roccia nella Fase
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Fig. 50. Pianta e sezione del nurag
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facciata senza stele a filari, ment
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concettuale che, nel nuraghe, tramu
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Fig. 53. Sardegna nord-occidentale:
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invece è la statura di donne dell
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Fig. 54. Pianta e sezione del pozzo
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fasce del sistema difensivo concent
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Fig. 60. Volta a tholos del nuraghe
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schema cadenzato cli cortine e torr
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sui contadini e pastori delle immed
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Fig. 69. Veduta aerea del nuraghe L
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Fig. 71. Nuraghe Santa Barbara di M
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spiane e, sebbene eccezionale, un t
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Fig. 76. Veduta aerea del nuraghe S
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zioni e nella ricchezza dei contenu
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Fig. 80. Veduta aerea del complesso
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Fig. 82. Veduta aerea del villaggio
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Fig. 84. Tegame con decorazione a p
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Fig. 86. Sassari, Museo Archeologic
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Fig. 89. Vaso a bollilatte dal nura
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Fig. 101. Fregio a dentelli della t
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Fig. 103. Fregio a dentelli archi m
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Fig. 107. Tomba di giganti di Bidis
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Fig. 110. Luogosanto, loc. Balaiana
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Fig. 112. Pianta e sezioni dello ps
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Fig. 114. Ceramiche del villaggio n
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toria, a m. 978 di quota, non dista
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so e bellicoso dei costruttori dell
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1227), mostrano un grande dinamismo
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Fig. 126. Veduta area del villaggio
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Fig. 128. Tempietto in località Ma
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Fig. 131. Lingotto di rame di tipo
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Fig. 135. Cagliari, Museo Archeolog
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uno o due occhielli e nervature sul
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Fig. 140. Impugnature di spade dal
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verebbe conferma nella tradizione s
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Fig. 146. Usini loc. S’Iscia ‘e
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Cavalupo-Vulci, insieme a preziosi
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servile, e ai calcheutòi per una p
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Fig. 149. Bacili bronzei con attacc
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Fig. 151. Vasi piriformi con decora
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Fig. 154. Brocche askoidi da S. ana
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Fig. 157. Brocca askoide in bronzo
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microgranulari, superfici nocciola
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Fig. 165. Frammento di ansa con dec
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Fig. 169. Sassari, Museo Archeologi
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Fig. 174. Vasi inglobati in unno st
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Fig. 186. Ceramiche dalla capanna 1
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Fig. 188. Pianta, sezione e ricostr
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Fig. 191. Pozzo sacro di Su Tempies
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