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la civiltà nuragica - Sardegna Cultura

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servile, e ai calcheutòi per una più efficace e<br />

competitiva attività di produLione. Nelle piccole<br />

opere artistiche dei ramai, c’è, poi, un<br />

sottofondo di stilemi dove non mancano<br />

echeggiamenti del<strong>la</strong> bronzistica « tirrenica »,<br />

dei periodi geometrico ed orientalizzante. A<br />

parte <strong>la</strong> specificità dei caratteri e il differenziato<br />

svolgimento storico-culturale, tra i territori<br />

di qua e al di là del Tirreno, dal punto<br />

qualitativo dell’operosa vita non si vede un<br />

gap profondo, anzi si percepiscono taluni<br />

aspetti in comune dovuti a un aperto approccio<br />

e a un dialogo reciproco, continuati<br />

per lungo tempo, pretendendoli <strong>la</strong> condizione<br />

geografica e sollecitandoli <strong>la</strong> necessità<br />

di integrare le rispettive economie.<br />

Vengono da ultimo, evidenti almeno nel<strong>la</strong><br />

prima metà del VI avanti al<strong>la</strong> battaglia di<br />

A<strong>la</strong>lia, gli apporti commerciali, riteniamo<br />

diretti, dei Greci Ioni i quali, limitate !e mire<br />

di colonizzare <strong>la</strong> <strong>Sardegna</strong> conosciute già sul<br />

declino del Vii secolo a.C., si ridussero forse<br />

ad attivare nell’iso<strong>la</strong> qualche scalo con agenzie<br />

d’affari, in cui sbarcavano ceramiche ed<br />

altre merci richieste dagli indigeni.<br />

Tutte queste varie re<strong>la</strong>zioni causarono,<br />

nel<strong>la</strong> civiltà locale, progresso tecnico, accentuato<br />

anche dalle prime esperienze del<strong>la</strong><br />

metallurgia del ferro (presente in minerale<br />

allo stato di perossido e come gioielli, strumenti<br />

ed armi in nuraghi, tombe e ripostigli),<br />

aumento delle strutture produttive con eccedenze<br />

capaci di alimentare il mercato interno<br />

e determinare l’esportazione, e un certo<br />

mutamento sociale. Con l’avvento del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

emergente degli dristoi, prende consistenza<br />

il modello eroico-oligarchico (adombrato<br />

pure nei miti del<strong>la</strong> tradizione letteraria) e<br />

quello del<strong>la</strong> polis, intesa come organizzazione<br />

politica economica e sociale. Si smuove<br />

l’antico equilibrio comunitario del<strong>la</strong> pura<br />

economia di sussistenza per creare sfere di<br />

autonomia professionale e produttiva e divisione<br />

di <strong>la</strong>voro e di c<strong>la</strong>ssi. I principi si fregiano<br />

degli attributi del loro rango nelle<br />

rappresentazioni votive in bronzo, come l’aristocrazia<br />

militare, che li esprime e gli è<br />

alleata, lo mostra con tutto l’apparato delle<br />

armi nelle stesse figurine; e, nell’ambito del<br />

vil<strong>la</strong>ggio-polis, costruiscono partico<strong>la</strong>ri sedi<br />

dove speciali arredi e simboli rendono visibile<br />

il potere dinastico.<br />

I già accennati vasti vani n. 2 e n. 80 rispettivamente<br />

dei vil<strong>la</strong>ggi di nuraghe Palmavera<br />

e Barùmini, danno l’apparenza di<br />

sale principesche, per udienza e di riunione<br />

degli áristoi col capo. La rotonda di<br />

Palmavera, con nicchia a sezione ogivale e<br />

basso sedile concentrico al piede delle pareti,<br />

presenta al centro una base rotonda di conci<br />

sagomati (diam. 1,70 x 0,45 d’altezza) che<br />

sostiene un betilo d’arenaria ben ritagliato in<br />

forma di torre <strong>nuragica</strong> con finimento sospeso<br />

su mensole. Il nuraghe diventa l’emblema<br />

del<strong>la</strong> potenza del sovrano che si assideva su<br />

un trono cilindrico in calcare (fig. 216), privo<br />

di spalliera, col contorno segnato da semplici<br />

listelli incrociati in leggero rilievo, collocato<br />

presso una nicchia. Nel vano stava inoltre<br />

una pietra troncoconica. Si tratta, verosimilmente,<br />

del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del trono, distinta, per il<br />

verso delle suppellettili, da copia di vasel<strong>la</strong>me<br />

e da oggetti di bronzo e d’ambra. Nel<br />

vano 80 di Barùmini, costruito come <strong>la</strong><br />

rotonda di Palmavera nell’Vili sec. a.C. e poi<br />

ristrutturato intorno al<strong>la</strong> metà del VII durando<br />

sino al<strong>la</strong> fine del VI, si presentano altri<br />

elementi a segnare il prestigio principesco.<br />

La grande stanza circo<strong>la</strong>re, del diametro<br />

esterno di m. 12 e interno di 7,20/6,90,<br />

mostra il sedile all’interno, al piede delle<br />

pareti dove sono ricavati stipetti per deporvi<br />

<strong>la</strong>mpade e altri oggetti d’arredo e d’impiego.<br />

Resti di cenere e carbone fanno supporre pratiche<br />

sacrificali in favore del buon esito delle<br />

sedute rappresentative oppure decisive, attraverso<br />

<strong>la</strong> consultazione degli aristocratici, di<br />

scelte politiche e di governo che spettava al<br />

principe mandare ad esecuzione. Che anche<br />

questa sa<strong>la</strong> avesse un marchio « regio» lo<br />

dimostra <strong>la</strong> presenza di un pi<strong>la</strong>strino turrito<br />

somigliante a quello di Palmavera; e, di conseguenza,<br />

pregiato ne era il corredo di bronzo<br />

e di ferro rimastone in frammenti. Si<br />

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