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la civiltà nuragica - Sardegna Cultura

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strategico ed economico, tale che in età punica-romana<br />

vi sorse e vi si sviluppò con<br />

carattere di capitale <strong>la</strong> città di Nora. Il dispositivo<br />

tortificatorio costituiva l’aice con<br />

dentro, per l’estensione di più d’un centinaio<br />

di metri quadri, <strong>la</strong> parte di abitazione più<br />

importante cui si intendeva dare <strong>la</strong> massima<br />

sicurezza. La parte restante più vasta, ritenuta<br />

meno passibile di protezione, era situata<br />

Fig. 133. Cagliari, Museo Archeologico Nazionale: punte<br />

di <strong>la</strong>ncia da Abini Teti (NU)<br />

fuori del<strong>la</strong> rocca nel pendio di SE del<strong>la</strong> collina,<br />

non lontano da due tombe di giganti<br />

destinate ai residenti nel fortilizio.<br />

E’ in uno dei vani del nucleo di dimore<br />

dell’aree, di pianta rettango<strong>la</strong>re irrego<strong>la</strong>ro<br />

con struttura di piccoli blocchi di schistu<br />

quarzoso messi in modo sbrigativo a far rutl’o<br />

per il resto riservato nel<strong>la</strong> parete di roccia,<br />

che sono state rinvenute le ceramiche<br />

micenee (frammenti di un centinaio di vasi<br />

da tavo<strong>la</strong> e di qualche contenitore) insieme a<br />

copioso vasel<strong>la</strong>me nuragico, rozzo e fine,<br />

senza alcuna decorazione. Le fogge di questo<br />

materiale indigeno sono in gran parte<br />

auelle già descritte per <strong>la</strong> Fase III. Anche<br />

qui, come nel rimanente del sud iso<strong>la</strong>no,<br />

nessuna traccia di ceramiche decorate al pettine.<br />

Il prodotto esotico, dipinto con motivi<br />

lineari monocromi e policromi campiti o liberi<br />

sul<strong>la</strong> superficie vasco<strong>la</strong>re, si rifà a<br />

esemp<strong>la</strong>ri di Cipro e Rodi ma anche argolici,<br />

del miceneo III C, databili nel XII-XI<br />

sec. a.C.; ed è dunque dello stesso periodo di<br />

tempo dei lingotti taluni dei quali ritrovati<br />

anche, significativamente, nei prossimi luoghi<br />

di Capoterra e Assémini.<br />

A parte un generico riscontro che potrebbero<br />

suggerire <strong>la</strong> posizione dell’abitato<br />

su un’altura fortificata (quale si presenta in<br />

città achee del Peloponneso) ed anche <strong>la</strong><br />

thu/os e l’opera poliedrica in grandi blocchi<br />

dei baluardi, l’impianto d’insieme, l’artificio<br />

che integra roccia e manufatto, l’artico<strong>la</strong>zione<br />

dei contrafforti a torri e cortine con<br />

andamento retto-curvilineo, depongono con<br />

evidenza per un insediamento tipico indigeno.<br />

La complessità dell’apparato difensivo e<br />

<strong>la</strong> capacità tecnica, ingegneristica, del<strong>la</strong> sua<br />

composizione sono coerenti a concetti e realizzazioni<br />

dell’edilizia fortificatoria del<strong>la</strong><br />

Fase III. TI confronto va a tante alture (montagne<br />

e colline) fortificate del<strong>la</strong> Gallura, dell’Ogliastra,<br />

del Guspinese e del vicino Sul-<br />

Fig. 134. Spade nuragiche dal ripostiglio di Monti sa Idda,<br />

Decimoputzu (CA)<br />

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