la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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sonaggio maschile, che è un grumo d’argil<strong>la</strong><br />
color noccio<strong>la</strong> dal volto spiaccicato e sfigurato,<br />
piega <strong>la</strong> mano sinistra al petto come a<br />
salutare, mentre <strong>la</strong> destra cade sul pene grossissimo<br />
ma floscio. Le cosce sono tozze, al<br />
pari del<strong>la</strong> massa corporea. In una statuina<br />
femminile di argil<strong>la</strong> chiara, è interessante lo<br />
schema del viso a T, ossia con l’incontro<br />
ortogonale di arcata sopraccigliare e naso,<br />
antichissima stilizzazione mediterranea. Ho<br />
fatto cenno al<strong>la</strong> figurina maschile e a parti<br />
del corpo umano di rozza model<strong>la</strong>zione, dal<br />
nuraghe San Pietro-Torpé. La statuina quasi<br />
intera è ritta di fronte, con le gambe appena<br />
divaricate terminanti nell’abbozzo del piede<br />
segnato da striature come <strong>la</strong> mano destra<br />
conservata del<strong>la</strong> figura. Il braccio destro gira<br />
in direzione del rilievo del membro virile<br />
(distinto in verga e testicoli) senza raggiungerlo.<br />
Il bozzetto è tutto nudo, come i precedenti,<br />
con intento rituale, perché <strong>la</strong> nudità<br />
rende diretta sul corpo l’efficacia salutare<br />
del « mana» divino.<br />
Le associazioni con altri materiali di un<br />
certo orientamento cronologico suggeriscono<br />
<strong>la</strong> fattura dei pezzi di S. Cristina e nuraghe<br />
San Pietro, intorno all’Vili secolo a.C.<br />
Per l’unità formale e l’omogeneità stilistica,<br />
da riferire allo stesso gusto popo<strong>la</strong>resco del<br />
gruppo di bronzetti cosiddetto « libero »,<br />
questa età si può estendere ai pupattoli di<br />
Abini.<br />
Al<strong>la</strong> corop<strong>la</strong>stica <strong>nuragica</strong> si attribuiscono<br />
una manina umana di Serri e <strong>la</strong> testa d’un<br />
uccello (se non è un’applicazione vasco<strong>la</strong>re)<br />
da nuraghe Santu Antine. Lo stile geometrico<br />
le porta all’Vili, al<strong>la</strong> stessa guisa di alcuni<br />
distinti recipienti in terracotta con p<strong>la</strong>stiche.<br />
Cito <strong>la</strong> nota anfora piriforme dal pozzo<br />
di Santa Anastasia, con <strong>la</strong> figurina « astratta<br />
» dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>rga faccia rotonda ed il corpo a<br />
p<strong>la</strong>cca che stringe tra le braccia un’insegna<br />
lunata (fig. 171). L’ombelico, impresso a circoletti<br />
concentrici come gli occhi, <strong>la</strong> indica<br />
nuda. Una silhouette antropomorfa, che conserva<br />
<strong>la</strong> fisionomia umana soltanto nel<strong>la</strong><br />
testa sormontata da un disco e che per il<br />
resto, devitalizzandosi, si tramuta in pura<br />
decorazione, è tenuamente rilevata sul collo<br />
di altro vaso pinforme dal vil<strong>la</strong>ggio presso il<br />
nuraghe di Genna Maria (figg. 168, 170),<br />
posteriore al IX secolo a.C. Questi prodotti<br />
vasco<strong>la</strong>ri, di ottimo artigianato artistico nel<strong>la</strong><br />
terracotta, sono da collocare nel clima culturale<br />
e nel gusto estetico nei quali si inscrivono<br />
i bronzetti nuragici del filone « geometrico<br />
».<br />
Concludendo, con le piccole e grandi immagini<br />
del<strong>la</strong> scultura protosarda, come con<br />
altre espressioni creative dell’arte del tempo<br />
dei nuraghi, noi ci troviamo di fronte a un<br />
fenomeno unico e non ripetibile nel suo intimo<br />
processo e nel partico<strong>la</strong>re linguaggio. Più<br />
opera d’arte che industria artistica in questa<br />
estrosa e viva produzione. C’è in essa storia<br />
del<strong>la</strong> cultura, specchio del<strong>la</strong> società ma<br />
anche « poetica ». Arte, quel<strong>la</strong> del periodo<br />
nuragico, che ci offre <strong>la</strong> possibilità di scoprire<br />
una terra remota realmente sconosciuta,<br />
sebbene intravista nel<strong>la</strong> memoria del tempo e<br />
sentita con <strong>la</strong> coscienza segreta del passato.<br />
Ci riprendiamo un mondo che sembrava perduto<br />
e che ci invita a farlo fruttificare nel<strong>la</strong><br />
prospettiva di fondare, in nuovi termini di<br />
identità, <strong>la</strong> città sarda futura.<br />
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