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Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

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168 Reti <strong>ecologiche</strong><br />

Nella recente Strategia Paneuropea sulla Diversità Biologica e Paesistica<br />

(1996) è stata prevista la costituzione di una Rete Ecologica Paneuropea (PEEN;<br />

al punto 1 dell’Action Plan 2000-2006), coadiuvata da politiche nazionali e locali,<br />

allo scopo di conservare la diversità dell’intera gamma di paesaggi, ecosistemi,<br />

habitat e specie di importanza europea. Per raggiungere questi obiettivi è<br />

stato indicato come sia necessario il mantenimento in buono stato di conservazione<br />

delle specie sensibili, favorendone la dispersione e la migrazione oltre che<br />

il recupero degli ecosistemi chiave e mitigando l’effetto dei disturbi di origine<br />

antropica.<br />

In Europa, fin dagli anni ’70 sono state delineate ipotesi di <strong>reti</strong> <strong>ecologiche</strong> in Lituania<br />

ed Estonia e negli anni ’80 analoghe iniziative hanno interessato la Cecoslovacchia,<br />

la Danimarca e l’Olanda.<br />

In Italia il termine “rete” applicato alle problematiche <strong>ecologiche</strong> e di conservazione<br />

è stato introdotto già dai primi anni ’80 (Bullini et al., 1980; Contoli, 1981;<br />

vedi anche Parisi, 1972). Dagli anni ’90 in poi il concetto, a livello di pianificazione<br />

e politiche territoriali, si è affermato definitivamente nel nostro paese (Contoli,<br />

1990; Malcevschi et al. 1996; Romano, 1996; 1999; 2000; Pungetti, 1998; Gambino<br />

e Romano, 2003) ed interessanti esempi di studio della frammentazione a scala<br />

nazionale, finalizzati alla pianificazione di <strong>reti</strong> <strong>ecologiche</strong>, sono oggi disponibili (si<br />

veda, ad esempio, Romano, 1997) 2 .<br />

A tutt’oggi la Rete Ecologica Nazionale (REN), assieme alle azioni sui Sistemi<br />

2 Si vedano anche, per esempi a scale differenti e con differenti approcci, i casi studio inseriti nel progetto<br />

ANPA “Monitoraggio delle <strong>reti</strong> <strong>ecologiche</strong>” (coord. M. Guccione; website: APAT, 2003; www.eco<strong>reti</strong>.it) e<br />

gli Atti dei relativi Workshop, il progetto PLANECO (sito web: www.dau.ing.univaq.it/planeco; Aa. Vv.,<br />

2003), il rapporto del Ministero dell’Ambiente (1999); i Convegni del Centro Studi V. Giacomini (2001) e<br />

della Federparchi (website: www.parks.it), gli inserti dedicati dalle riviste Parchi (n. 29/2000; Ielardi, 2000),<br />

Attenzione WWF (n. 16/1999; Paolella, 1999), Acer (Rubrica “Reti <strong>ecologiche</strong>”), Genio Rurale-Estimo e<br />

Territorio (diversi numeri).<br />

In particolare si vogliono qui citare alcune pubblicazioni promosse dall’Università degli studi de L’Aquila<br />

(Dipartimento di Architettura e Urbanistica; si vedano Romano e Tamburini, 2002; Romano e Tamburini,<br />

2003) e dall’Università degli studi di Camerino (Filpa, 2000) inerenti contributi per la rete ecologica regionale<br />

e del settore appenninico (si veda anche il sopra citato Progetto PLANECO). La Regione Emilia Romagna<br />

e le Province di Bologna e Modena, in collaborazione con la Regione Abruzzo e la provincia di Gelderland<br />

(Paesi Bassi) hanno, inoltre, attuato un Progetto Life Econet, coordinato dalla Contea di Cheshire<br />

(Regno Unito) mirato alla realizzazione di <strong>reti</strong> <strong>ecologiche</strong> nelle aree di pianura (per una sintesi, si veda<br />

Alessandrini et al., 2003). Benché non affrontato compiutamente in questa sede l’apporto degli studi floristici<br />

e vegetazionali in questo settore è determinante e ancora ingiustamente sottostimato. Alcuni esempi e<br />

indicazioni di carattere interdisciplinare sono reperibili in Guidi (1999), Guidi (2000), Guidi et al. (2001).<br />

Si veda anche Blasi (2002).

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