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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Havemo recevuto le vostre lettere per le quali ne significate de mali portamenti de<br />

quelle nostre gente stano logiate in Giaradada, recordando alcuni damni in speciali facti<br />

per quelle de Colella de Napoli; ale quali, respondendo, <strong>di</strong>cemo che ultramodo ne<br />

rencresce se hanno facto cosa alcuna ve rincresca a vuy, né habiano damnezato alcuni<br />

delli vostri, li quali intendemo omniamente siamo ben veduti et tractati, como li nostri<br />

propri. Et con questa ferma opinione et con questo effecto havemo facto pace sincera<br />

et perfecta con la illustrissima signoria; et non potresti havere facto maiore piacere che<br />

avisarne de questo aciò le possiamo fare le debite provisioni, avisandove et<br />

certificandove et che, venendo qui quelli vostri, quali <strong>di</strong>ceti essere damnezati e quello<br />

spoliato dela capa, gli faremo fare tale restauro ch’el non gli mancarà niente. Ultra ciò<br />

havemo scripto quanto ne é parso a quelle nostre gente et in modo che credemo<br />

viverano honestamente e staranno neli termini; e quando non lo faciano et ne siamo<br />

avisati, gli faremo vedere che non faranno bene. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

1388<br />

Francesco Sforza richiama il capitano del <strong>di</strong>vieto dell’Oltrepo pavese e Bertolucio da Gubbio,<br />

commissario sopra gli alloggiamenti dei cavalli nel Pavese, al rispetto delle lettere loro inviate<br />

dalla sua consorte su richiesta <strong>di</strong> Giovanni e fratelli Beccaria <strong>di</strong> Pavia. Vuole, perciò, che si<br />

faccia quanto richiesto da sua moglie, sia per la tassa dei cavalli che per altro, e provvedano che<br />

i cavalli assegnati ai supplicanti siano <strong>di</strong>stribuiti a coloro ai quali spettano.<br />

1454 maggio 13, Milano.<br />

Capitaneo nostro devectus Papiensis Ultrapadum ac Bertolutio de Eugubio,<br />

commissario nostro super alogiamentis equorum in Papiense.<br />

Con gran<strong>di</strong>ssima admiratione et <strong>di</strong>splicenza havemo inteso che ve fati <strong>di</strong>fficile in<br />

observare et exequire le lettere ve ha scripto la illustrissima madona nostra consorte ad<br />

instantia delli nobili Zohanne et li fratelli de Becaria, nostri cita<strong>di</strong>ni de Pavia <strong>di</strong>lecti. Et<br />

pertanto ve comandamo expressus et volimo che observati et fate observare et<br />

mandare ad effecto le prefate lettere dela nostra illustrissima consorte, tanto per<br />

respecto ale taxe de cavalli, quanto per altra casone, perché inten<strong>di</strong>amo che le <strong>di</strong>cte<br />

lettere siano non altramente observate quanto le nostre proprie; et in questo non gli fati<br />

<strong>di</strong>fficultà veruna, providendo etiam che quelli cavalli gli sonno dati ad essi supplìcanti,<br />

siano <strong>di</strong>stribuiti et dati ad chi spectano debitamente, como é la nostra intentione. Data<br />

Me<strong>di</strong>olani, xiii maii 1454.<br />

Thomax de Angelis.<br />

Cichus.<br />

1389<br />

Francesco Sforza richiama i Rettori <strong>di</strong> Bergamo all’osservanza del ventiduesimo capitolo della<br />

pace con Venezia in cui si contempla che siano assolti da ogni fallo commesso in guerra tutti gli<br />

uomini restituiti alla signoria <strong>di</strong> Venezia, ciò che detti Rettori non praticano con gli uomini <strong>di</strong><br />

Comenduno con la pretesa <strong>di</strong> costringere detti uomini a pagare i danni patiti dalle genti d’arme<br />

quando le forze sforzesche si impossessarono del luogo e gli uomini del posto si sottomisero al<br />

dominio sforzesco.<br />

373v Rectoribus Bergami.<br />

1454 maggio 13, Milano.<br />

Neli capituli dela pace novamente contracta et conclusa fra la illustrissima signoria de<br />

Venesia et nuy se contene como tuti l’homini et terre da fir restituiti per nuy ala prelibata<br />

signoria debiano essere absolti et senza pena, et liberamente liberati da ogne fallo et<br />

delicto per loro commisso in la presente guerra contra essa signoria in favore nostro,<br />

como più largamente intenderiti per la copia del vigesimo secundo capitulo, quale ve<br />

man<strong>di</strong>amo in questa nostra inclusa. Et perché inten<strong>di</strong>amo che ad instantia d’alcuni delle<br />

zente d’arme della prefata signoria, quale se trovavano essere nel loco da Comenduno,

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