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Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

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118 <strong>Frammentazione</strong> <strong>ambientale</strong><br />

delle differenti tipologie ecosistemiche cui esse appartengono (Reed et al., 1996).<br />

Si è in parte accennato alla sensibilità di alcune specie legate agli ambienti forestali.<br />

Oltre a questi, si dispone anche di dati riguardo agli effetti della frammentazione<br />

sull’avifauna legata ad altre tipologie ambientali.<br />

Per quel che riguarda gli ambienti “aperti”, la riduzione delle dimensioni dei<br />

frammenti di prateria e delle aree steppiche arbustive semiaride negli Stati Uniti<br />

sembra influenzare in modo marcato la presenza e la vitalità di alcune specie ornitiche<br />

legate a questi habitat, determinandone il declino locale (Farina, 2001). Sembra,<br />

inoltre, che le popolazioni di specie sensibili legate a questi ambienti mostrino una<br />

difficoltà a ristabilire le dimensioni iniziali che esse avevano precedentemente all’inizio<br />

della frammentazione (Knick e Rotenberry, 1995). Anche Winter e Faaborg<br />

(1999) hanno analizzato la sensibilità di alcune specie nidificanti in ambienti aperti.<br />

Riguardo alle aree umide Báldi e Kisbenedeck (1998) hanno evidenziato la sensibilità<br />

ad alcuni fattori dimensionali dei canneti a Phragmites australis da parte di<br />

alcune specie di uccelli in ecosistemi lacustri; mentre Báldi e Kisbenedeck (1999),<br />

hanno sottolineato la sensibilità all’effetto margine di alcuni passeriformi di canneto.<br />

In Italia, Celada e Bogliani (1993) hanno affrontato l’argomento nella pianura<br />

padana. A livello di singole specie, e a titolo di esempio, Puglisi et al. (2003) hanno<br />

sottolineato la sensibilità al fattore area del Tarabuso (Botaurus stellaris).<br />

Infine, anche specie legate ad ambienti moderatamente antropizzati e a mosaico<br />

possono non tollerare livelli elevati di frammentazione del proprio habitat come è<br />

stato osservato nel Barbagianni (Tyto alba) (Guerrieri e Castaldi, 2003).<br />

Haila (1985) ha indicato due gruppi, caratterizzati ecologicamente, verso i quali<br />

è possibile indirizzare gli sforzi di conservazione: gli specialisti di habitat con buone<br />

capacità dispersive e gli specialisti sedentari. Nel primo caso vengono incluse specie<br />

(es. migratori acquatici, specie del genere Acrocephalus; Fig. 30) adattate a riprodursi<br />

in habitat frammentati (patchy) anche in condizioni naturali: queste possono<br />

mostrarsi sensibili alla superficie di habitat idoneo a scala di paesaggio più che a<br />

quella dei singoli frammenti: aree umide anche di modesta dimensione possono, in<br />

questo caso, svolgere un importante ruolo ecologico per queste specie (Fig. 31). Nel<br />

secondo caso le specie possono tollerare meno la frammentazione mostrando una<br />

sensibilità ai parametri dimensionali, spaziali e qualitativi dei singoli frammenti di<br />

habitat. In tal caso sarebbe più opportuno focalizzare l’attenzione sulle loro specifi-<br />

1 Le specie così individuate sono state: Lanario (Falco biarmicus), Grillaio (Falco naumanni), Gallina prataiola<br />

(Tetrax tetrax), Calandra (Melanocorypha calandra).<br />

2 Le corporazioni (guild) comprendono gruppi di specie che hanno ruoli e dimensioni di nicchia comparabili<br />

all’interno della stessa comunità (Odum, 1988: 351 e segg.).

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