Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche
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104 <strong>Frammentazione</strong> <strong>ambientale</strong><br />
nacity), specialmente se i frammenti ecologicamente idonei sono molto isolati. Ciò<br />
espone in questo caso le specie ad un aumento del rischio di estinzione locale a<br />
causa della riduzione della dimensione effettiva della popolazione, del conseguente<br />
aumento del tasso di inbreeding e della erosione della variabilità genetica (Wiens,<br />
1976). Rispetto a quest’ultimo caso esistono tuttavia alcune eccezioni. Gibbs<br />
(1998) ha infatti osservato come, in alcune specie di anfibi, e in presenza di infrastrutture<br />
artificiali, sono paradossalmente le specie a maggior capacità dispersiva,<br />
oltre che specializzate e presenti con basse densità, ad essere le meno tolleranti alla<br />
frammentazione, proprio perché possono subire una mortalità elevata durante la<br />
dispersione (ad esempio a causa del traffico veicolare). Le specie che si estinguono<br />
per prime nei frammenti residui (si veda il processo di species relaxation in par.<br />
1.6) sono, in ogni caso, quelle più strettamente legate alle condizioni pre-frammentazione<br />
come, ad esempio, le specie che richiedono grandi aree per compiere le loro<br />
funzioni vitali o che presentano una elevata specializzazione (Saunders et al.,<br />
1991). Queste specie raramente vengono rilevate in contesti territoriali che mostrano<br />
un grado medio-elevato di antropizzazione.<br />
Numerosi studi vengono pubblicati sull’argomento su riviste scientifiche quali<br />
Conservation Biology, Biological Conservation, Ecography, Biodiversity and Conservation,<br />
Journal of Applied Ecology, American Naturalist e tante altre che contengono<br />
con una certa frequenza lavori relativi a tale ambito disciplinare.<br />
Fra i vertebrati la capacità a persistere in frammenti di habitat idoneo o a disperdersi<br />
e colonizzare, sembra legata, almeno in parte, alle generali caratteristiche <strong>ecologiche</strong><br />
del gruppo sistematico di appartenenza. Seppur in via estremamente generale,<br />
Cody (1986) ha indicato come i rettili tendano a persistere in ambienti frammentati<br />
ed isolati, differentemente da gran parte delle specie di uccelli e mammiferi. Inoltre,<br />
benché con numerose eccezioni, la maggior parte degli uccelli sono buoni colonizzatori<br />
(per le proprie caratteristiche intrinseche: anatomo-funzionali ed eco-etologiche)<br />
contrariamente a gran parte dei rettili. Conseguentemente, questo Autore ipotizza come<br />
la frammentazione degli ambienti naturali possa influenzare marcatamente (ad<br />
esempio sul piano genetico e demografico) alcune specie di mammiferi (che non persistono<br />
ed hanno difficoltà a ricolonizzare) e, in misura minore, gran parte delle specie<br />
di uccelli e di rettili (i primi possono non persistere ma ricolonizzare facilmente,<br />
mentre può accadere il contrario per gli altri). Si tratta, tuttavia, di una generalizzazione<br />
estrema ed esistono marcate differenze in seno ai diversi gruppi.<br />
Di seguito, a puro scopo indicativo, si accenna ad alcune delle conoscenze acquisite<br />
sugli effetti della frammentazione a livello di singole specie e gruppi, limitatamente<br />
alla fauna di vertebrati terrestri. Riguardo agli effetti della frammentazione sull’ittiofauna<br />
e sugli invertebrati si rimanda alla letteratura specifica. Alcuni esempi, ri-