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la civiltà nuragica - Sardegna Cultura

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zione protogeometrica, che vi è anche più<br />

copiosa, ricca di forme ed e<strong>la</strong>borata nell’ornato<br />

rispetto al consimile e forse derivato<br />

prodotto del resto dell’iso<strong>la</strong>. Il fenomeno<br />

legato con una sensibilità estetica più evoluta<br />

e aperta, quale quel<strong>la</strong> del « geometrico<br />

», avrebbe impedito, nel sud, che si<br />

continuasse il filone tradizionale del<strong>la</strong> vasaria<br />

<strong>nuragica</strong>, di ispirazione neo-calcolitica,<br />

avente, tra l’altro, il modo di ornare con<br />

motivi lineari a pettine. Al contrario, quest’ultima<br />

consuetudinaria produzione avrebbe<br />

durato indisturbata nelle regioni del nord<br />

meno disposte al nuovo e soprattutto nelle<br />

zone appartate centrali restie a ogni<br />

cambiamento, quando nel meridione aveva<br />

iniziato il suo cammino e prosperava già il<br />

mercato interno ed esterno delle stoviglie di<br />

stile decorativo geometrico, sembrerebbe a<br />

partire dal declinare del II millennio a.C. A<br />

questo proposito non sono prive completamente<br />

di significato recenti osservazioni<br />

riguardo <strong>la</strong> presenza a Lipari (Sicilia) di<br />

Fig. 94. Sassari, Museo Archeologico Nazionale: pintadedra<br />

di terracotta dal nuraghe S. Antine (SS)<br />

Fig. 95. Sassari, Museo Archeologico Nazionale: lisciatoio<br />

dal nuraghe S. Antine Torralba (SS)<br />

alcune forme di tale c<strong>la</strong>sse ceramica, ritenute<br />

importate per commercio dal<strong>la</strong> <strong>Sardegna</strong>,<br />

a cominciare dal<strong>la</strong> seconda metà del<br />

XII secolo sino al X- prima metà IX a.C.,<br />

7roprio nel periodo in cui, nel centro e nel<br />

ba), e l’abside. Quest’ultima sale dal<strong>la</strong> base<br />

restringendosi in alto attraverso <strong>la</strong> sovrapposizione<br />

rego<strong>la</strong>re, dal ritmo scandito,<br />

d’una serie di conci monolitici a sezione<br />

orizzontale d’arco, sempre più rastremati in<br />

corrispondenza al<strong>la</strong> progressione in elevato<br />

e più piccoli di misura, chiusi al<strong>la</strong> sommità<br />

da una pietra di chiave a segmento di tronco<br />

di cono. La « galleria » ripete lo stesso ordinamento<br />

ortostati-fi<strong>la</strong>ri del prospetto, nelle<br />

pareti inclinate, a sezione trapezia o tendenzialmente<br />

ogivale, per l’aggetto dei conci i<br />

quali talvolta (Biristeddi-Dorgali) presentano<br />

<strong>la</strong> faccia a vista tagliata a sbieco per comporre<br />

il profilo parabolico del vano (si confronti<br />

con le sezioni di vestiboli e cupole dei<br />

templi a pozzo di Su Tempiesu-Orune e S.<br />

Cristina-Paulilàtino).<br />

Nelle tombe di giganti, di sofisticata<br />

struttura, di Biristeddi e Iloghe-Dorgali e di<br />

Battos-Sédilo, il <strong>la</strong>strone (li fondo del<strong>la</strong> Camera<br />

funeraria presenta un risalto in quadro,<br />

ottenuto con <strong>la</strong> risega del<strong>la</strong> parte superiore.<br />

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