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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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348<br />

Francesco Sforza assicura Francesco Biscossa, cancelliere <strong>di</strong> suo fratello Corrado, <strong>di</strong> aver<br />

provveduto, aderendo alla sua richiesta, che i 300 ducati assegnati a Corrado fossero in oro.<br />

1453 ottobre 6, “apud Gaydum”.<br />

103r Francisco Biscosse, cancellario magnifici Conra<strong>di</strong>, germani nostri.<br />

Inteso quanto ne scrive che per supplire ali bisogni de Conrado, nostro fratello, voliamo<br />

essere contenti et or<strong>di</strong>nare che quelli trecento ducati, quali havemo scritto siano dati a<br />

Conrado, nostro fratello, gli siano numerati a ragione d'oro, restamo contenti de farlo, et<br />

così scrivemo per Ie alligate aIi Maystri del’intrate nostre che gli faciano numerare a<br />

oro. Farali adoncha presentare le lettere. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

349<br />

Francesco Sforza or<strong>di</strong>na al luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> che, anzichè essere cacciata <strong>di</strong> casa,abbia<br />

“una camera con tanta habitatione” la donna del suo famiglio Galasso da Recanati, tanto più che<br />

lui è con il duca al campo.<br />

Locumtenenti Laude.<br />

1453 ottobre 6, “apud Gaydum”.<br />

Se è gravato con nuy Galasso da Recanati, nostro fameglio, che gli vole essere cazata<br />

de casa una sua femina, quale ha in quella nostra cità, che non ne pareria né honesto<br />

né ragionevele, stanto luy qua in campo con nuy. Pertanto volemo che prove<strong>di</strong>ati<br />

omnino che non sia cazata, anzi gli sia reservata una camera con tanta habitatione che<br />

gli possa habitare. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

350<br />

Francesco Sforza comanda a Morello da Parma <strong>di</strong> restituire, come già gli ha imposto, i denari<br />

che lui aveva fatto pagare a una nave <strong>di</strong> Bene<strong>di</strong>no del Mora da Cremona che conduceva<br />

mercanzie a Crema sotto salvacondotto ducale<br />

Domino Morello de Parma.<br />

1453 ottobre 8, “ex castris apud Gaydum”.<br />

Miser Morello, per un'altra nostra te havimo scripto che certi denari che ti havivi facto<br />

pagare ad una nave de Bene<strong>di</strong>no del Mora da Cremona, che conduceva certe<br />

mercantie ad Crema socto nostro salvoconducto, che nostra intentione era che fussero<br />

restituito et che volevamo gliIi restituissi (et fin qui non pare ne habbi facto cosa alcuna,<br />

del che ne meravigliamo assay), pertanto volimo che senza exceptione alcuna ti <strong>di</strong>bbi<br />

per omni modo restituire <strong>di</strong>cti denari al <strong>di</strong>cto Bene<strong>di</strong>no del Mora, overo ad qualunqua lui<br />

mandasse con la presente. Et questo volimo non sia fallo. Ex castris, viii octobris 1453,<br />

apud Gaydum.<br />

Iohannes.<br />

351<br />

Francesco Sforza scrive a Pietro da Lonate, che se dal primo giorno avesse imprigionato un suo<br />

uomo e fatta la imposizione, <strong>di</strong> cui gli ha scritto, a tutti i suoi uomini e a quelli dei suoi consorti,<br />

essi avrebbero “integramente facto,el debito suo”. Agisca, perciò, insieme con Ludovico da<br />

Bologna e Antonio da Landriano in modo che tutti i debitori delle tasse dei cavalli e del<br />

carriaggio paghino il dovuto. L’atteggiamento suo con i masna<strong>di</strong>eri è semplice: presone uno, lo<br />

impicchi, come ragione vuole e non ne <strong>di</strong>a più molestia al duca.

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