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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Antonio da Fabriano, pienamente ve havemo scripta la voluntà e parere nostro circha Ii<br />

mo<strong>di</strong> haveti a tenere in fare che ogniuno faza el debito suo; sichè per questa non se<br />

extenderemo in <strong>di</strong>re altro, se non che te caricamo et stringemo quanto possiamo che<br />

con ogni toa industria, solicitu<strong>di</strong>ne et presteza te sforzi de exequire quanto in essa se<br />

contene; et de questo facto, per Dio, non ne daray a nuy più molestia veruna poychè<br />

hay la intentione nostra. Circha Ii <strong>di</strong>cti da Viguzolo, o per la via de Conrado, nostro<br />

fratello, o per qualunque altro modo meglio te parerà, vogli fare che ad ogni modo<br />

fazano el debito loro. Data ut supra<br />

Leonardus.<br />

Iohannes.<br />

206<br />

Francesco Sforza concede al commissario <strong>di</strong> Tortona, che gli ha segnalato l’insufficienza in<br />

quella posta dei cavallari, <strong>di</strong> assumerne uno e, presolo, gliene segnali i dati e il giorno della sua<br />

presa <strong>di</strong> servizio per poterne fare la iscrizione. Gli raccomanda una maggiore velocità <strong>di</strong><br />

trasmissione sia delle lettere <strong>di</strong>rette ad Alessandria che quelle trasmesse da Alessandria,<br />

avvertendo che queste devono passare <strong>di</strong>rettamente da Piacenza.<br />

Referendario Terdone.<br />

(1453 settembre 3, “apud Gaydum”).<br />

Havemo recevuto la toa lettera per la quale ne advisi che li cavalari nostri sonno lì non<br />

possino supplire a quella posta et che bisogneria gli fosseno più, al che, respondendo,<br />

te <strong>di</strong>cemo che siamo contenti gli ne acresse un altro el quale, acresciuto gli lo haveray,<br />

volimo ne debbe mandare el debito suo et lo <strong>di</strong> l’haveray tolto ali nostri servicii, aciochè<br />

possiamo far fare la littera della scriptione sua. Apresso volemo che curi con ogni<br />

<strong>di</strong>ligentia et sollicitu<strong>di</strong>ne che tanto Ie lettere nostre scrivemo in Alexandria, quanto<br />

quelle de Alexandria che sonno scrite a nuy, va<strong>di</strong>no et venghano presto; et questo<br />

<strong>di</strong>cemo perchè fin in quest’hora Ie <strong>di</strong>cte lettere sonno andate et venute tarde, et quello<br />

venghino a nuy, volimo Ie mande drito per la posta de Piasenza. Et fa che Ii sia havuta<br />

per l’avenire altra cura (a) in mandarle subito e senza <strong>di</strong>mora che non e stato facto da<br />

qui indreto.Data ut supra.<br />

(a) cura in interlinea su via depennato.<br />

207<br />

Francesco Sforza avverte Giovanni Todeschini che se a Ianucio da Lecio e ad alcuni uomini<br />

d’arme occorrerà <strong>di</strong> lasciare dei cavalli, vi si provveda per l’alloggiamento.<br />

55v Iohanni Todeschini.<br />

1453 settembre 4, “ex castris nostris felicibus apud Gaydum”.<br />

Perchè pur serà necessario al strenuo Ianucio da Lecio et alcuni altri homini d’arme<br />

lasare Iì alcuni cavali, volimo servi modo cum quelli homini che gli provedano de<br />

allogiamento; e questo non manchi se tu hay volia far cosa che ne piaqua. Ex castris<br />

apud Gaydum, iiii septembris 1453<br />

Iacobus.<br />

Cichus.<br />

Francesco Sforza risponde alla moglie che i dubbi del doge <strong>di</strong> Genova e del suo cancelliere<br />

Leonardo da Pietrasanta non hanno più ragione <strong>di</strong> essere perchè il Delfino se n’è andato via.<br />

Non ha nulla da <strong>di</strong>rle in merito alla lettera <strong>di</strong> Lanzalotto.<br />

Ai confinati ad Alessandria e a Castellazzo promette il ritorno a casa dopo che re Renato se ne<br />

sarà andato da Alessandria e la sua gente avrà lasciato Castellazzo.<br />

Faccia intendere ai marchesi <strong>di</strong> Varzi che devono pagare il castellano.<br />

Saprà <strong>di</strong>rettamente dalle lettere <strong>di</strong> maestro Benedetto quello che lei sperava <strong>di</strong> intendere tramite<br />

il cancelliere. Lui, duca, sta bene e altrettanto spera <strong>di</strong> lei e dei figlioli.<br />

(1453 settembre 4, “apud Gaydum”).

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