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la civiltà nuragica - Sardegna Cultura

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arcaico tipo di centauro ciprioto. Più in<br />

generale, sembra una singo<strong>la</strong>re espressione<br />

protosarda del patrimonio favoloso egeoanatolico,<br />

a sfondo magico-naturalistico,<br />

nutrito di stravaganti esseri compositi, di<br />

irreali coniugazioni an tropoteriomorfiche,<br />

quali minotauri, centauri, sirene, arpie, ecc.<br />

Il clima che li diffonde è quello « orientalizzante<br />

», fervido di immaginazione e di visioni<br />

demoniache. Un démone è forse il «<br />

mostro » di Nule, chissà emanazione a livello<br />

subordinato del<strong>la</strong> grande divinità paterna<br />

del toro, organica, come si è detto, al<strong>la</strong><br />

civiltà <strong>nuragica</strong>. Potrebbe essere anche un<br />

guardiano del<strong>la</strong> stessa divinità, secondO l’ideologia<br />

orientale (specie antero-asiatica)<br />

che lega strettamente gli animali agli dei, nel<br />

rapporto di forza dominante e mediatori di<br />

governo sugli uomini.<br />

Si è accennato al simbolismo che emana<br />

dal<strong>la</strong> composizione « triplice> (magia del<br />

dispari) dell’insegna o stendardo cerimoniale<br />

di Pádria. La <strong>la</strong>stra, che incentra <strong>la</strong> raffigurazione,<br />

schematizza un edifizio, significato<br />

da due portellini che si aprono e si<br />

chiudono alternatamente dalle due facce. Vi<br />

si può immaginare un misterioso ambiente<br />

che fa luogo a un percorso simbolico per il<br />

quale si entra da un punto e si esce al suo<br />

rovescio: un’andata senza ritorno attraverso<br />

un mondo irreale e metafisico. Questo edifizio<br />

incantato, divino, è custodito da guardiani-cervi<br />

e lo spirito del male è rimosso magicamente<br />

dall’insieme delle armi: spade,<br />

accettine, pugnale. Il tutto è connesso con il<br />

culto d’un dio cacciatore L’interrogativo ce<br />

lo poniamo anche per i lunghi stocchi di<br />

Abini che infilzano protomi di cervo contrapposte<br />

in schema araldico, sormontate da un<br />

arciere, armato di tutto punto. L’arciere<br />

potrebbe essere il transfert d’un nume o<br />

démone del<strong>la</strong> caccia, simu<strong>la</strong>to dall’associazione<br />

col cervo che gli è sottoposto, mentre il<br />

dio arciere-cacciatore, sovrastandolo, se ne<br />

impossessa e lo domina con <strong>la</strong> figura eretta<br />

frontalmente come in un’epifania. La stilizzazione<br />

araldicogeometrica delle protomi<br />

cervine trova riscontro nell’Urartu-Caucaso<br />

(Kazbek) e lo schema di immagini antropomorfe<br />

sul dorso di animali ha remoti archetipi<br />

transcaucasici nell’area chaldica<br />

dell’Armenia russa. Si moltiplica <strong>la</strong> presenza<br />

di temi orientali nell’arte p<strong>la</strong>stica <strong>nuragica</strong>.<br />

Nei bronzetti viene riprodotto anche il<br />

mondo animale con acuta sensibilità facilitata<br />

dal<strong>la</strong> consuetudine quotidiana del<strong>la</strong> vita<br />

rurale, nei campi coltivati, nei pascoli e nel<br />

bosco. Figure di buoi, tori, vacche, model<strong>la</strong>te<br />

ora naturalisticamente ora in modo schematico,<br />

ma sempre di spedita lettura e di<br />

immediata comprensione, evocano <strong>la</strong> terra e i<br />

suoi mezzi di produzione. Il paesaggio animale<br />

dei pastori (con le sue voci, pause,<br />

movimenti, conflitti, paure, un certo linguaggio<br />

comunicativo tra uomo e bestie) è suggerito<br />

da statuine di capra, pecora, montone,<br />

maiale, scrofa, cane.<br />

Esiste pure un campionario nutrito di<br />

fauna selvatica, fonte di nutrimento. Numerose<br />

le statuine di muflone (Ovis ammon<br />

musimon), di cinghiale (Sus scrofa meridionails),<br />

di cervo, daino, volpe. Raffigurati, in<br />

navicelle, animali oggi estinti, ma viventi tra<br />

<strong>la</strong> fine del IX e gli inizi dell’Vili secolo a.C.:<br />

<strong>la</strong> scimmia (Macacus majori Azzaroli) e l’antilope<br />

dei quali sono stati trovati avanzi ossei<br />

in strati geologici di Olbia e di<br />

Fluminimaggiore. Infine si conoscono figurine<br />

bronzee di uccelli rapaci e di vo<strong>la</strong>tili<br />

selvatici (colombi), marini (gabbiani) e da<br />

cortile (gallo). Erano, come sono ancora, gli<br />

abitatori avicoli del<strong>la</strong> macchia mediterranea<br />

e delle vaste <strong>la</strong>gune sarde.<br />

Una delle peculiarità più rilevanti del<strong>la</strong><br />

metallop<strong>la</strong>stica protosarda è costituita dalle<br />

settanta e più navicelle rinvenute nel<strong>la</strong><br />

<strong>Sardegna</strong> e nel<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> italiana (Toscana e<br />

Lazio). E’ offerta una varietà di forme fondata<br />

sul tipo « lungo » e su quello « corto »<br />

tondeggiante (somigliante al<strong>la</strong> « go<strong>la</strong>h<br />

fenicia), con parti dell ‘imbarcazione (albero,<br />

cabina) aventi riscontro nel<strong>la</strong> « hippos » dei<br />

Fenici e in navi egizie. Le protomi ornamentali<br />

e simboliche che prolungano <strong>la</strong><br />

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