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rivista italiana di economia demografia e statistica - Sieds

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80<br />

Volume LXIII nn. 3-4 – Luglio-Dicembre 2009<br />

2. Il quadro generale<br />

Il profondo cambiamento che ha interessato gli agglomerati urbani ha portato<br />

delle evidenti conseguenze come l’insorgenza <strong>di</strong> nuove sacche <strong>di</strong> povertà ed una<br />

domanda sempre crescente <strong>di</strong> accoglienza che ha determinato seri problemi sia <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>ne pubblico che <strong>di</strong> aiuto sociale. Tali nuove incombenze per le aree urbane<br />

hanno significato il dover agire su più linee, come: una prettamente infrastrutturale<br />

ed una più sociale; appare evidente, però come l’approccio ottimale da seguire in<br />

un’ottica <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> città abile nel rispondere ai continui stimoli <strong>di</strong> una<br />

competizione sempre più allargata a livello territoriale, sia quello intersettoriale 2<br />

che si pone in una posizione pressoché interme<strong>di</strong>a.<br />

Del resto, se sulla base delle teorie enunciate da A. Sen 3 sulle capabilities è<br />

possibile osservare come sia la mancanza <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> raggiungere una serie <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni e a portare ad uno stato <strong>di</strong> povertà, appare altrettanto con<strong>di</strong>visibile<br />

l’ipotesi per cui a mancare <strong>di</strong> occasioni possa anche essere un’area, ovvero: « […]<br />

la povertà è un problema delle persone, ma è anche principalmente un problema<br />

delle città e delle metropoli» (Haddock, 2004), nel senso che un’area priva <strong>di</strong><br />

alcune fondamentali opportunità può favorire l’insorgenza <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

Il forte processo <strong>di</strong> urbanizzazione che ha interessato i gran<strong>di</strong> centri urbani (si<br />

pensi che secondo la stima delle Nazioni Unite del 2004, nel 2030 il tasso <strong>di</strong><br />

urbanizzazione supererà il 60%) ha dunque portato inevitabili appesantimenti per le<br />

aree urbane, che sono <strong>di</strong>venute oggetto <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> sviluppo a livello nazionale<br />

ed internazionale. Ad esempio, nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 nella<br />

priorità 8 (che recita la <strong>di</strong>citura Competitività e attrattività delle città e dei sistemi<br />

urban)i la città è riconosciuta come centro <strong>di</strong> sviluppo economico ma anche sociale<br />

poiché è al suo interno che si riflettono più rapidamente le tendenze e le<br />

trasformazioni. All’interno del documento vengono in<strong>di</strong>viduati tre percorsi da<br />

seguire al fine <strong>di</strong> elevare la qualità della vita nelle aree urbane:<br />

- lo sviluppo ecosostenibile;<br />

- lo urban welfare;<br />

- il recupero socio-economico delle aree marginali.<br />

I PPU (Progetti Piloti Urbani) risalenti agli Anni 80, possono essere considerati<br />

un primo tentativo sperimentale che ha aperto la strada ad interventi <strong>di</strong> questo tipo;<br />

in questo caso ad essere oggetto <strong>di</strong> interesse erano i quartieri urbani degradati. Nel<br />

1994, invece, con l’avvio del progetto Urban la Commissione Europea ha dato<br />

2 Vicari Haddock (2004).<br />

3 Si rimanda a Sen A. (2000), Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza<br />

democrazia, Mondadori.

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