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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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828<br />

Francesco Sforza comanda a Gracino da Pescarolo e al referendario <strong>di</strong> Pavia <strong>di</strong> ingiungere ai<br />

dazieri <strong>di</strong> Pavia <strong>di</strong> restituire a Giovanni Zuffo la biada, che gli è stata sequestrata negando che<br />

essa servisse per l’esercito, perchè esso è <strong>di</strong>sseminato in vari posti. Inoltre, detti dazieri hanno<br />

eccepito che la lettera <strong>di</strong> accompagnamento era stata falsificata perchè aveva delle raschiature.<br />

La lettere falsa non era e le raschiature furono fatte dallo srittore della lettera.<br />

Le biade servono all’esercito e il duca le fa condurre lì per “monitione”, e le genti che sono nel<br />

Bresciano si portano lì per rifornirsi.<br />

1454 gennaio 28, Cremona.<br />

Domino Gracino de Piscarolo et referendario nostris Papie.<br />

Iohanne Zuffo, presente exibitore, n’ha <strong>di</strong>cto che facendo condure certa quantita de<br />

biave a questa nostra cità per uso munitione del’exercito nostro sotto nostra licentia,<br />

per Ii daciarii de quella cità gli è stato arestato quella soa biava, opponendoli che la<br />

littera è falsificata et raspata, et che mò non bisogna piu biave per lo exercito nostro,<br />

perché le nostre gente sonno sparse in qua et in là aIe stantie. Et perchè non è vero<br />

che la littera sia falsificata et quella raspatura, che l’ha, gli la fece el scriptore che (a)<br />

fece la littera, et poi Ie biave faciamo condure <strong>di</strong> qua sonno per uso et monitione del<br />

nostro exercito che per ben Ie gente nostre non siano insieme, tamen volimo che al<br />

tempo de ussire in campo se trovi questa nostra cità fomita, et poi Ie nostre gente<br />

sonno in Bressana tuti vegnano qui per biave, che se gli mancasseno non gli poriano<br />

stare, volimo et ve coman<strong>di</strong>amo che, subito havuta questa, faciate relaxare al <strong>di</strong>cto<br />

Iohanne la soa biava liberamente et Ii amoniti non faciano più simile cose perchè ne<br />

turbaressemo con loro; et questo faciati senza exceptione alcuna. Data Cremone, xxviii<br />

ianuarii 1454.<br />

Marcus.<br />

Cichus.<br />

(a) Segue la depennato.<br />

829<br />

Francesco Sforza scrive a Francesco de Giorgiis <strong>di</strong> non dare motivo a Onofrio Bevilacqua <strong>di</strong><br />

lamentarsi perchè i suoi uomini vengono gravati <strong>di</strong> 12 cavalli e <strong>di</strong> 15 bocche, mentre nel passato<br />

gliene venivano dati solo sei.<br />

Nello stesso giorno si scrive a Iacobo <strong>di</strong> Piacenza <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> accontentare Giovanni della<br />

Guar<strong>di</strong>a de Resto dei 25 ducati.<br />

225r Francisco de Georgiis.<br />

(1454 gennaio 28, Cremona).<br />

El spectabile conte Honofrio <strong>di</strong> Bivilaque se lamenta che aIi suoi homini se vole dare<br />

graveza per XIII cavalli et XV boche et che per lo passato non gli sonno dati se non sey<br />

cavalli; et molto se ne dole. Pertanto volimo habii advertentia in questo facto a non<br />

gravarli ultra el dovere e l’usato et fare per modo ch’el non habia legitima casone de<br />

lamentarse. Data ut supra.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

Die suprascripto.<br />

Scriptum fuit domino Iacobo de Placentia quod satisfatiat Iohanni dela Guar<strong>di</strong>a de<br />

Resto quod ab eo habere debet ex ducatis XXV et eum contentum fatiat ita quod<br />

querella<strong>di</strong> amplius caua removatur.<br />

Christoforus.<br />

Cichus.

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