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Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

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Reti <strong>ecologiche</strong> 187<br />

cesso di dispersione in funzione delle caratteristiche intrinseche ed estrinseche di<br />

determinate specie e paesaggi, si assume che le direzioni di spostamento degli individui<br />

siano casuali e che essi una volta incontrato un habitat favorevole, vi si insedino.<br />

Questa assunzione di casualità del processo di dispersione è, in realtà, una<br />

semplificazione. Tale processo può essere infatti considerato, in molti casi reali,<br />

altamente deterministico più che casuale. Per esempio, in una metapopolazione<br />

spazialmente strutturata in un mosaico di paesaggio, ove sono presenti frammenti<br />

di habitat sia occupati sia non occupati da una determinata specie, la colonizzazione<br />

dei frammenti non occupati da parte di individui in dispersione può avvenire<br />

solo se questi, oltre che idonei ecologicamente, vengono intercettati lungo il percorso.<br />

Tutto ciò, valido in linea generale per le specie a dispersione attiva, può essere<br />

la conseguenza di una scelta non casuale. Ad esempio, gli individui di alcune<br />

specie possono con maggiore probabilità dirigersi e colonizzare frammenti di habitat<br />

se ne conoscono l’esistenza (come nel caso della navigazione “a vista” degli<br />

uccelli). La direzione di dispersione può essere, così, la conseguenza di una acquisizione<br />

di informazioni provenienti da frammenti già occupati o visitati in precedenza<br />

e gli individui possono dirigersi verso questi ultimi piuttosto che verso altre<br />

aree idonee (Smith, 1989).<br />

Più complesso, infine, è il caso relativo ad organismi sociali per i quali devono<br />

verificarsi una serie di condizioni complesse non solo collegate all’idoneità di habitat<br />

del frammento. In tal caso gli individui possono non insediarsi in alcuni frammenti<br />

che, benché idonei, non risultino occupati da individui conspecifici. In quest’ultimo<br />

caso i siti non occupati saranno, quindi, colonizzati con successo in misura<br />

inferiore e meno frequentemente rispetto ad una ipotesi di casualità del processo<br />

di dispersione (Smith, 1989).<br />

Melbourne et al. (2004) hanno riportato come, in realtà, molti modelli focalizzino<br />

l’attenzione sul processo di dispersione e trascurino, invece, alcuni effetti, di tipo<br />

deterministico, che possono risultare determinanti per la vitalità delle (meta)popolazioni.<br />

Tra questi, l’effetto margine e, in generale, i cambiamenti fisici e strutturali<br />

che avvengono nei frammenti e a scala di paesaggio in seguito alla frammentazione.<br />

Tali effetti possono anch’essi influenzare i pattern distributivi delle specie e<br />

dovrebbero essere considerati nei modelli.<br />

Esistono, quindi, differenze tra i risultati dei modelli ed il “mondo reale”, che<br />

suggeriscono una certa cautela riguardo ad una loro applicazione acritica: gli individui,<br />

infatti, possono non muoversi in maniera casuale nello spazio e le scelte direzionali<br />

possono essere influenzate da conoscenze a priori del paesaggio, dall’attrazione<br />

con individui conspecifici e da altre variabili eco-comportamentali, nonché<br />

strutturali a scala di paesaggio, difficilmente modellizzabili. Brooker et al. (1999),

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