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Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

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200 Reti <strong>ecologiche</strong><br />

La stratificazione dei dati territoriali e ecologico-funzionali con quelli relativi al<br />

sistema antropico potrà permettere, infatti, l’individuazione dei punti di conflitto<br />

utili a delineare eventuali scelte successive di tipo tecnico-progettuale, mirate alla<br />

mitigazione degli impatti delle barriere antropiche su alcune componenti della diversità<br />

biologica (deframmentazione, interventi di ripristino <strong>ambientale</strong>; Yanes et<br />

al., 1995; Jackson, 1996; Franco, 2000; MacMahon e Holl, 2001; Malcevschi, in<br />

verbis). L’efficacia di tali interventi potrà essere successivamente valutata attraverso<br />

monitoraggi periodici, nonché adeguatamente comunicata all’opinione pubblica<br />

(si veda Bennett, 1999).<br />

Gli interventi di deframmentazione e recupero <strong>ambientale</strong> sono stati indicati come<br />

necessari e, in alcuni casi, risolutivi, per aumentare significativamente le prospettive<br />

di sopravvivenza di alcune specie minacciate e di intere comunità. I sottoo<br />

sovrappassi stradali, i punti di risalita per l’ittiofauna e altri interventi di deframmentazione<br />

localizzati possono infatti essere considerati aree connettive localizzate<br />

e di piccola dimensione (short-distance connectors; Dobson et al., 1999). Riguardo<br />

a questo argomento, più strettamente inerente la progettazione <strong>ambientale</strong>, e che,<br />

quindi, esula dagli scopi specifici di questo lavoro, esistono numerose pubblicazioni<br />

tecniche che abbracciano differenti aspetti (recupero <strong>ambientale</strong>, ingegneria naturalistica,<br />

deframmentazione, ecc.) ed alle quali si rimanda (per esempio, Malcevschi<br />

et al., 1996; Dinetti, 2000; Franco, 2000; Groppali, 2003; molti lavori sull’argomento<br />

vengono pubblicati su riviste tecniche specifiche come Acer, Attenzione<br />

WWF, Il Divulgatore agricolo, Estimo e Territorio, ecc.). 3<br />

3 Fra i tanti esempi possibili di interventi di questo tipo, è di un certo interesse l’approfondita analisi di<br />

Scoccianti (2001: 90 e segg.) sugli aspetti legati alla conservazione dell’erpetofauna. Questo Autore sottolinea<br />

l’utilità di individuare i punti focali di attraversamento lungo le infrastrutture viarie, utilizzati da quelle<br />

specie di anfibi che compiono movimenti migratori tra habitat differenti durante il periodo riproduttivo consentendo,<br />

così, l’adozione di interventi specifici. In tali punti il traffico stradale, anche se moderato, può, infatti,<br />

provocare, nei periodi dell’anno interessati da questi movimenti, una mortalità elevatissima (fino al<br />

20-30 % degli individui in migrazione).<br />

Un altro esempio è fornito da un documento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (s.d.) che indica<br />

alcune misure di mitigazione degli impatti indotti da infrastrutture lineari, prevedendo miglioramenti ambientali<br />

e deframmentazione per le strade esistenti e l’inserimento preventivo di misure di mitigazione e di<br />

compensazione <strong>ambientale</strong> per le strade in progetto.<br />

Tale documento prevede il seguente iter da seguire:<br />

- identificazione dei corridoi faunistici e delle aree protette (indagine cartografica);<br />

- analisi della permeabilità della strada e localizzazione dei tratti a rischio (da studi di mortalità stradale della<br />

fauna selvatica);<br />

- progettazione e realizzazione delle misure di mitigazione;<br />

- gestione e monitoraggio.<br />

Lo stesso opuscolo fornisce anche un quadro delle azioni a livello internazionale relative a questo settore disciplinare<br />

(ad esempio, rete europea Iene).

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