la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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concettuale che, nel nuraghe, tramuta <strong>la</strong><br />
forma in origine ipogeica del<strong>la</strong> “tholos”<br />
in un vano contenuto, anche se non<br />
mostrato, dentro un volume “aereo”, per<br />
di più pronunziato spesso in grande elevazione,<br />
vistoso e attraente, coinvolge il<br />
tipo di tomba di giganti a « fi<strong>la</strong>ri ». In<br />
questo tipo, <strong>la</strong> struttura fuoriesce del<br />
tutto dal tumulo di pietre e terra che ricopre<br />
e nasconde, additando<strong>la</strong> nello stesso<br />
tempo, 1a tomba di tipo Il ortostatico”. E<br />
si libera del segnale e del decoro architettonico<br />
del<strong>la</strong> stele, perché a farne oggetto<br />
di attrazione visiva e concentrazione psicologica<br />
dell’osservatore e del devoto,<br />
basta <strong>la</strong> grande sagoma esterna saliente<br />
ritmicamente a fi<strong>la</strong>ri, scandita nel<strong>la</strong><br />
lunga linea rigida dei fianchi e nelle dolci<br />
curve dell’abside e dell’esedra: una<br />
sagoma tutta a giorno, dal possente respiro<br />
strutturale e di gradevole geometria<br />
lineare. Per tutto ciò, anche se mancano<br />
sinora attendibili documenti di corredo a<br />
confermai <strong>la</strong>, pare proponibile l’ipotesi<br />
che le tombe a fi<strong>la</strong>ri possano essere nate<br />
almeno nel secolo XIV se non prima,<br />
quando erano sorte tante torri di nuraghe<br />
con caratteristiche tecniche e strutturali<br />
comuni per continuare nel XIII nel<strong>la</strong><br />
Fase II, e per il corso del<strong>la</strong> Fase III, nel<strong>la</strong><br />
quale forse il tipo si conclude, almeno<br />
quanto a costruzione, salve accertate<br />
posteriori riutilizzazioni.<br />
E’ nelle tombe di giganti dei due tipi<br />
che si presentano simboli allusivi al<strong>la</strong><br />
religione <strong>nuragica</strong> del<strong>la</strong> Fase II, connessa<br />
a partico<strong>la</strong>ri monumenti. In quel<strong>la</strong> di<br />
Sos Ozzastros-Abbasanta (102,2)<br />
appaiono rilievi a disco su <strong>la</strong>stroni dell’esedra<br />
con banchina per offerte, indicanti<br />
mammelle. Un rilievo mammil<strong>la</strong>re<br />
è scolpito nel<strong>la</strong> tomba di Perdu Cossu-<br />
Norbello, associato al<strong>la</strong> figura del « fallo<br />
»: chiara simbologia dell’accoppiamento<br />
di dea madre e toro, in funzione di recupero<br />
del<strong>la</strong> morte, concezione appropriata<br />
al<strong>la</strong> forma di sepolcro che, nel<strong>la</strong> tomba di<br />
giganti, ricalca in pianta il motivo del<strong>la</strong><br />
protome taurina. L’ideologia del<strong>la</strong> copu<strong>la</strong>zione<br />
si ripete nei betili conici, lisci<br />
e mammel<strong>la</strong>ti, del<strong>la</strong> tomba di Tamuli, e i<br />
betili semplici a cono e troncoconici delle<br />
sepolture di Goronna e Is Concias, se<br />
non esprimono esplicitamente <strong>la</strong> finalità<br />
magico sessuale, racchiudono nel<strong>la</strong> viva<br />
e nuda pietra concetti naturali del<strong>la</strong> religione<br />
del<strong>la</strong> fertilità. L’idea sta di base<br />
all’intera serie di betili conici sinora<br />
conosciuti, ventitrè di numero, nel<strong>la</strong><br />
massima parte collegati a tombe di<br />
giganti, per lo più in basalto a simbolizzare<br />
forse, con <strong>la</strong> scelta del colore scuro<br />
del<strong>la</strong> pietra, <strong>la</strong> tenebra del mon rispettivamente<br />
inquadrabili all’inizio e al<strong>la</strong> fine<br />
del<strong>la</strong> Fase II. Dei recipienti a orlo rientrato<br />
con decorazione di triangoli punteggiati<br />
di Domu beccia si è detto.<br />
Dall’interno di Sa Jacca, una costruzione<br />
tra nuraghe e pseudonuraghe, è stato<br />
estratto, nel deposito inferiore, un corredo<br />
abbastanza omogeneo di ceramiche a<br />
superfici lisciate sommariamente, di<br />
color nero fumo o brunastro, grosso<strong>la</strong>ne<br />
al<strong>la</strong> frattura e di cottura mediocre. Si<br />
riconoscono forme di pentole a prese,<br />
tazze cilindriche e troncoconiche per lo<br />
più prive di anse, tegami lisci o con orlo<br />
taccheggiato, boccali monoansati, brocchette<br />
a collo everso e manici a nastro<br />
segnato superiormente da impressioni di<br />
dita, vasi contenitori subsferoidali con<br />
ansa robusta a bastoncello. Una parte del<br />
materiale fittile si ascrive a contesto<br />
genericamente nuragico, un’altra parte<br />
rispecchia una componente zonale dell’aspetto<br />
culturale di Bonnánnaro.<br />
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