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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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<strong>16</strong>54<br />

Francesco Sforza avverte gli armigeri sistemati a Salle <strong>di</strong> astenersi dal recar danno alle biade e<br />

ai frutti dei suoi sud<strong>di</strong>ti, minacciandoli, altrimenti, <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti punitivi. Esige, poi, che quelli<br />

che alloggiano fuori posto, si portino nei luoghi loro fissati.<br />

Armigeris logiatis in terra nostra Sallarum.<br />

(1454 luglio 1, Milano).<br />

Havemo inteso con grande <strong>di</strong>splicentia che vuy ve portate molto sinistramente et<br />

<strong>di</strong>shonestamente in damnezare li nostri sub<strong>di</strong>ti in le loro biave et fructi; la qual cosa non<br />

intendemo comportare per alcuno nostro. Et volimo stati contenti del dovere vostro,<br />

secundo l’or<strong>di</strong>ni nostri, avisandove et certificandove che, non abstinendove da <strong>di</strong>cti<br />

damni, ne faremo tale evidentia ch’el parerà siamo mal (a) contenti de vuy, avisandove<br />

che non volimo che quelli de vuy quale alogiano lì senza l’or<strong>di</strong>ne nostro et che non<br />

hanno il suo deputato logiamento lì, gli stiano per modo alcuno, anzi va<strong>di</strong>no ali loro<br />

logiamenti deputati. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

(a) mal in interlinea.<br />

<strong>16</strong>55<br />

Francesco Sforza scrive a Marco Corio <strong>di</strong> piacergli che parte della sua gente sia passata e crede<br />

che domani ne passerà dell’altra. Gli <strong>di</strong>ce che verranno pure i condottieri che sono qui per<br />

portar via i loro soldati. Si <strong>di</strong>ce sorpreso della vociferazione comunicatagli che, cioé, egli intenda<br />

cedere la Geradadda a Venezia, perché, data l’amicizia con detta Signoria, ritiene che lei non<br />

solo non pretenderà un minimo lotto <strong>di</strong> terra, ma gliene darà del suo. Certo <strong>di</strong> ciò, gli concede <strong>di</strong><br />

mostrare la presente lettera ai creduli <strong>di</strong> tale chiacchiera.<br />

441v Marco de Coyris.<br />

(1454 luglio 1, Milano).<br />

Respondendo a quello n’hai scripto, prima, circa’l levare et passare de quelle nostre<br />

zente, piacene che ne siano passate una parte; et domani cre<strong>di</strong>amo ne passarano delle<br />

altre. Questi nostri conducteri, che se retrovano qui, veneranno ancora loro de là a<br />

levare li suoi de presente, siché a questa nostra parte non ce accade altra resposta. Ala<br />

parte della vociferazione facta in quelle parte che nuy dasemo Giara d’Adda ala<br />

illustrissima signoria de Venetia, et cetera, ve <strong>di</strong>cemo che nuy ce maravigliamo de facti<br />

tuoy et de qualunque crede questo, perché nuy havemo bona, sincera et intrinsica<br />

benivolentia et amicitia con la prefata signoria et siamo certi che non solamente ne<br />

richiederà una minima terra delle nostre, ma piutosto ne daria delle sue, et non sapemo<br />

donde proceda questa tale vociferazione. Però volimo certifichi ogni homo de questa<br />

cosa et gli daghi a vedere che questa vociferazione é falsa; et aciò siano certi de<br />

questo, monstragli questa nostra littera. Ale altre parte delle toe littere non ce accade<br />

altra resposta. Data ut supra.<br />

Irius.<br />

Iohannes.<br />

<strong>16</strong>56<br />

Francesco Sforza comanda a Raboto de Landech a Maledo <strong>di</strong> portarsi dalla sua squadra che<br />

vuole cavalchi con le altre nell’Alessandrino.<br />

Si é scritto in simile forma a Bartolomeo de Mandello in Ripalta.<br />

442r Rabotho de Landech in Maledo.<br />

1454 luglio 2, Milano.<br />

Perché havemo or<strong>di</strong>nato et mandato ad fare levare la toa squadra, la quale volimo che<br />

cavalcha in Alexandrina cum alcun’altre, volemo et comman<strong>di</strong>amote che, receptis

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