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la civiltà nuragica - Sardegna Cultura

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prua, come altri motivi figurali, derivano dall’ambiente<br />

locale a contenuto più « continentale<br />

» che « marino ». Le variazioni stilistiche<br />

di sustrato geometrico, che guidano<br />

figure e composizione architettonica, passano<br />

da esempi di semplice ma elegante linea<br />

a costruzioni di ornamentalismo «barocco »<br />

le quali segnano l’apice dell’arte e del<strong>la</strong> tecnica<br />

degli scultori. Fatti salvi l’uso pratico di<br />

<strong>la</strong>mpade e l’impiego funerario e votivo che fa<br />

luogo a un complesso e spesso enigmatico<br />

simbolismo, l’indicazione proveniente da<br />

questa categoria di oggetti preziosi sull’esistenza<br />

d’una vera e propria marineria <strong>nuragica</strong><br />

di cabotaggio e d’alto mare, non mi sembra<br />

discutbile. Il surplus economico degli árisloi<br />

protosarcii poté provenire in parte dal<strong>la</strong><br />

loro mobilità anche sul mare, come quel<strong>la</strong><br />

dei principi etruschi dell’Vili-VII secolo a.C.<br />

La tradizione di Eforo sul<strong>la</strong> pirateria etrusca<br />

trova specu<strong>la</strong>re riscontro in quel<strong>la</strong> di<br />

Strabone sul<strong>la</strong> pirateria dei saidi montanari<br />

(pastori del mare) lungo le coste di Pisa. La<br />

notizia storica è avvalorata dalle cose nuragiche<br />

(navicelle, figurine, oggetti ornamentali<br />

di bronzo e ceramiche) finite, per mercatura,<br />

nell’Etruria marittima (Elba, Vetulonia,<br />

Populonia, Vulci, Cerveteri, Tarquinia) e<br />

dell’interno, nell’alta val<strong>la</strong> del Tevere<br />

(TrestinaUmbria).<br />

Le barchette mostrano tipi diversi di scafi:<br />

lineari, con parapetti a traforo limitati da<br />

colonnine capitel<strong>la</strong>te e guerniti da figure<br />

umane e di animali, con albero centrale a<br />

torretta semplice o a schema quadrato sormontato<br />

da una piattaforma girevole. E’<br />

ricca <strong>la</strong> tematica delle protomi, <strong>la</strong>vorate a<br />

parte e saldate al<strong>la</strong> prua, con rinforzo di<br />

p<strong>la</strong>cche e cordoni in rilievo. L’inventiva si<br />

sbizzarrisce tra forme naturalistiche e creazioni<br />

schematiche. Alcune navicelle si fanno<br />

notare per <strong>la</strong> stilizzazione geometrica giunta<br />

a tal punto di alienazione da determinare<br />

immagini surreali, fiabesche, tutte giocate<br />

sul valore di linea e sul movimento a scapito<br />

del reale. La naturalità si perde in un raffinato<br />

artifizio contrappuntato da incroci di<br />

piani, volumi flessuosi, linee pure.<br />

Insomma, si realizzano p<strong>la</strong>stiche estrose e<br />

rapide che sanno di creta e che farebbero<br />

go<strong>la</strong> a un astrattista moderno.<br />

I bronzetti si dividono stilisticamente in<br />

due filoni artistici: uno «geometrico», l’altro<br />

« libero ». Sono caratteristici del primo l’abilità<br />

tecnica, il rigore dei contenuti quasi precettivi<br />

e didascalici, l’ordine talora raffinato<br />

delle forme espresse in astratta geometria. Vi<br />

si rive<strong>la</strong> una sorta di arte di regime, che<br />

impone agli artigiani di corte canoni conseguenti<br />

di rappresentazione formale e ii<br />

rispetto assoluto d’un linguaggio sorvegliato<br />

e ortodosso ideologicamente, talc da risultare<br />

in tutto ligio e organico al potere cd osservante<br />

del<strong>la</strong> natura e delle norme costituzionali<br />

del sistema eroico-oligarchico che<br />

governava <strong>la</strong> società civile del tempo. Erano<br />

prodotti artistici di c<strong>la</strong>sse, di alto livello culturale<br />

e indirizzati al controllo e al consenso<br />

politico-sociale, all’eccellenza dei quali non<br />

poco contribuiva il vigore delle strutture economiche,<br />

monopolio dei principi nuragici: i<br />

primi a essere effigiati in questo stile aulico<br />

e solenne.<br />

Nel filone linguistico « libero », caratterizzato<br />

da una « barbarie » di fondo e da<br />

anarchia di forme figurative, è evidente il<br />

dislivello culturale dovuto al<strong>la</strong> inferiorità di<br />

c<strong>la</strong>sse degli artigiani autonomi che model<strong>la</strong>vano<br />

ingenuamente le sculture. Contraddistinguono<br />

i prodotti immaturità e banalità<br />

tecnica, volgarità di contenuti e crudezza di<br />

fattezze. In più c’è un irrazionalismo magi-<br />

Co che fa luogo, fuori di ogni norma, all’espressione<br />

di impulsi erotico-sessuali, al<strong>la</strong><br />

rappresentazione inconscia di paure che si<br />

rimuovono, deformando <strong>la</strong> fisionomia<br />

umana e caricando<strong>la</strong> di passaggi fisici<br />

animaleschi, orridi e brutali, di valore<br />

apotropaico. Sta al<strong>la</strong> base una cultura popo<strong>la</strong>resca,<br />

deposito di spiritualità mediterranea,<br />

quel<strong>la</strong> che ancora oggi si esprime nel<strong>la</strong> cultura<br />

del « picaro » e del « <strong>la</strong>zzarone », ossia<br />

in forme di libertà, le più autentiche. Vi si<br />

coglie pure l’indice d’una subalternità<br />

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