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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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534<br />

Francesco Sforza impone al luogotenente <strong>di</strong> Piacenza <strong>di</strong> consegnare i genovesi lì detenuti<br />

Raffaele Adorno e Baldassarro Fornaro nel modo che in<strong>di</strong>cherà Andrea da Birago.<br />

145v Locumtenenti nostro Placentie.<br />

(1453 novembre 19, “contra Urceas Novas”).<br />

Deliberamo, et così ve comettiamo et volemo che debiati consegnare domino Raphael<br />

Adorno et Baldesaro Fornaro, Zenoesi Iì destenuti, et farne <strong>di</strong>sponere como et quello<br />

ve scriverà el spectabile Andrea da Birago, <strong>di</strong>lectissimo nostro. Data ut supra.<br />

Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

535<br />

Francesco Sforza comunica a Ettore Vallisnera, rettore dell’abbazia <strong>di</strong> Cerreto che,<br />

contrariamente a quello da lui segnalatogli, il monsignore vicecancelliere è morto.. Quanto ai<br />

suoi massari, lascia a loro la scelta <strong>di</strong> dove vogliono <strong>di</strong>morare, ma con l’avvertenza che, fatta<br />

una opzione, quella devono poi mantenere.<br />

(1453 novembre 19, “contra Urceas Novas)”.<br />

Dilecto amico nostro carissimo Hectori Vallisnere, rectori abbatie Cereti Laudensis.<br />

Havendo recevuto vostre lettere per le quali ne scriveti che lo reveren<strong>di</strong>ssimo<br />

monsignore vicecancellero era meliorato, per certo ne haveressemo recevuto singulare<br />

piacere, ma ve avisamo che havemo inteso per lettere fide<strong>di</strong>gne che la signoria sua<br />

passò de questa presente vita a XXX del passato; del che havemo recevuto<br />

singolarissimo cordoglio e tale che non potressemo <strong>di</strong>re né scrivere ma, considerato<br />

che è cosa naturale, ve confortiamo ad havere pacientia. Respondendo al’altre parte de<br />

vostre lettere ve rengratiamo e, quanto ala parte delli vostri massarii dell’abatia, siamo<br />

contenti che, a suo piacere, se reducano in le parte nostre et che ellezano quella<br />

stantia che gli piacerà con questa con<strong>di</strong>tione che non ritornano delà, aut volendo stare<br />

dal canto dellà non praticano dal canto nostro, como più largamente scrivemo de<br />

questo al nostro locumtenenti Laude, col quale ve potriti intendere. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

536<br />

Francesco Sforza scrive al commissario Francesco Giorgio e al familiare ducale Raffaele de<br />

Pugnelis che gli uomini <strong>di</strong> Casteggio si <strong>di</strong>cono impossibilitati a fornire i duecento sacchi <strong>di</strong><br />

frumento loro imposti, perchè il raccolto non ha consentito loro <strong>di</strong> averne a sufficienza per il loro<br />

uso. Il duca riba<strong>di</strong>sce loro <strong>di</strong> attenersi a quanto ha detto <strong>di</strong> pigliare dagli uomini “quello vogliono<br />

dare de loro bona volontà.”<br />

(1453 novembre 19, “contra Urceas Novas”).<br />

147r Francisco Georgio, comissario, et Raphaeli de Pugnelis, familiari nostro.<br />

Dilecti nostri, perchè quelli da Chiastezo se gravano che Ii hay ti, (a) Francesco Zorzi,<br />

imposti una prestanza et graveza de docento sachi de fromento, li quali <strong>di</strong>chono essere<br />

inhabili ad poterlo fare per Ia mala con<strong>di</strong>tione hanno havuta per Ia quale non hanno<br />

recolto ad sufficientia per uso Ioro, de che ve <strong>di</strong>cemo che vogliati havere respecto ala<br />

con<strong>di</strong>tione del luoco, et non vogliati agravarli più che siano agravati Ii loro vicinii<br />

circonstanti, et fati per modo non habiano casone de gravarse più de voy; et fate per<br />

modo che <strong>di</strong>cti homini non se possano per niente gravare, che sapeti ve habiamo <strong>di</strong>cto<br />

se piglia daIi homini queIIo vogliono dare de loro bona voluntà, et non altramente; et<br />

così volemo che fazati. Data ut supra.<br />

Ser Iohannes.<br />

Cichus.

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