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rivista italiana di economia demografia e statistica - Sieds

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Volume LXIII nn. 3-4 – Luglio-Dicembre 2009<br />

2. Equità sociale: quadro <strong>di</strong> riferimento<br />

Il concetto <strong>di</strong> equità nelle scienze sociali spesso viene legato a stu<strong>di</strong> sulle<br />

<strong>di</strong>suguaglianze o sull’esclusione sociale. In una società dove non vengono<br />

realizzati processi equi le <strong>di</strong>suguaglianze fanno sì che “il citta<strong>di</strong>no possa talvolta<br />

trovarsi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non poter sod<strong>di</strong>sfare bisogni che la collettività ritiene<br />

eticamente essenziali e rilevanti” (Cerea, in Muraro e Rey, 1996). L’equità sociale<br />

può essere intesa come il nucleo principale degli obiettivi delle politiche sociali;<br />

quando si parla della realizzazione <strong>di</strong> politiche eque ci si riferisce a politiche<br />

positive, volte al raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi che devono migliorare la vita degli<br />

in<strong>di</strong>vidui. Sono quattro i macro-obiettivi che dovrebbero essere perseguiti da<br />

politiche sociali eque: garantire standard <strong>di</strong> vita minimi e <strong>di</strong>gnitosi e supportarli<br />

adeguatamente con sussi<strong>di</strong> e forme <strong>di</strong> assistenza; ridurre le <strong>di</strong>suguaglianze in senso<br />

lato e promuovere l’integrazione sociale (Osterle, 2002). Alla luce <strong>di</strong> quanto detto<br />

sopra l’equità sociale si può definire come “l’obiettivo principale delle azioni<br />

politiche volte a neutralizzare le <strong>di</strong>suguaglianze, nel pieno rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani<br />

e a prevenire il conflitto tra gruppi o strati <strong>di</strong> una società”. Ma che cosa non deve<br />

essere <strong>di</strong>verso affinché ci sia uguaglianza? “…la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> un bene o<br />

un’opportunità sociale, in che modo deve essere <strong>di</strong>stribuita, tra quali soggetti, in<br />

che rapporto con le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> altri beni, in base a quale caratteristica dei<br />

destinatari, con quali rapporti sociali tra i soggetti partecipanti alla <strong>di</strong>stribuzione in<br />

oggetto?” (Scamuzzi, 1990). Riguardo al problema <strong>di</strong>stributivo A. Sen nella sua<br />

opera “Scelta, Benessere ed Equità” parte da un riesame del pensiero <strong>di</strong> Rawls<br />

circa il concetto <strong>di</strong> uguaglianza (Sen, 1986). Rawls pone l’accento sul bisogno <strong>di</strong><br />

uguaglianza in termini <strong>di</strong> ciò che ha chiamato “beni socialmente primari”. Si tratta<br />

delle “cose che ogni in<strong>di</strong>viduo razionale si presume desideri”, includendo “i <strong>di</strong>ritti,<br />

le libertà e le opportunità, il red<strong>di</strong>to e la ricchezza, le basi sociali dell’autorispetto”<br />

(J. Rawls, in Sen, 1986). L’approccio <strong>di</strong> Rawls è esposto a critiche poiché<br />

considera i beni primari come l’espressione del vantaggio, anziché considerare il<br />

vantaggio come una relazione tra le persone e i beni primari, relazione in grado <strong>di</strong><br />

creare felicità umana o sod<strong>di</strong>sfare desideri umani. Ciò che manca in tale approccio<br />

è l’idea, introdotta da Sen, <strong>di</strong> “capacità fondamentali”. Si tratta delle capacità che<br />

ha un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> fare alcune cose fondamentali quali: circolare, sod<strong>di</strong>sfare la<br />

richiesta <strong>di</strong> nutrizione e <strong>di</strong> vestiario, la possibilità <strong>di</strong> partecipare alla vita sociale<br />

della comunità. Secondo Sen le libertà formali trovano piena espressione solo<br />

quando si traducono in un effettivo arricchimento delle possibilità <strong>di</strong> vita. Il<br />

concetto <strong>di</strong> capacità fornisce una base <strong>di</strong> riferimento onnicomprensiva, in quanto<br />

abbraccia tutta la gamma delle esperienze in<strong>di</strong>viduali possibili in termini <strong>di</strong> essere e<br />

<strong>di</strong> fare, e non si limita a considerare la <strong>di</strong>mensione dell’avere (come nel caso della<br />

nozione <strong>di</strong> risorse adottate da Dworkin) o solo ciò che ha valore per tutte le

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