la civiltà nuragica - Sardegna Cultura
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mammil<strong>la</strong>ri, le seconde da disegni geometrici<br />
lineari, incisi a zig-zag, spina di pesce, cerchielli<br />
concentrici e altri simili ai motivi<br />
conosciuti dalle ceramiche del<strong>la</strong> Fase IV. Si<br />
tratta di uno stile puro e limpido, essenziale<br />
nel tratto, che non disturba <strong>la</strong> forma architettonica<br />
e fa premio all’astrazione concettuale.<br />
A causa dell’ideologia geometrica che <strong>la</strong> pervade,<br />
<strong>la</strong> decorazione architettonica è conforme<br />
e funzionale al carattere. () sacro del<br />
luogo del pozzo dove il nome è supposto<br />
albergare, nascosto nell’acqua sotterranea di<br />
vena. Un nunie che annul<strong>la</strong> nel trascendente<br />
ogni evocata (e rimossa nello stesso tempo<br />
perché temuta) sembianza umana e, perciò, è<br />
espresso metafisicamente eon simboli anieoniei.<br />
Al<strong>la</strong> decorazione scolpita aggiungeva<br />
valore artistico e significato simbolico il<br />
colore. Esso si manifesta, conic gioco cromatico<br />
bianconero, nell’alternanza dei fi<strong>la</strong>ri di<br />
basalto e calcare nell’estradosso del<strong>la</strong> i/to/os<br />
di S. Vittoria, e come velo di pittura rossa<br />
negli elementi di cornice a dentelli del pozzo<br />
di Sardara e nei conci di quello di Cùeeuru<br />
Nuraxi.<br />
Nello stesso gusto geometrico, e eon gli stessi<br />
motivi delle facciate architettoniche, sono<br />
scolpite partico<strong>la</strong>ri attrezzature del riwale, in<br />
pietra, trovate presso i pozzi di Serri e a<br />
Matzanni: pi<strong>la</strong>strini, cippi hetiliei a colonnine<br />
capitel<strong>la</strong>te, altarini etc. Esse clovevano<br />
essere custodite nei vestiboli o negli annessi<br />
costruttivi dei templi, ed esposte e usate<br />
nel<strong>la</strong> liturgia del<strong>la</strong> festa. A Serri e Predio<br />
Canopoli, figurano banconi e <strong>la</strong>stre sacrificali<br />
eon incavi per accogliere e condurre<br />
sottoterra, per mezzo di eanaletti praticati nel<br />
pavimento, il sangue delle vittime: animali di<br />
media e picco<strong>la</strong> taglia. Nei medesimi luoghi<br />
venivano poi deposti, o appesi, e, infine, riposti<br />
dopo l’esposizione rituale necessaria a<br />
soddisfare l’esigenza religiosa, i numerosi<br />
ex-voti di varia materia: vasi di terracotta<br />
lisci ed ornati con stile geometrico, perle<br />
d’ambra, elementi d’osso e di avorio, armi,<br />
utensili e ornamenti di bronzo. Tra i doni<br />
eccellevano le statuine bronzee, umane e di<br />
animali, anche di esseri sovrannaturali,<br />
distinte per il pregio materiale e per le qulità<br />
artistiche, come appresso si dirà. Le offrivano<br />
più numerose e varie nei templi più frequentati<br />
(S. Vittoria, Abini-Teti), le diverse<br />
c<strong>la</strong>ssi sociali di pellegrini che eonvenivano ai<br />
santuari in turbe, scalze e salmodianti.<br />
Sono queste figurine soprattutto, e le tematiche<br />
e lo stile dell’ornamentazione delle<br />
facciate architettoniche, oltre l’evidente progresso<br />
tecnico delle strutture, a rive<strong>la</strong>re,<br />
conic momento assai intenso ed elevato di<br />
produzione di templi a pozzo, il periodo<br />
intorno al XI-VIII secolo a. C. Ma il carattere<br />
di arcaismo denunziato dai pozzi del prinio<br />
gruppo, sia nell’ordine strutturale sia<br />
nel<strong>la</strong> r ipulsa decorativa, riporta tutti o parte<br />
di questi ultimi ai secoli dopo il XIII aC., in<br />
una Fase (<strong>la</strong> III) di speciale vivacità costruttiva<br />
delle torri nuragiche alle quali taluni<br />
pozzi si legano tecnicamente e culturalmente,<br />
come si è detto.<br />
Da certi elementi simbolici del<strong>la</strong> decorazione<br />
dei templi a pozzo e da speciali forme ed<br />
ornati delle suppellettili votive, si possono<br />
traire indizi per ipotizzare le specie di divinità<br />
clic vi si adoravano. A S. Anastasia e Su<br />
Tempiesu, alcune pietre concie che si sono<br />
conservate dei prospetti, mostrano, scolpite<br />
in rilievo, bozze accoppiate che si interpretano<br />
come mammelle. Suggerirebbero <strong>la</strong> divinità<br />
femminile, <strong>la</strong> mediterranea Oca Madre<br />
delle fonti, del<strong>la</strong> quale si mantiene il ricordo,<br />
nell’attuale folk/ore sardo delle acque, nel<strong>la</strong><br />
figura mitica di sa mamma ‘e t’ummiamma,<br />
<strong>la</strong> « mamma del<strong>la</strong> fontana >. Nei ptessi dei<br />
vestiboli dei pozzi di Serri e Sardaia, giacenti<br />
rotti al suolo, sono stati rinvenuti resti di<br />
teste e corna di hue o toro, in grande formato,<br />
tratte dal<strong>la</strong> pietra calcarea e dal basalto. A<br />
Serri si raccolsero avanzi di due protomi,<br />
d’una soltanto a Sarc<strong>la</strong>ra. E’ possibile imiiiaginaie<br />
<strong>la</strong> loro collocazione originaria nell’al-<br />
Fig. 198. Vil<strong>la</strong>ggio-santuario di S. Vittoria, Serri (NU):<br />
veduta aerea del recinto delle feste<br />
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