la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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mimesi materiale. Al modello, rifinito nelle<br />
parti anatomiche c nei tratti del<strong>la</strong> fisionomia,<br />
cesel<strong>la</strong>to nell’ornamentazione di armature e<br />
indunienti, si saldavano a caldo elementi fusi<br />
a parte. Piccoli martelli, seghe, lime, scalpelli,<br />
bulini, pinze, rinvenuti nei depositi di fonditore,<br />
specificano <strong>la</strong> varietà degli attrezzi e<br />
qualificano le diverse fasi di <strong>la</strong>voro necessario<br />
a completare il prodotto artistico.<br />
La maggior parte delle figurine proviene<br />
da luoghi di culto: pozzi e caverne sacre,<br />
templi a cel<strong>la</strong> rettango<strong>la</strong>re che abbiamo descritto.<br />
Formavano le stipi votive, le quali,<br />
passato il tempo funzionale al<strong>la</strong> “religione”,<br />
si dissacravano e si alienavano per <strong>la</strong> rifondita<br />
diventando o provviste di bottega o Il<br />
tesoretti” nei ripostigli. Anche le statuine rinvenute<br />
nei nuraghi (ad esempio, Pitzinnu-<br />
Posada, Albucciu-Arzachena, Nastasi-Tertenia<br />
ecc.) hanno valenza sacra, avendo costituito<br />
elementi di favisse subentrate all’antico<br />
uso di questi monumenti, come abitazione e<br />
difesa. Pochi esemp<strong>la</strong>ri rinvenuti in sale principesche<br />
(Barùmini, Serri), indicavano il<br />
rango e il potere dei proprietari. In alcune<br />
tombe di giganti (Sulluli-Urzulei, Oschina-<br />
Paulilàtino, altre di nome imprecisato) figurine<br />
e barchette, unite a bronzi (l’uso e a<br />
frammenti informi di metallo, sono da interpretare<br />
come pezzi distinti di ripostigli con<br />
carattere d’offerta funeraria, in sepolture collettive.<br />
Due sofisticate statuette d’arciere,<br />
armato e vestito all’orientale, di Sa Costa-<br />
Sardara, corredavano un sepolcro singolo, da<br />
supporsi principesco.<br />
Da quanto detto appare che <strong>la</strong> produzione<br />
era avviata a luoghi diversi e con differente<br />
destinazione e che, una volta cessato<br />
l’uso originario, parte di essa tornava, non di<br />
rado, alle officine da cui era uscita, dando<br />
luogo a nuove creazioni. Ciò è indizio di una<br />
certa valutazione economica del costo dei<br />
prodotti. Infatti, una cosa era rifondere rottami<br />
metallici già composti in lega e di pronto<br />
impiego, altra cosa doversi procurare il<br />
materiale in miniera o farlo arrivare dall’esterno,<br />
legame gli elementi costitutivi del<br />
bronzo, moltiplicando i passaggi del<strong>la</strong> pratica<br />
metallurgica. Si capisce pure l’altissimo<br />
prezzo che si annetteva ai metalli, e al bronzo<br />
in partico<strong>la</strong>re, le cui scorte e riserve dovevano<br />
appartenere al “tesoro” principesco o<br />
dei templi. Esse venivano poi dosate agli<br />
artigiani per <strong>la</strong> manifattura che era finalizzata<br />
nel senso e nei termini stabiliti dai centri<br />
di potere, secondo una rego<strong>la</strong> privilegiante,<br />
organiche e coerenti espressioni del sovrasensibile,<br />
quale il culto delle divinità, dei<br />
morti e del<strong>la</strong> personalità dei capi.<br />
Nei soggetti le piccole statue filtrano lo<br />
spettro sociale dove ogni realtà di vita trovava<br />
il suo posto preciso e ordinato in base a<br />
rigorose e invio<strong>la</strong>bili norme morali. Ruoli,<br />
funzioni, professioni di ceti e c<strong>la</strong>ssi differenziate<br />
e forse anche separate in caste, risaltano<br />
al<strong>la</strong> prima lettura, tanto è diretto il discorso<br />
estetico. Le singole rappresentazioni<br />
hanno riferimento e valore in un tutto<br />
ambientale, fatto di umanità varia, di animali<br />
e di cose. Gli atti e i gesti si mesco<strong>la</strong>no ai<br />
sentimenti, le pratiche vivono insieme alle<br />
opzioni. Attributi, indumenti, armature e<br />
ogni altro elemento esterno qualificano e<br />
specificano valenze personali, ed esprimono<br />
un mondo variegato, sofferto e vivo pur attraverso<br />
uno stile che ama cifrare e astrarre i<br />
reali contenuti.<br />
In un’arte per certo verso « cortigiana »,<br />
<strong>la</strong> rappresentazione del sovrano era d’obbligo.<br />
Farsi ritrarre per un principe nuragico era<br />
insieme un mezzo di render grazie all’essere<br />
supremo da cui traeva il potere sui sudditi e<br />
un modo di manifestarlo prestigiosamente e<br />
socialmente control<strong>la</strong>rlo. Figurine da Uta,<br />
Serri e Abini sono appunto immagini di principi.<br />
Sono esibite frontalmente come per sottolinearne<br />
l’epifania. La costruzione entro<br />
linee rigide e su piani geometrici e simmetrici<br />
indica <strong>la</strong> ragione del loro essere, soggetto<br />
di rego<strong>la</strong> e di disciplina. I volti impassibili e<br />
imperiosi nel<strong>la</strong> forma « cubistica » esprimono<br />
il distacco e d’inattingibilità del potere<br />
oligarchico o assoluto. A precisare il ruolo di<br />
c<strong>la</strong>sse intervengono veste e attributi dei per-<br />
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