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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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fare grande male, che a nuy despiaceria e noceria molto. Et perché havemo nuy<br />

desiderio cha tu guarischi liberamente et che non staghi per sempre infirmo, te<br />

confortiamo ad attendere solamente a guarire et non havere altro pensiero nè affanno,<br />

imo ad darti de bona voglia et vivere alegramente, perchè, dappuoy seray bene guarito,<br />

poderay venire da nuy, et nuy poderemo recevere più servitio da ti, che se mò te volesti<br />

affannare et remanesti poi per sempre infirmo. Sichè sforzate de vivere alegramente et<br />

darti de bona voglia et attendere a guarire, che a nuy sarà più caro. Data ut supra.<br />

Bonifacius.<br />

Cichus.<br />

301<br />

Francesco Sforza scrive al me<strong>di</strong>co Sebastiano de Bassinis, che ha in cura suo fratello Corrado,<br />

d’essere contento per aver da lui inteso che Corrado sta meglio, ma che lo turba l’affanno che il<br />

fratello ha <strong>di</strong> tornare presto in campo. Come gli ha suggerito, gli scrivere <strong>di</strong> vivere serenamente<br />

e <strong>di</strong> attendere a rimettersi del tutto in salute.<br />

(1453 settembre 26, “apud Gaydum”).<br />

Egregio artium et me<strong>di</strong>cine doctori domino Sebastiano de Bassinis, <strong>di</strong>lecto nostro.<br />

Havemo recevuto la vostra lettera de dì xxiiii, per la quale ne scriveti del’essere et dela<br />

con<strong>di</strong>tione de Conrado, nostro fratello, et cetera; ala qual, respondendo, ve <strong>di</strong>cemo che<br />

havemo avuto molto caro intendere per vostra lettera intendere (a) el stato suo, et ne<br />

contentiamo ch’el staghi bene, et ne havemo piacere asay. Ma del suo affano et<br />

fantasia ne prendemo senza fallo grande <strong>di</strong>spiacere, perché, como ne scriveti, gli poria<br />

fare questo grande nocumento, ma confi<strong>di</strong>amose in la virtute vostra che gli attenderà<br />

con tale <strong>di</strong>ligentia che, quemadmodum lo ha cavato del maiore periculo, etiam lo caverà<br />

de questo, et reduceralo ala pristina salute. Nuy gli scrivemo per l'aligata como vuy ne<br />

ricordati, confortandolo a darse piacere et de bona voglia, perchè dappuoi serà ben<br />

libero se poterà condurse con nuy ad queste imprese de qua, sichè per questa attenda<br />

pure a guarire et ad darsi de bona voglia, como per quella vuy vederiti. Data ut supra.<br />

Bonifacius.<br />

Cichus.<br />

(a) Così in A.<br />

302<br />

Francesco Sforza esprime a Corrado da Fogliano la sua sorpresa per aver appreso da quanto<br />

gli hanno scritto i soldati <strong>di</strong> Melzo che essi vogliono, prima <strong>di</strong> cavalcare, essere pagati, mentre<br />

dovrebbero più degli altri essere <strong>di</strong>ponibili in questo momento in cui crede <strong>di</strong> “fracassare” i<br />

nemici. Sebbene abbia scritto ad altre truppe <strong>di</strong> mettersi subito in cammino e <strong>di</strong> passare l’Adda,<br />

anche in assenza <strong>di</strong> re Renato, vuole che Corrado pre<strong>di</strong>sponga i suoi soldati e quelli <strong>di</strong> Melzo in<br />

modo tale da potersi, al suo passaggio, affiancare il re.<br />

77v Magnifico Conrado de Foliano.<br />

1453 settembre 26, “In castris nostris apud Gaydum”.<br />

Havemo recevuto la toa lettera con la inclusa lettera, quale te hanno scripto quelli nostri<br />

soldati da Melzo, et inteso quanto tu et loro scriveti, <strong>di</strong>cemo che ne maravigliamo che Ii<br />

tuoi soldati fazano <strong>di</strong>fficultà nel cavalchare, como per Ie nostre havemo scripto, con <strong>di</strong>re<br />

che vogliono <strong>di</strong>nari, et cetera, perchè loro doveriano essere più solliciti che Ii altri tuti,<br />

maxime in questo tempo nel qual speramo fracassare Ii nostri inimici. Per la qual cosa<br />

volemo che, recevuta questa, subito gli fazi mettere in or<strong>di</strong>ne senza alcuna per<strong>di</strong>tione<br />

de tempo per venirsene via de tracta. Et non obstante che per l'altre nostre habiamo<br />

scripto che venghono via subito et che passana de qua da Adda, etiam se la mayestà<br />

del re Renato non havesse passato; ma volimo bene che metti tal or<strong>di</strong>ne che <strong>di</strong>cti toy<br />

soldati, et cossì quelIi nostri sonno a Melzo, ali quali scrivemo che stiano talmente in<br />

puncto et apparechiati che, como (a) passarà il prefato serenissimo Re, loro anchora in<br />

quelo dì medessimo possano passare. Et cerchi ciò metteli tale pensiero che non<br />

segua veruno manchamento, avisandoti che a <strong>di</strong>cti soldati da Melzo scrivemo in simile

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