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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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quanto ancora spetta della loro composizione allegando <strong>di</strong> esserne impossibilitati se prima non<br />

riscuotono i denarii che vantano qua e là, oltre a quelli che loro devono coloro che sono sulle<br />

terre <strong>di</strong> donna Luchin. Pretese che contrad<strong>di</strong>conoi all’accordo avuto con gli ebrei <strong>di</strong> prima pagare<br />

e <strong>di</strong> aver poi il supporto ducale per l’acquisizione dei loro cre<strong>di</strong>ti. Il duca gli or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> imprigionare<br />

il mercante ebreo al suo arrivo a Cremona e l’ebreo Manno <strong>di</strong> Pavia, ai qualii ha scritto <strong>di</strong><br />

portarsi da lui. Li trattenga con quelli <strong>di</strong> Piacenza fino a che non abbiano sborsato il rimanete<br />

della composizione dovuta. Scrive a donna Luchina <strong>di</strong> intervenire perchè gli ebrei delle sue terre<br />

si portino da lei a fare il loro dovere, oppure paghi lei.<br />

Iacobo Bocatio.<br />

(1453 <strong>di</strong>cembre 17, “apud Marchariam”).<br />

Havemo inteso quello ne scrive dela tar<strong>di</strong>tà, quale usano li hebrei de quella cità in<br />

pagare lo resto delli <strong>di</strong>nari dela compositione et deIe rasone, quale allegano de poderte<br />

spazare de presente se non vanno scodando Ii <strong>di</strong>nari de qua et de là, et se quelli che<br />

stanno in le terre de madona Luchina et altroe non pagano la parte soa. Et<br />

respondendote, <strong>di</strong>cemo che molto ce maravigliamo delli facti loro, perchè loro forono<br />

quelli che ne promessero sborsare tuti li <strong>di</strong>cti <strong>di</strong>nari fin a callende proximo passato et<br />

nuy gli promissemo de dargli poy ogni favore a retrarla dali altri che, adunche li<br />

habbiamo aspectati fin al dì de hozi, et che anchora voglino menare più in longo questa<br />

exbursatione, non lo volimo patire per modo alcuno. Però te comettemo et volemo che,<br />

venendo lì marcadante hebreo in Cremona et Manno hebreo a Pavia, ali quali havemo<br />

scripto che subito vengano a parlare techo, Ii debii destenire tuti insieme con quelli altri<br />

da Piasenza et non relaxarli fin a tanto che habiano exborsato tuto el <strong>di</strong>cto resto<br />

secundo la <strong>di</strong>cta compositione havuta; et in questo non sia fallo alcuno, avisandoli però<br />

che, pagati Ii <strong>di</strong>cti <strong>di</strong>nari, nuy gli daremo ogni favore expe<strong>di</strong>ente per retrare Ia parte che<br />

tocha aIi altri. Scrivemo però a madona Luchina debia provedere che Ii ebrei quali<br />

stano in Ie terre soe, overo vengono a fare lo dovere suo, overo paghi ley. Sforzati mò<br />

de spazare questa cosa con ogni celerità possibile, perchè nuy aspectiamo de hora in<br />

hora questi denari. Data ut supra.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

666<br />

Francesco Sforza or<strong>di</strong>na a donna Luchina <strong>di</strong> non frapporre alcuna <strong>di</strong>fficoltà alle <strong>di</strong>sposizioni<br />

ducali e, perciò, o lascia che l’ebreo vogherese Angelo vada a Piacenza per provvedere al<br />

versamento dei denari destinati al duca, o assolve lei personalmente tale onere.<br />

174v Magnifice domine Luchine.<br />

(1453 <strong>di</strong>cembre 17, “apud Marchariam”).<br />

Essendo rechiesto Angelo hebreo, habitaore de Vogera, dali ebrei de Piasenza che’l<br />

dovesse andare da loro per mettere or<strong>di</strong>ne ala satisfactione de certi <strong>di</strong>nari quali debeno<br />

pervenire in nuy segondo certa compositione havuta, inten<strong>di</strong>amo che vuy gli haviti<br />

prohibito la <strong>di</strong>cta andata, de che ce maravigliamo perché dove va el facto nostro non<br />

doveresti zà fare tale inhibitione; pertanto ve confortiamo, caricamo et stringemo<br />

debbiati provedere che’l <strong>di</strong>cto Angelo vada a fare el dovere suo, overo, quando non<br />

volesti che gli andasse, vogliati vuy pagare la parte che gli tocha delli <strong>di</strong>cti <strong>di</strong>nari,<br />

perché I’è omnino necessario che’l se facia o l'uno o l'altro. Data ut supra. Duplicata<br />

xviiii decembris 1453.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

667<br />

Francesco Sforza risponde al figlio Galeazzo, che ha perorato la liberazione <strong>di</strong> Gabriele da<br />

Brena, che penserà lui, a tempo opportuno, a rilasciarlo. Sollecita il figlio a redarguire in modo<br />

tale chi gli insuffla tali propositi da <strong>di</strong>stoglierlo <strong>di</strong> suggerirgliene altri in futuro.<br />

Con le debite variazioni si è del pari scritto alla suocera ducale, donna Agnese.

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