Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche
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<strong>Frammentazione</strong> <strong>ambientale</strong> 109<br />
che di isolamento che riguardano le popolazioni relitte di Marasso (Vipera berus),<br />
di Lucertola vivipara (Zootoca vivipara) e di Testuggine d’acqua europea (Emys<br />
orbicularis) nella pianura padana.<br />
Semenzato et al. (1998), per la pianura veneta, fanno notare come l’alterazione<br />
chimico-fisica dei corpi idrici, la semplificazione del paesaggio agrario, la competizione<br />
con l’alloctona Testuggine dalle guance rosse (Trachemys scripta) e la presenza<br />
di barriere infrastrutturali e diffuse (urbane e industriali) stiano pregiudicando<br />
la continuità distributiva a scala regionale della Testuggine d’acqua europea<br />
(Emys orbicularis). I canali artificiali di bonifica, ove viene rilevata la specie, potrebbero,<br />
ad una prima analisi, apparentemente essere considerati habitat alternativi<br />
(oltre che essere utilizzati come corridoi di dispersione): in realtà, sembra che essi<br />
rappresentino, al contrario, habitat poco idonei (sink) che non garantiscono a lungo<br />
la sopravvivenza delle popolazioni di questa specie nell’area.<br />
Biondi et al. (2003) hanno osservato una incompatibilità medio-alta alla frammentazione<br />
urbana e infrastrutturale nel Ramarro occidentale (Lacerta bilineata) e<br />
bassa nelle lucertole (genere Podarcis). In ambienti urbanizzati italiani, Zapparoli<br />
(2002b) sottolinea la condizione relittuale del Ramarro occidentale (Lacerta bilineata),<br />
del Saettone (Elaphe longissima) e della Vipera comune (Vipera aspis) a<br />
causa della trasformazione e frammentazione dei relativi habitat.<br />
Uccelli<br />
E’ attualmente disponibile un’ampia letteratura sull’avifauna sensibile al processo<br />
di frammentazione, benché gran parte degli studi siano ancora limitati agli habitat<br />
forestali (tra i primi, Moore e Hooper, 1975; Forman et al., 1976, e successivamente,<br />
Middleton e Merriam, 1983; Haila e Hanski, 1984; Opdam et al., 1985; Blake<br />
e Karr, 1987; Bolger et al., 1991; Mc Collin, 1993; Andrén, 1994; Simberloff,<br />
1994; Bellamy et al., 1995; Bellamy et al., 1996a; Norton et al., 2000; per l’Italia,<br />
cfr. Celada e Bogliani, 1993; Bogliani, 1995; Massa et al., 1998; Papi e Capizzi,<br />
1998; Pompilio, 1998; Battisti, 2001).<br />
Questi lavori hanno cercato di valutare la sensibilità delle singole specie sia alla<br />
frammentazione in senso lato che rispetto alle singole componenti del processo. E’<br />
stato, ad esempio, osservato come alcune specie di uccelli mostrino una sensibilità<br />
alla superficie del frammento e, a tal proposito, esse sono state definite area-sensitive<br />
(“specie che si rinvengono più frequentemente o aumentano di densità con<br />
l’aumentare dell’area del frammento”; Villard, 1998; Boulinier et al., 1998; si vedano,<br />
ad esempio, molte fra le specie appartenenti ai generi Picoides, Dryocopus,