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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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1456<br />

Francesco Sforza vuole che Teseo da Spoleto induca gli uomini <strong>di</strong> Borgonovo Piacentino a<br />

pagare l’arretrato della tassa da loro dovuta. Altrettanto costringa a fare gli uomini <strong>di</strong><br />

Castell’Arquato per accontentare Tiberto Brandolini dei 1500 ducati che gli sono dovuti.<br />

390v Theseo de Spoleto.<br />

1454 maggio 25, Milano.<br />

Perché l’homini de Borgonovo de Piasentina sonno debitori dela taxa, como tu say, te<br />

comettemo et volemo li debii astrenzere con tuti quelli mo<strong>di</strong> te pareranno expe<strong>di</strong>enti a<br />

pagare tuto quello debeno dare per lo tempo passato, senza altra <strong>di</strong>latione et<br />

exceptione alcuna; delli quali <strong>di</strong>nari faray satisfare ad chi sonno assignati. Similmente<br />

volimo che tu debii astrenzere l’homini de Castelarquate a pagare ancora loro tuto<br />

quello debeno dare per <strong>di</strong>cta casone da qui indetro; et delli <strong>di</strong>nari debeno dare, faray<br />

satisfare al magnifico domino Thiberto delli milli cinquecento ducati gli sonno stati<br />

assignati aciò se ne possa a<strong>di</strong>utare in li termini et como per altre te havemo scripto. In<br />

la qual cosa li <strong>di</strong>cti homini de Castelarquate non debeno fare <strong>di</strong>fficultà alcuna,<br />

considerato che per l’avenire non haveranno più graveze de taxe, nì <strong>di</strong> carrezi. Data<br />

Me<strong>di</strong>olani, <strong>di</strong>e xxv maii 1454.<br />

Irius.<br />

Cichus.<br />

1457<br />

Francesco Sforza comunica a donna Luchina dal Verme che il cancelliere ducale Facino da<br />

Fabriano gli ha fatto sapere che lei ritiene giusto che il fatto <strong>di</strong> Leone de Arcelli per la decima<br />

della sala venga valutato da un valent’uomo non sospetto dalle parti. Siccome la faccenda si<br />

trascina da molto tempo, il duca la sollecita a volerle porre fine.<br />

Magnifice domine Luchine de Verme.<br />

(1454 maggio 25, Milano).<br />

Tra l’altre cose n’ha referito Facino da Fabriano, nostro cancellero, per parte vostra si é<br />

che la magnificentia vostra nel facto <strong>di</strong> Leone de Arcelli per la decima della sala, tanto<br />

vole quanto é iusto et rasonevele, et é contenta che questa cosa se veda per qualche<br />

valenthomo non respecto ala magnificentia vostra, né a luy; il che commendamo et<br />

parne bene facto et cosa assay ragionevele. Ma perché questa cosa é hormay tanto<br />

tempo cominciata, che doveva essere finita, 391r confortiamo la magnificentia vostra<br />

ad ponerli fine et presto, senza menarla più ala longa, et che Leone non ce <strong>di</strong>a più<br />

molestia de ciò, ch’el tempo recercha expe<strong>di</strong>tione et non longheza. Data ut supra.<br />

Ser Facinus.<br />

Cichus.<br />

1458<br />

Francesco Sforza scrive ai consoli, al comune e agli uomini <strong>di</strong> Varzi che, volendo togliere al<br />

podestà ogni motivo <strong>di</strong> lamentela per non ricevere il suo salario, aveva <strong>di</strong>sposto ch’egli venisse<br />

accontentato ogni mese con le condanne, come si usava al tempo <strong>di</strong> Filippo Maria Visconti.<br />

Il podestà gli ha obiettato che per la loro durezza e inobbe<strong>di</strong>enza, tale <strong>di</strong>sposizione non sarebbe<br />

stata efficace. Il duca <strong>di</strong>spone allora che si eleggano tra loro 12 uomini dabbene che, a ogni<br />

richiesta del podestà, facciano l’esazione <strong>di</strong> quanto é pertinente al suo salario.<br />

Consulibus, comuni et hominibus Varcii.<br />

(1454 maggio 25, Milano).<br />

Per tolere materia al nostro potestà de quella terra de lamentarse ogne dì ch’el non pò<br />

essere pagato del suo salario, como se convene, havemo preso questo or<strong>di</strong>ne, cioé<br />

ch’el se debia pagare ogne mese della condemnatione, et eo modo et forma che se

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