Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche
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<strong>Frammentazione</strong> <strong>ambientale</strong> 33<br />
1.2 La teoria della biogeografia insulare e la sua applicazione alla terraferma<br />
In seguito alla frammentazione, frammenti residui di ambiente naturale subiscono<br />
un isolamento, oltre che una riduzione in superficie, che li rende confrontabili,<br />
per condizioni <strong>ecologiche</strong> e spaziali, alle isole geografiche in senso stretto. Ciò ha<br />
suggerito ad ecologi e biogeografi l’applicazione della teoria della biogeografia insulare<br />
di MacArthur e Wilson (1967) a contesti terrestri (cfr. Diamond, 1975). Esistono,<br />
in effetti, interessanti analogie tra le isole geografiche e le isole <strong>ecologiche</strong> 1 .<br />
L’effetto dell’area sulla Ricchezza specifica, ben noto sulle isole propriamente<br />
dette, è stato osservato in frammenti residui di ambiente naturale e seminaturale<br />
terrestre a tutte le latitudini e numerosi esempi sono riportati nei testi classici di<br />
ecologia e biogeografia (es., Odum, 1988; Begon et al., 1989; Spellerberg e Sawyer,<br />
1999; per le aree tropicali, ove questo effetto risulta più marcato, si veda Stratford<br />
e Stouffer, 1999). 2<br />
Anche l’isolamento dei frammenti residui, così come la riduzione della loro superficie,<br />
può provocare effetti di diverso tipo e intensità su popolazioni e comunità.<br />
La matrice trasformata di origine antropica, che si sostituisce agli ambienti naturali<br />
preesistenti e che si interpone fra i frammenti residui, o la presenza di infrastrutture<br />
artificiali poco o nulla superabili da determinate specie, possono infatti intervenire<br />
in modo determinante sui movimenti degli individui tra i frammenti, analogamente<br />
al ruolo di barriera alla dispersione svolto del mare per le isole geografiche (Davies<br />
et al., 2001).<br />
1 Per “isole geografiche” si intendono le isole propriamente dette, distinguibili in oceaniche e continentali.<br />
Queste ultime isole sono collocate sulla piattaforma continentale e possono essere periodicamente collegate<br />
alla terraferma in seguito ad eventi di tipo climatico e geologico (Margules e Usher, 1981; esse vengono anche<br />
definite, nella letteratura straniera, land bridge islands; vedi, ad esempio, quanto riportato da La Greca,<br />
1984, sui cosiddetti “ponti” pliocenici e pleistocenici nel Mediterraneo determinanti per la dispersione delle<br />
specie animali e vegetali). Con il termine “isole <strong>ecologiche</strong>” ci si riferisce, invece, a settori isolati sulla terraferma<br />
per cause naturali spesso, ma non sempre, legate a cambiamenti climatici e geologici su ampie scale<br />
temporali (es. laghi, cavità, cime montuose) o per cause antropogeniche recenti (es. frammenti inseriti in<br />
una matrice antropizzata differente che può agire funzionalmente come una barriera alle dinamiche di determinate<br />
specie sensibili ed ai flussi di materia ed energia).<br />
Alcuni Autori (es., Virgós et al., 2002) parlano di “arcipelaghi” ecolocici analogamente a quelli definiti in senso<br />
stretto, riferendosi a gruppi di frammenti di habitat limitrofi presenti in una determinata area geografica.<br />
Il processo che porta alla formazione di ‘isole’ di habitat in seguito alla frammentazione è stato definito “insularizzazione”<br />
(Wilcox cit. in Scoccianti, 2001) e Janzen (1986) ha parlato di “island of natural habitat in<br />
a sea of human development” riferendosi alle aree naturali che progressivamente vengono insularizzate dallo<br />
sviluppo antropico.<br />
2 La relazione specie/area è esprimibile secondo diverse forme: non trasformata (S = cA z ; dove S è il numero<br />
di specie, A l’area, c e z costanti), trasformata in forma logaritmica (log S = log c + z log A), trasformata<br />
in forma semi-logaritmica (S = d + b log A; b e d costanti; cfr. Margules e Usher, 1981: 94).