rivista italiana di economia demografia e statistica - Sieds
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Rivista Italiana <strong>di</strong> Economia Demografia e Statistica 153<br />
Tabella 3 – Probabilità <strong>di</strong> povertà al variare della tipologia familiare per area <strong>di</strong><br />
residenza della famiglia.<br />
Struttura famiglia<br />
Pr.<br />
povertà<br />
(Sud)<br />
incr/decr*<br />
(%)<br />
Pr.<br />
povertà<br />
(Centro)<br />
incr/decr**<br />
(%)<br />
Pr.<br />
povertà<br />
(Nord)<br />
incr/decr***<br />
(%)<br />
Figli min15 e figli mag15 no perc. 0.724 - 0.338 - 0.251 -<br />
Figli < 15 0.499 -31.12% 0.162 -52.02% 0.113 -55.08%<br />
Figli >= 15 no perc. 0.564 -22.17% 0.201 -40.59% 0.141 -43.60%<br />
Figli >= 15 perc. 0.171 -76.35% 0.039 -88.57% 0.026 -89.76%<br />
Senza figli 0.396 -45.37% 0.113 -66.59% 0.077 -69.27%<br />
* Rispetto al modello base (sud) e a parità <strong>di</strong> altre variabili ** Rispetto al modello “centro” e a parità <strong>di</strong> altre variabili<br />
*** Rispetto al modello “nord” e a parità <strong>di</strong> altre variabili<br />
5. Conclusioni<br />
Con riferimento all’indagine della Banca d’Italia, in questo lavoro abbiamo<br />
cercato <strong>di</strong> determinare un modello per la stima del rischio <strong>di</strong> povertà per una<br />
famiglia <strong>italiana</strong>. Al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre le famiglie osservate fra povere e non povere<br />
si è utilizzato un criterio oggettivo in<strong>di</strong>viduando così un valore limite al <strong>di</strong> sotto del<br />
quale vengono a posizionarsi situazioni <strong>di</strong> povertà. I dati elaborati, considerando i<br />
sei anni <strong>di</strong> osservazione e la <strong>di</strong>namica dei prezzi nel tempo, hanno evidenziato<br />
come la struttura della famiglia e l’area geografica <strong>di</strong> residenza siano fattori che<br />
determinano maggiormente lo stato <strong>di</strong> povertà delle famiglie. Il pericolo povertà<br />
risulta molto più forte in famiglie con figli piccoli e con figli non percettori <strong>di</strong><br />
red<strong>di</strong>to residenti al sud Italia, mentre il fenomeno risulta meno accentuato al<br />
centro-nord Italia. Il livello d’istruzione dell’uomo e della donna, sebbene a sua<br />
volta legato alla partecipazione al mercato del lavoro, sembra influire meno sul<br />
rischio povertà, così come lo status <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorziato della donna e la componente<br />
intergenerazionale della coppia. Infine, ci sembra opportuno sottolineare che un<br />
ulteriore aspetto su cui occorrerà ragionare per migliorare l’analisi dovrà tenere<br />
conto anche della “povertà apparente”: se il costo della vita è più basso avere un<br />
basso red<strong>di</strong>to non significa necessariamente essere povero. Così come sarà<br />
opportuno considerare che la povertà non è solo un fenomeno legato<br />
esclusivamente al red<strong>di</strong>to: due famiglie possono essere classificate come povere<br />
pur accusando bisogni completamente <strong>di</strong>versi.