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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Potestati et referendario nostris Papie.<br />

Non possemo fare che non ne maravigliamo et anche dogliamo de quella nostra<br />

comunità; et anche più ne pare da dolere de vuy che, havendo l’altri nostri sub<strong>di</strong>ti de<br />

qualunque minimo loco, nonché de cità, posto or<strong>di</strong>ne al pagamento del carezo del<br />

castello et anche pagato, quelli della provisione lì ancora non gli hanno posto or<strong>di</strong>ne, né<br />

facto provisione alcuna, como se vivesseno senza leze, la qual cosa non intendemo<br />

comportare. E pertanto volimo et te comettemo che debiati servare ogne vostro<br />

expe<strong>di</strong>ente perché pagano con effecto, e non de parole, aciòche Filippo d’Ancona,<br />

quale man<strong>di</strong>amo lì per questa casone, non ritorna adreto senza <strong>di</strong>nari, como ha facto<br />

altre volte, de che non potressemo se non imputare vuy et la vostra negligentia. Data<br />

Me<strong>di</strong>olani, x maii 1454.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

1369<br />

Francesco Sforza rimprovera i presidenti agli affari <strong>di</strong> Pavia per il mancato pagamento del<br />

carriaggio del castello.<br />

Facciano in modo che Filippo d’Ancona non ritorni ancora in<strong>di</strong>etro a mani vuote.<br />

1454 maggio 10, Milano.<br />

Presiden<strong>di</strong>bus negociis comunitatis civitatis nostre Papie.<br />

Non possimo fare che non se maravigliamo et dogliamo de vuy che ancora non habiati<br />

posto or<strong>di</strong>ne al pagamento del carezo del castello, non siando alcuni altri quali non<br />

habiano pagato, aut posto or<strong>di</strong>ne al pagamento. Pertanto denuo vero reman<strong>di</strong>amo lì<br />

Filippo de Ancona per li denari 368v del <strong>di</strong>cto carezo, al quale ve caricamo che debiate<br />

dare tal spazamento con effecto che non habiamo casone de lamentarse et dolerse de<br />

vuy; ne credevamo che a simile debito dovesti aspectare tanti stimuli. Data Me<strong>di</strong>olani, x<br />

maii 1454.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

1370<br />

Francesco Sforza deplora gli armigeri ducali Vicino Pietro Albanese e Antonello Guercio per i<br />

danni da loro causati e li rampogna in particolare per avere ultimamente lasciato i loro<br />

alloggiamenti ed essersi portati a Corte, ove hanno fatto pascolare i loro cavalli, segate l’erbe<br />

dei prati e ammazzato bestiame dei locali. Comanda loro <strong>di</strong> abbandonare quel posto e <strong>di</strong> far<br />

ritorno ai loro alloggiamenti non dando più motivi <strong>di</strong> lagnanze, perché, altrimenti, interverrà con<br />

punizioni che saranno d’esempio a tutta la Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Nel giorno suddetto si é scritto a Teseo da Spoleto <strong>di</strong> andare dal duca.<br />

Nel predetto giorno furono fatte lettere credenziali a Marco Corio per i comuni e gli uomini e gli<br />

armigeri sistemati a Caravaggio, Rivalta, Fontanella, Covo e Antignago.<br />

(1454 maggio 10, Milano).<br />

Vicino Petro Albanesio, Cole et Antonello Guercio, armigeris nostris.<br />

Nuy havemo ogni dì lamente deli facti vostri delli danni et rencrescimenti che faceti et<br />

delli deshonesti mo<strong>di</strong> che teneti con ogniuno, et che mò novamente ve siate levati con li<br />

cavalli dali logiamenti vostri et andati <strong>di</strong>scorrendo per tuto, et maxime al luoco de Corte<br />

dove vuy faceti pascere li cavalli, segare herbe de prati et robbare li homini nostri et<br />

amazare le loro bestiame, et che non haveti più respecto che se fusseno in terreno de<br />

inimici; dela qual cosa havemo tanto despiacere quanto potessemo havere de<br />

alcun’altra cosa. Pertanto ve <strong>di</strong>cemo et coman<strong>di</strong>amo che, per quanto haveti cara la<br />

gratia nostra, che subito, havuta questa, senza alcuna <strong>di</strong>mora ve levati da esso loco de<br />

Corte et tornati ali logiamenti che ve sonno stati assignati, et da mò inanzi non teneti<br />

più simili mo<strong>di</strong>, avisandove che la prima volta haveremo una minima lamenta delli facti

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