la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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igliamento, certi attributi e il genere di<br />
offerte specificate nelle figurine. Questa<br />
impugna il bastone, quel<strong>la</strong> trattiene una picco<strong>la</strong><br />
borsa o tascapane, somigliante al<strong>la</strong><br />
«sacca» dei pastori sardi di oggi. E’ di un<br />
contadino <strong>la</strong> statuina di Serri che stringe<br />
nel<strong>la</strong> mano <strong>la</strong> fune che sospende un’olletta<br />
globu<strong>la</strong>re a colletto biansata, contenente<br />
acqua o altro liquido sacro o meno, d’una<br />
foggia simile a quel<strong>la</strong> dei tanti contesti vasco<strong>la</strong>ri<br />
del<strong>la</strong> Fase IV.<br />
Tipicamente pastorale è il dono di arieti<br />
portati a spal<strong>la</strong> dai padroni, in immagini da<br />
Dolianova, Aidomaggiore e dall’Ogliastra, e<br />
quello di pelli essicate e ripiegate di agnello<br />
recate nel<strong>la</strong> mano d’una statuetta di Serri. Il<br />
bronzetto di Dolianova fa vedere sopra <strong>la</strong><br />
tunica, gettato sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> sinistra in più<br />
ripiegature, il manto di <strong>la</strong>na caprina che è «su<br />
saccu» del moderno pastore iso<strong>la</strong>no, conservatosi<br />
nell’uso per millenni a causa del<strong>la</strong> sua<br />
indiscussa funzionalità. D’altro canto, un<br />
agricoltore offrì il piatto con dentro chicchi<br />
di grano (o d’orzo), unico frammento rimasto<br />
d’una figurina da Tuvàmini di<br />
Aidomaggiore. A personaggi del mondo<br />
rurale indistintamente, sono da riferirsi gli<br />
altri doni tra i quali, come ho detto, prevalgono<br />
le focacce rotonde, a sformato piano-convesso<br />
col dorso rigato avente al centro un<br />
incavo o un rilievo, o a disco. Dentro spiane<br />
e tegami poi, presentati nel<strong>la</strong> mano come le<br />
focacce, si riconoscono formagelle a cupo<strong>la</strong><br />
somiglianti alle « párdu<strong>la</strong>s », dolce di farina,<br />
cacio fresco e miele molto consumato ancor<br />
oggi in <strong>Sardegna</strong>. Altre offerte solide, forse<br />
frutti, emergono all’interno di ciotole emisferiche<br />
e carenate, tenute anch’esse in<br />
mano. Una statuetta dall’Ogliastra reca sul<strong>la</strong><br />
spal<strong>la</strong> un tagliere simile a quelli prodotti tuttora<br />
a Désulo (Nuoro), con delle ciambelle o<br />
taralli di pasta. Sono elementi che invitano a<br />
studiare il capitolo del<strong>la</strong> dolciaria protosarda,<br />
insieme ad altre testimonianze gastronomiche<br />
d’una cucina semplice di lunghissima<br />
tradizione non ancora del tutto perduta.<br />
La figurina col vassoio in forma di tagliere<br />
dà prova dell’esistenza d’un’utensilena<br />
di legno per cuci’na e da tavo<strong>la</strong> (ciotole,<br />
mestoli, piatti, cucchiai, saliere ecc.) e per il<br />
forno (pale e attizzatoi). Accanto è da immaginare<br />
l’artigianato del mobilio con cassapanche,<br />
madie, sgabelli di cui si hanno rappresentazioni<br />
nei bronzi nuragici. All’arte del<br />
cuoio, usato per vesti, armi, contenitori e altri<br />
oggetti di pregio e comuni, riporta con<br />
immediatezza un bronzetto da Aidomaggiore.<br />
Un artigiano con grembiule di fatica,<br />
seduto su d’uno sgabello rotondo, è tutto<br />
intento a trinciare un pezzo di cuoio tenuto<br />
sul deschetto appoggiato sopra le ginocchia.<br />
E’ un pellettiere o forse anche un calzo<strong>la</strong>io<br />
che avvia il <strong>la</strong>voro tagliando per prima <strong>la</strong><br />
pezza del<strong>la</strong> calzatura. Sebbene raramente, le<br />
statuette nuragiche portano sandali, e di scarpe<br />
alte si conoscono forme in pietra rinvenute<br />
nel vil<strong>la</strong>ggio di Barùmini di Fase IV.<br />
Nell’espressione apparentemente «cornune »<br />
del calzo<strong>la</strong>io si nasconde il solito significato<br />
dedicatorio e religioso. Non è un «generico<br />
», ma una persona che mette il suo mestiere<br />
sotto <strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong> divinità, non omettendo<br />
di rendere il concreto del<strong>la</strong> vita d’ogni<br />
giorno pur attraverso l’illustrazione ideale.<br />
Se l’insieme dei bronzetti, finora presentati,<br />
dimostra l’impegno maschile nel<strong>la</strong> realtà<br />
religiosa del tempo dei nuraghi, non minore<br />
fu <strong>la</strong> partecipazione del<strong>la</strong> donna, corrispondente<br />
al suo peso nel<strong>la</strong> struttura e nel<strong>la</strong><br />
società caratterizzate da apporti consistenti<br />
ed efficaci di cultura matriarcale al fondo<br />
civile e morale patriarcale. Nello stesso<br />
mondo femminile si apprezzano posizioni<br />
differenti, elitarie e subalterne, significate<br />
anche da proprie connotazioni stilistiche<br />
delle figure, singole o in gruppo. Vi sono<br />
oranti e offerenti di c<strong>la</strong>sse alta, fra le quali le<br />
preziose statuine di Madri coi figlio in grembo,<br />
e vi sono tra<strong>la</strong>sciate popo<strong>la</strong>ne.<br />
Parecchie statuine, dai tratti morfologici e<br />
di abbigliamento in comune, sono d’uno stile<br />
aulico conforme al ruolo elevato del soggetto<br />
rappresentato. Tutte sono drappeggiate in un<br />
manto maestoso spesso trapunto di disegni<br />
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