la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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Fig. 225. Cagliari, Museo Archeologico Nazionale: guerriero<br />
con elmo a lunghe corna, da Senorbì (CA) Alt. cm 24<br />
mente col linguaggio coreutico-musicale.<br />
Anche i giochi si indovinano nel vero valore<br />
e nell’autentico significato, se concepiti<br />
mossi dall’impulso religioso e organici al<br />
sacro. A S. Vittoria (lo abbiamo detto) essi si<br />
svolgevano nel grande recinto delle feste e<br />
del mercato, una sorta di piazza spettacolo<br />
dal carattere di « circo », e coinvolgevano<br />
l’intera collettività. Dunque non sport, ma<br />
agone fisico volto a celebrare <strong>la</strong> divinità.<br />
Erano gare-dono, gare-voto, fatte nel segno<br />
del<strong>la</strong> liberalità, con preciso intento di culto.<br />
Si adeguavano al concetto del<strong>la</strong> festa <strong>nuragica</strong>,<br />
conservata nelle feste d’oggi, dove tutto<br />
era contenuto nel<strong>la</strong> dimensione del dono, che<br />
on faceva premio a c<strong>la</strong>ssi economiche, dove<br />
le cose presentate al<strong>la</strong> comunità di pellegrini<br />
non venivano guastate dal valore di scambio<br />
o di merce, ma offerte con senso di opulenza<br />
e di gratuità in una ritualità simbolica.<br />
Uno dei ludi sacri praticati era <strong>la</strong> lotta. Ne<br />
dà prova un piccolo gruppo in bronzo da M.<br />
Arcosu-Uta (fig. 207). 1 lottatori, a testa scoperta<br />
e scalzi (per rito), indossano una tunica<br />
corta e attil<strong>la</strong>ta e portano gambali a strisce.<br />
La gara giunge al termine. Il vincitore ha<br />
steso bocconi il rivale, gli artiglia i piedi con<br />
i propri, gli afferra i polsi per immobilizzarlo.<br />
E’ il trionfo. Infatti, il vittorioso<br />
incombe tutto con il peso del corpo e<br />
calca con le ginocchia le anche del vinto. A<br />
quest’ultimo non resta, in un supremo sforzo,<br />
che rivolgere il capo all’avversario in segno<br />
di resa. La linea flessuosa e movimentata<br />
rende <strong>la</strong> vibrante vivacità del corpo di chi ha<br />
trionfato, mentre nelle membra irrigidite del<br />
soccombente tace ogni moto agonistico e<br />
scende l’inerzia rassegnata dello sconfitto.<br />
Anche in un bronzetto da Saliu-Sulcis l’idea<br />
del palio sacro non manca di suggestione. Un<br />
arciere appena schizzato nel<strong>la</strong> fisionomia<br />
grezza e deforme, il corpicino spiaccicato,<br />
sta in piedi u1 dorso di un cavallo scheletrico<br />
e sfigurato. Per assicurare <strong>la</strong> posizione ritta<br />
nel trarre d’arco in avanti, si è legata <strong>la</strong> vita<br />
alle lunghe briglia del destriero che morde il<br />
freno. Viene in mente l’ipotesi d’un cavaliere<br />
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