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rivista italiana di economia demografia e statistica - Sieds

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Volume LXIII nn. 3-4 – Luglio-Dicembre 2009<br />

critiche frequenti, specialmente riguardo all’uso del PIL pro capite, considerato<br />

“non idoneo a misurare il livello e le variazioni del benessere economico <strong>di</strong> una<br />

collettività” (Giannone, 1997) essendo la sua vali<strong>di</strong>tà limitata alla misura della<br />

“performance dell’<strong>economia</strong> <strong>di</strong> mercato” (Cheli, 2000 ).<br />

Tra gli in<strong>di</strong>catori alternativi al PIL pro capite si possono annoverare i ben noti<br />

MEW <strong>di</strong> Nordhaus e Tobin e l’ISEW <strong>di</strong> Daly e Cobb costruiti sulla base dei<br />

consumi privati riclassificati. Esiste un ampio ventaglio <strong>di</strong> possibili misure del<br />

benessere economico basate su variabili non <strong>di</strong>rettamente collegate all’offerta,<br />

come i consumi privati ponderati con un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza (Cheli, 2000).<br />

Più recente, e più comprensivo in termini della varietà <strong>di</strong> aspetti del benessere che<br />

vengono considerati in un in<strong>di</strong>catore, è l’IEWB (Index of Economic Well-Being)<br />

che nell’opinione dei fautori (Osberg e Sharpe, 2005) “fornisce un’affermazione<br />

consistente e simultanea del consumo, dell’accumulazione, della <strong>di</strong>stribuzione e<br />

della sicurezza” e colma in tal modo le lacune presentate dagli in<strong>di</strong>ci precedenti ai<br />

fini <strong>di</strong> una più completa considerazione del benessere <strong>di</strong> una società (Society’s<br />

Well-being). Tale misura, infatti, “ha <strong>di</strong>mensioni multiple” e tiene così conto delle<br />

valutazioni soggettive dei singoli in<strong>di</strong>vidui riguardo “all’importanza relativa <strong>di</strong><br />

ogni <strong>di</strong>mensione del benessere”. Sempre nell’ambito <strong>di</strong> questa prospettiva <strong>di</strong><br />

analisi, una misura alternativa all’aggregato dei consumi privati è stata saggiata<br />

facendo riferimento a quella porzione rappresentata dai consumi in “beni non<br />

strettamente necessari” nell’ipotesi che le <strong>di</strong>fferenze, e l’evoluzione temporale,<br />

degli stili <strong>di</strong> vita riflettano la <strong>di</strong>namica del processo <strong>di</strong> sviluppo” (Cuffaro et al.,<br />

2000). Tuttavia, una (parziale) revisione dei giu<strong>di</strong>zi negativi (Cheli, 2000; Merlini,<br />

2003; Lanzafame, 2006), a cui è stato soggetto l’uso del PIL p.c. ai fini della<br />

valutazione del benessere economico, ha indotto a riconsiderare l’affermazione <strong>di</strong><br />

Mamalakis (1996) per il quale tale grandezza costituisce il “migliore in<strong>di</strong>catore<br />

<strong>di</strong>sponibile dei livelli, dei tassi <strong>di</strong> crescita e delle <strong>di</strong>fferenze del benessere materiale<br />

tra le nazioni e al loro interno”.<br />

3. Analisi descrittiva dei dati<br />

Le caratteristiche strutturali dei SLL risultano particolarmente utili ai fini della<br />

valutazione delle <strong>di</strong>sparità che alcuni <strong>di</strong> essi presentano, a volte anche nell’ambito<br />

<strong>di</strong> una stessa provincia, sia a motivo dei cambiamenti delle tipologie produttive<br />

che alle connesse mo<strong>di</strong>ficazioni dei rispettivi sentieri <strong>di</strong> sviluppo economico e<br />

sociale. In questo lavoro il problema delle <strong>di</strong>suguaglianze territoriali viene<br />

affrontato secondo uno schema <strong>di</strong> analisi inquadrabile nell’ambito della teoria della<br />

crescita (Musu, 2007; Capello, 2004; Boggio et al. 2003), sulla base <strong>di</strong> un esplicito

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